Card. Sepe: san Gennaro custodisca Napoli

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Niente processione per la memoria della traslazione della reliquia di san Gennaro, che però sabato 2 maggio ha ripetuto il miracolo dello scioglimento del sangue, come ha annunciato l’arcivescovo di Napoli, card. Crescenzio Sepe in streaming dal duomo: “Cari amici vi do il grande annuncio: anche in questo tempo di coronavirus il Signore tramite l’intercessione di San Gennaro ha sciolto il sangue!”

Quest’anno non si è tenuta la tradizionale processione dal Duomo alla basilica di santa Chiara in ricordo della traslazione delle Reliquie dell’Agro Marciano alle Catacombe di san Gennaro. Secondo la tradizione, nel pomeriggio del sabato che precede la prima domenica di maggio, si è sempre tenuta la processione dal Duomo alla chiesa di Santa Chiara, con la teca contenente il sangue e con il busto del Santo Patrono di Napoli e della Campania, unitamente alle statue di alcuni Santi compatroni.

La processione di maggio è detta anche ‘degli infrascati’, per la consuetudine del clero presente di proteggersi dal sole coprendosi il capo con corone di fiori. Ne è memoria la corona in argento che sovrasta il baldacchino che, in pubblico, custodisce la teca con il sangue del Santo e che porta al centro un enorme smeraldo, di provenienza centroamericana, dono della città di Napoli.

Nell’omelia il card. Sepe ha sottolineato che anche in questa situazione ha percepito la vicinanza dei fedeli: “Pur in questo stato di quasi solitudine, mi sento circondato dalla raccolta partecipazione di voi che seguite da lontano, dei tanti devoti che in tale ricorrenza abitualmente affollano la cattedrale e di tutti quelli che, sparsi nel mondo, ci seguono con costanza e attenzione. In questo clima di sconcerto generale avverto la silenziosa angoscia della nostra gente, l’inconsolabile dolore di chi ha perduto i propri cari, la preoccupazione di tante famiglie per un domani che appare ancora molto incerto”.

Ed ha ricordato le’grazie’ che il patrono ha concesso alla città:”Eppure noi, grazie a san Gennaro, possediamo una marcia in più, una riserva di fiducia immensa e rassicurante e quando sono a rischio le sorti stesse della Città, il bene comune, allora interviene direttamente san Gennaro, che, come in passat,– placa il Vesuvio, libera dai contagi, prende per mano il destino di tutti e l’avvia con mano decisa verso un approdo di salvezza”.

L’arcivescovo di Napoli ha sottolineato che il santo è “l’anima vera di Napoli che trova sempre la forza di sperare, di lottare, di vincere… Oggi, nella drammatica situazione del nostro Paese, Napoli, come il suo Patrono, sta dando ancora una volta il meglio di se stessa. Si vanno moltiplicando le iniziative di sostegno per chi è in difficoltà, si assicura a tantissimi un cesto di viveri, un piatto caldo, un sorriso di incoraggiamento”.

Quindi ha ricordato che in questa situazione i volontari sono il nucleo vitale della città: “C’è una folla di volontari (veri ‘santi della porta accanto’) che ogni giorno moltiplicano le loro iniziative e coinvolgono un numero crescente di persone disponibili, in modo che nessuno resti digiuno. E commuove anche l’immagine di un cesto calato da un anonimo balcone con l’indicazione: chi può metta, chi non può prenda”.

Ha quindi rivolto un pensiero al personale sanitario: “A tutti costoro e soprattutto al personale sanitario che si sta prodigando nella cura dei contagiati con grande umanità ed estrema abnegazione fino al sacrificio della propria vita, vanno gratitudine, vicinanza e sostegno”.

Perciò l’arcivescovo è preoccupato che in questo tempo di pandemia la camorra possa ‘contagiare’ la città: “Ma c’è un altro fronte che mi preoccupa come pastore. Penso ai quartieri più a rischio della nostra Città, là dove il bisogno può creare occasioni per la camorra di inserirsi e di esercitare il suo nefasto potere. C’è chi è bravo a far fortuna in tempi di epidemia.

In attesa che le serrande dei negozi si riaprano, che i settori trainanti dell’economia riprendano a funzionare, c’è chi guadagna tempo e affina le sue capacità di contagiare (peggio di un virus) la compagine civile della nostra comunità cittadina.  Perché la quarantena ha fermato tutto, ma non la camorra”.

Quindi ha ‘lanciato’un appello alla città per ‘resistere’: “Per questi motivi desidero rivolgermi ai responsabili delle istituzioni per un caloroso, pressante appello. Muoviamoci! Intervenite subito, perché la malavita è più rapida della nostra burocrazia! La camorra non aspetta! Bisogna fare più in fretta di loro. L’invito pressante è per tutti: liberiamoci dal virus, ma sta a noi napoletani liberarci  anche dal virus della camorra!”

Concludendo l’omelia ha chiesto alla città di ‘conquistare’ la speranza e di non derogare all’impegno come devoti di un santo che ha dedicato la vita alla solidarietà.: “Come fedeli chiediamo a san Gennaro che non ci lasci soli in questo momento difficile e confidiamo come sempre nella sua prodigiosa protezione. Ma dobbiamo agire con responsabile accortezza per il bene comune, per chi è più debole, per chi è più esposto al contagio dell’epidemia e della malavita.

Dobbiamo conquistare e affermare il diritto alla speranza. Il Signore ci è vicino, sempre. Grazie a lui ci è dato ‘sperare contro ogni speranza’. Una speranza che deve diventare però una categoria politica per ricostruire in sicurezza la nostra convivenza sociale con l’operosità fattiva e responsabile di tutti noi”.

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