Papa: il lavoro dignitoso rende l’uomo simile a Dio

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Nella festa di San Giuseppe Lavoratore e Giornata dei Lavoratori, papa Francesco ha sottolineato con forza la necessità del lavoro dignitoso per ogni persona: “ogni ingiustizia che si fa su una persona che lavora è calpestare la dignità umana, anche la dignità di chi fa la ingiustizia. Si abbassa il livello, si finisce in quella tensione tra dittatore e schiavo”.

Ed ha dedicato dedica la messa quotidiana a tutti i lavoratori, “perché a nessuna persona manchi il lavoro, perché tutti siano giustamente pagati, perché possano godere della dignità del lavoro e della bellezza del riposo”.

Le letture sono quelle della festa facoltativa di San Giuseppe, di cui quest’anno si celebrano i 150 anni dalla proclamazione a patrono della Chiesa; nell’omelia il papa ha incentrato la riflessione sulla prima lettura, tratta dal libro del Genesi, in cui si racconta di Dio creatore: “Creò il mondo, creò l’uomo e diede una missione, all’uomo: gestire, lavorare, portar avanti il creato.

E la parola lavoro è quella che usa la Bibbia per descrivere questa attività di Dio: ‘Portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro’, e consegna questa attività all’uomo: ‘Tu devi fare questo, custodire quello, quell’altro, tu devi lavorare per creare con me, è come se dicesse così, questo mondo, perché vada avanti’. A tal punto che il lavoro non è che la continuazione del lavoro di Dio: il lavoro umano è la vocazione dell’uomo ricevuta da Dio alla fine della creazione dell’universo”.

Per il papa il lavoro rende l’uomo simile a Dio: “E il lavoro è quello che rende l’uomo simile a Dio, perché con il lavoro l’uomo è creatore, è capace di creare, di creare tante cose, anche creare una famiglia per andare avanti. L’uomo è un creatore e crea con il lavoro. Questa è la vocazione. E dice la Bibbia che ‘Dio vide quanto aveva fatto ed ecco, era cosa molto buona’.

Cioè, il lavoro ha dentro di sé una bontà e crea l’armonia delle cose (bellezza, bontà) e coinvolge l’uomo in tutto: nel suo pensiero, nel suo agire, tutto. L’uomo è coinvolto nel lavorare. E’ la prima vocazione dell’uomo: lavorare. E questo dà dignità all’uomo. La dignità che lo fa assomigliare a Dio. La dignità del lavoro”.

Quindi ha sottolineato la necessità di un lavoro giusto e che non rende schiavi: “Ma anche oggi ci sono tanti schiavi, tanti uomini e donne che non sono liberi di lavorare: sono costretti a lavorare, per sopravvivere, niente di più. Sono schiavi: i lavori forzati … ci sono lavori forzati, ingiusti, malpagati e che portano l’uomo a vivere con la dignità calpestata. Sono tanti, tanti nel mondo. Tanti”.

Ed ha evidenziato le gravi ingiustizie nei confronti dei lavoratori: “Nei giornali alcuni mesi fa abbiamo letto, in quel Paese dell’Asia, come un signore aveva ucciso a bastonate un suo dipendente che guadagnava meno di mezzo dollaro al giorno, perché aveva fatto male una cosa. La schiavitù di oggi è la nostra ‘in-dignità’, perché toglie la dignità all’uomo, alla donna, a tutti noi…

Qui, da noi. Pensa ai lavoratori, ai giornalieri, che tu fai lavorare per una retribuzione minima e non otto, ma dodici, quattordici ore al giorno: questo succede oggi, qui. In tutto il mondo, ma anche qui. Pensa alla domestica che non ha retribuzione giusta, che non ha assistenza sociale di sicurezza, che non ha capacità di pensione: questo non succede in Asia soltanto. Qui”.

L’ingiustizia nel lavoro calpesta la dignità umana: “Ogni ingiustizia che si compie su una persona che lavora, è calpestare la dignità umana, anche la dignità di quello che fa l’ingiustizia: si abbassa il livello e si finisce in quella tensione di dittatore-schiavo. Invece, la vocazione che ci dà Dio è tanto bella: creare, ri-creare, lavorare. Ma questo si può fare quando le condizioni sono giuste e si rispetta la dignità della persona”.

Ma ha sottolineato anche che ci sono imprenditori, che rispettano la dignità del lavoratore: “Oggi ci uniamo a tanti uomini e donne, credenti e non credenti, che commemorano la Giornata del Lavoratore, la Giornata del Lavoro, per coloro che lottano per avere una giustizia nel lavoro, per coloro, bravi imprenditori, che portano avanti il lavoro con giustizia, anche se loro ci perdono… Questa coscienza di tanti imprenditori buoni, che custodiscono i lavoratori come se fossero figli”.

Concludendo l’omelia ha pregato san Giuseppe per un lavoro dignitoso: E chiediamo a San Giuseppe (con questa icona tanto bella con gli strumenti di lavoro in mano) che ci aiuti a lottare per la dignità del lavoro, perché ci sia il lavoro per tutti e che sia lavoro degno. Non lavoro di schiavo. Questa sia oggi la preghiera”.

Una particolarità della statua di san Giuseppe lavoratore, presso la quale il papa ha pregato: nel 1956 la medesima effigie, benedetta il primo maggio dall’allora arcivescovo di Milano, card. Giovanni Battista Montini, il 2 maggio partiva in elicottero per Roma per essere benedetta anche da papa Pio XII all’udienza concessa quello stesso giorno alle Acli.

Udienza che cadeva a 12 mesi di distanza dalla messa in cui papa Pacelli aveva dedicato liturgicamente allo Sposo di Maria e padre putativo di Gesù la festa che i lavoratori celebrano in tutto il mondo.

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