Indagine della Magistratura vaticana sugli investimenti finanziari e nel settore immobiliare della Segreteria di Stato

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Ieri sera 30 aprile 2020, la Sala Stampa della Santa Sede ha diffuso la seguente “Comunicazione ai giornalisti”:

“Rispondendo ad alcune domande dei giornalisti, il Direttore della Sala Stampa, Matteo Bruni, ha confermato che sono stati disposti provvedimenti individuali per alcuni dipendenti della Santa Sede, alla scadenza di quelli adottati all’inizio dell’indagine sugli investimenti finanziari e nel settore immobiliare della Segreteria di Stato”.

Un testo senza senso, diffuso alle ore 21 di sera poi, ancora peggio. Infatti, l’unico che ha riprese la “Comunicazione ai giornalisti” è stato Adnkronos, senza commento. Quindi, non se ne comprende neanche l’urgenza. La cosa semplice corretta sarebbe stata dare con trasparenza comunicazione del testo del provvedimento. Invece, in questo modo si aumenta soltanto l’opacità (per usare una definizione del Segretario di Stato Cardinale Pietro Parolin) non solo sull’indagine ma “sugli investimenti finanziari e nel settore immobiliare della Segreteria di Stato” stessi.

Per provare a trovare qualche significato per nostri lettori, dobbiamo andare indietro nel tempo, cioè quando fu diffuso il primo Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede in riferimento all’indagine della Magistratura vaticana a cui riferisce questa “Comunicazione ai giornalisti”.

Nel Comunicato del 1̊ ottobre 2019 si legge:

“Questa mattina sono state eseguite, presso alcuni Uffici della I Sezione della Segreteria di Stato e dell’Autorità di Informazione Finanziaria dello Stato, attività di acquisizione di documenti e apparati elettronici.
L’operazione, autorizzata con decreto del Promotore di Giustizia del Tribunale, Gian Piero Milano e dell’Aggiunto Alessandro Diddi, e di cui erano debitamente informati i Superiori, si ricollega alle denunce presentate agli inizi della scorsa estate dall’Istituto per le Opere di Religione e dall’Ufficio del Revisore Generale, riguardanti operazioni finanziarie compiute nel tempo”.

A seguito della nota “Disposizione di servizio” (foto sopra, diffusa da L’Espresso in data 2 ottobre 2019, foto sotto) del giorno successivo, il 2 ottobre 2019, in riferimento ai 5 dipendenti della Santa Sede (4 funzionari della Segreteria di Stato e il Direttore dell’AIF) sospesi dal servizio, il Comandante del Corpo della Gendarmeria e Direttore dei Servizi di Sicurezza e della Protezione Civile dello Stato della Città del Vaticano, Dott. Domenico Giani viene “cacciato” dal Papa per la sola colpa di aver emesso questa “Disposizione si servizio” su indicazione della Magistratura vaticana. Con questa informativa interna – non destinata alla divulgazione esterna – si notifica il divieto di accesso dei 5 dipendenti allo Stato della Città del Vaticano, salvo fatta eccezione per recarsi alla Direzione di Sanità ed Igiene per i servizi connessi, ovvero se autorizzati dalla Magistratura vaticana, mentre Mons. Mauro Carlino continuerà a risiedere presso la Domus Sanctae Marthae, la residenza di Papa Francesco all’interno della Città del Vaticano.

Nel successivo lungo e dettagliato Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede del 14 ottobre 2019 si legge:

“Lo scorso 2 ottobre alcuni organi di stampa hanno pubblicato una Disposizione di Servizio riservata, firmata dal Comandante del Corpo della Gendarmeria, dottor Domenico Giani, riguardante gli effetti di alcune limitazioni amministrative disposte nei confronti di personale della Santa Sede.
Tale pubblicazione è altamente lesiva sia della dignità delle persone coinvolte, sia della stessa immagine della Gendarmeria.
Volendo garantire la giusta serenità per il proseguimento delle indagini coordinate dal Promotore di Giustizia ed eseguite da personale del Corpo, non essendo emerso al momento l’autore materiale della divulgazione all’esterno della disposizione di servizio – riservata agli appartenenti al Corpo della Gendarmeria e della Guardia Svizzera Pontificia – il Comandante Giani, pur non avendo alcuna responsabilità soggettiva nella vicenda, ha rimesso il proprio mandato nelle mani del Santo Padre, in spirito di amore e fedeltà alla Chiesa ed al Successore di Pietro.
Nell’accogliere le dimissioni, il Santo Padre si è intrattenuto a lungo col Comandante Giani e gli ha espresso il proprio apprezzamento per questo gesto, riconoscendo in esso un’espressione di libertà e di sensibilità istituzionale, che torna ad onore della persona e del servizio prestato con umiltà e discrezione al Ministero Petrino e alla Santa Sede.
Papa Francesco ha voluto ricordare anche la sua ventennale, indiscussa, fedeltà e lealtà e ha sottolineato come, interpretando al meglio il proprio stile di testimonianza in ogni parte del mondo, il Comandante Giani abbia saputo costruire e garantire intorno al Pontefice un clima costante di naturalezza e sicurezza.
Nel salutare il dottor Domenico Giani, il Santo Padre lo ha anche ringraziato per l’alta competenza dimostrata nell’espletamento dei molteplici, delicati servizi, anche in ambito internazionale, e per il livello di indiscussa professionalità a cui ha portato il Corpo della Gendarmeria”.

La “Disposizione di servizio” che Dott. Domenico Giani emette – ripetiamo, su indicazione della Magistratura vaticana – è indirizzata al personale del Corpo della Guardia Svizzera Pontificia e per conoscenza al Corpo della Gendarmeria S.C.V., nello specifico per le formalità dei controlli di accesso allo Stato. Dei 5 dipendenti della Santa Sede vengono diramate, oltre ai nomi e cognomi, anche le foto segnaletiche, come ogni disposizione di questo tipo necessita per motivi di servizio, in quanto chi controlla gli ingressi allo Stato deve saper riconoscere “de visu” le persone che sono attenzionate. Le persone che hanno il divieto d’accesso allo Stato della Città del Vaticano sono centinaia e regolarmente vengono emesse nuove “Disposizioni di servizio” di questo tipo, affinché venga facilitata l’attività di controllo agli ingressi dello Stato e le persone in questione possono essere riconosciute “de visu”.

Dott. Domenico Giani.

La diffusione esterna delle foto segnaletiche come motivazione per la “cacciata” di Giani è solo un pretesto, a cui noi non abbiamo mai creduto (e il contenuto del Comunicato del 14 ottobre 2019 ne è la prova). I reali motivi della “cacciata” sono altri, anche perché Giani è stato congedato dalle sue funzioni, ma resta nella sua abitazione vaticana con la propria famiglia, mentre ha ricevuto la liquidazione e gode della pensione. Ne è ulteriore prova il Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede del 30 ottobre 2019 che rende noto che all’ex Comandante del Corpo della Gendarmeria, in una cerimonia nel Palazzo del Governatorato in Vaticano è stata consegnata la più alta onorificenza riservata ai laici dalla Santa Sede, quella di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Piano. La decorazione – come fa sapere nella comunicazione ai giornalisti il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni –  è stata consegnata, a nome del Santo Padre, dal Cardinale Giuseppe Bertello, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, alla presenza del Sostituto della Segreteria di Stato, Mons. Edgar Peña Parra, del Segretario Generale del Governatorato, Mons. Fernando Vérgez Alzaga, del nuovo Comandante del Corpo della Gendarmeria, Gianluca Gauzzi Broccoletti, e del Vice Comandante, Davide Giulietti. Durante la cerimonia, il Cardinale Bertello ha espresso il suo apprezzamento per il lavoro svolto da Domenico Giani e la gratitudine del Santo Padre, del Governatorato e della Segreteria di Stato, per i lunghi anni di fedele servizio alla Chiesa e al Successore di Pietro.

Detto questo, le parole della “Comunicazione ai giornalisti” di ieri sera, passate alla nostra lente, non significano nulla. Lo diciamo in questo modo, poiché i 5 dipendenti della Santa Sede/SCV erano stati sospesi ed erano in attesa dello svolgimento dell’indagine giudiziario. L’indagine in questione potrà dare esito positivo o negativo. Se l’esito è negativo, le persone citate si rimettono in servizio, se l’esito dell’indagine è positivo, avrà inizia il processo penale, con i relativi capi d’imputazione e il rinvio a giudizio degli imputati.

Dalla “Comunicazione ai giornalisti” di ieri sera, incompleto, frammentato e fumoso, si evince almeno, che si sta parlano dell’indagine sugli investimenti finanziari relativi al settore immobiliare della Segreteria di Stato e – probabilmente – si tratta del caso dell’immobile acquistato dalla Segreteria di Stato in Sloane Square a Londra.

Secondo noi – come abbiamo già scritto in passato – tale operazione si era resa possibile con le liquidità prelevate direttamente dalle casse del Fondo Assistenza Sanitaria (FAS), che è nelle disponibilità di Mons. Luigi Mistò. Infatti, era lui che fece il sopralluogo a Londra per l’acquisto dello stabile, insieme a Mons. Alberto Perlasca (come conferma Gianluigi Nuzzi nel suo ultimo libro “Giudizio Universale” sui guai finanziarie della Santa Sede). Ricordiamo anche che il Cardinale Angelo Becciu, già Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato ha dichiarato che “neppure un penny è stato utilizzato dell’Obolo di San Pietro per l’acquisto del palazzo di lusso londinese di Sloane square” e ripetiamo che non abbiamo motivo per dubitare delle sue parole [Obolo San Pietro. Card. Becciu: “Non lo abbiamo utilizzato per fare speculazioni”. Nuovi sequestri in Vaticano – 18 febbraio 2020].

La “Comunicazione ai giornalisti” di ieri sera parla di “provvedimenti individuali per alcuni dipendenti della Santa Sede, alla scadenza di quelli adottati all’inizio dell’indagine”.

Ricordiamo che i 5 dipendenti erano sospesi e il provvedimento disciplinare della sospensione non ha scadenza, nel senso che scade quando vengono notificati ai singoli gli esiti delle indagini. Se sono positive portano alle ipotesi di reato, quindi alla formulazione dei capi di imputazione per le persone indagate, in quel momento di fatto diventate imputate di un’ipotesi di reato.

Inoltre, la “Comunicazione ai giornalisti” parla di “alcuni” di loro, quindi si capisce che i provvedimenti disposti non riguardano tutti e 5 i dipendenti, ma solo alcuni di questi, che vogliamo ricordare:
– Mons. Mauro Carlino (al momento della sospensione da poche settimane Capo dell’Ufficio informazione e Documentazione della Segreteria di Stato in sostituzione di Mons. Carlo Maria Polvani, dopo essere stato per anni segretario particolare del Cardinale Angelo Becciu, già Sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato)
– Dott. Fabrixio Tirabassi (minutante dell’Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato, che gestisce gli investimenti finanziari e si occupa, tra le altre cose, dell’Obolo di San Pietro)
– Dott. Vincenzo Mauriello (minutante dell’Ufficio del protocollo della Segreteria di Stato)
– Dott.ssa Caterina Sansone (addetta di amministrazione della Segreteria di Stato)
– Dott. Tommaso Di Ruzza (Direttore dell’Autorità di Informazione Finanziaria-AIF, che è l’istituzione competente della Santa Sede/Stato della Città del Vaticano per la lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo, che nel frattempo, alla scadenza del suo incarico, il 15 aprile 2020 è stato sostituito con Dott. Giuseppe Schlitzer).

Questi 5 nomi erano stati resi noti il 2 ottobre 2019 da Emiliano Fittipaldi su L’Espresso, con la non autorizzata pubblicazione della “Disposizioe di servizio” firmata da Dott. Domenico Giani, destinata alla solo diffusione interna.

Ricordiamo inoltre, che a seguito agli esiti delle indagini preliminari, viene aggiunto al registro degli indagati anche Mons Alberto Perlasca, che due mesi prima dell’irruzione nella Segreteria di Stato da parte della Gendarmeria vaticana, stranamente il 26 luglio 2019 viene trasferito al Palazzo della Cancelleria, nominato Promotore di Giustizia aggiunto al Tribunale della Segnatura Apostolica [In principio era il caos in Vaticano. Obolo di San Pietro “opaco”. Mons. Perlasca indagato. Altri tremano – 19 febbraio 2020]. Per molti anni è stato a capo dell’Ufficio amministrativo della Prima Sezione della Segreteria di Stato e quindi detentore delle chiavi della cassaforte della medesima, di cui l’Obolo di San Pietro è solo una parte.

Nel Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede del 18 febbraio 2020 si legge:

“Questa mattina, nell’ambito di una perquisizione ordinata dal Promotore di Giustizia, Gian Piero Milano, e dall’Aggiunto Alessandro Diddi, è stato eseguito il sequestro di documenti ed apparati informatici presso l’Ufficio e l’abitazione di Mons. Alberto Perlasca, già Capo Ufficio Amministrativo della Prima Sezione della Segreteria di Stato.
Il provvedimento, assunto nell’ambito dell’inchiesta sugli investimenti finanziari e nel settore immobiliare della Segreteria di Stato, è da ricollegarsi, pur nel rispetto del principio della presunzione di innocenza, a quanto emerso dai primi interrogatori dei Funzionari indagati e a suo tempo sospesi dal servizio.
L’Ufficio del Promotore e il Corpo della Gendarmeria proseguono negli accertamenti di carattere amministrativo – contabile e nelle attività di cooperazione con le Autorità investigative straniere”.

In conclusione, la “Comunicazione ai giornalisti” delle ore 20.58 di ieri sera fa pensare (la formula è d’obbligo, perché non viene detto, mentre non si comprende il perché di tanta opacità), che siano stati notificati i rinvii a giudizio ad alcuni degli indagati, che di fatto diventano imputati e che prossimamente verrà fissata la data dell’udienza preliminare presso il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, dove avrà inizio il processo penale.

Chi veste di bianco ha osservato, parlando con i giornalisti durante il volo di ritorno dal Giappone, il 26 novembre 2019, che “è la prima volta che in Vaticano la pentola viene scoperchiata da dentro, non da fuori. Da fuori, [è successo] tante volte. Ci hanno detto: “Guarda…”, e noi con tanta vergogna…”. Non serve una lente per notare che l’informazione la vogliono dare sotto traccia e quindi, che il coperchio è di nuovo sul vaso. Invece, secondo noi, ora è il momento della verità. Cioè, se dopo aver scoperchiato il vaso, vogliamo vedere anche cosa c’è dentro il vaso ed eventualmente veder processati i responsabili dei reati. Altrimenti, si farà come si è fatto per le riforme da ventrina, anche per la giustizia da vetrina. Questo è un passaggio fondamentale per capire se nello Stato della Città del Vaticano la Magistratura è libera di lavorare oppure no, se la Sala Stampa della Santa Sede è libera di lavorare o no. Se non l’hanno già fatto, i magistrati hanno notificato agli imputati il rinvio a giudizio e gli avvocati degli imputati dovranno rispondere entro i termini presentandosi all’udienza preliminare. Perciò la Sala Stampa della Santa Sede dovrà per forza di cose emettere una Comunicato ufficiale – e non una comunicazione che non comunica – con i nomi degli imputati che vanno a processo e i nomi degli indagati per i quali si archivia il tutto. Perché una informazione precisa c’era nella “Comunicazione ai giornalisti” di ieri sera: si parla di “alcuni” e non di tutti.
Stiamo a vedere e attendiamo che lasciano fare alla Sala Stampa della Santa Sede un Comunicato che comunica la verità.

Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco in Thailandia e Giappone (19 – 26 novembre 2019)
Conferenza Stampa del Santo Padre durante il volo di ritorno
Volo Papale
Martedì, 26 novembre 2019

Cristiana Caricato, TV 2000:
La gente legge sui giornali che la Santa Sede ha acquistato immobili per centinaia di milioni nel cuore di Londra, e rimane un po’ sconcertata da questo uso delle finanze vaticane, in particolare quando viene coinvolto anche l’Obolo di San Pietro. Lei sapeva di queste operazioni finanziarie? E soprattutto, secondo Lei, è corretto l’uso che viene fatto dell’Obolo di San Pietro? Lei spesso ha detto che non si devono fare i soldi con i soldi, spesso ha denunciato quest’uso spregiudicato della finanza, poi però vediamo che queste operazioni coinvolgono anche la Santa Sede, e questo scandalizza. Come vede tutta questa vicenda?

Papa Francesco:
Grazie. Prima di tutto, la buona amministrazione normale: arriva la somma dell’Obolo di San Pietro, e che cosa faccio? La metto nel cassetto? No. Questa è una cattiva amministrazione. Cerco di fare un investimento, e quando ho bisogno di dare, quando ho le necessità, durante l’anno, si prendono i soldi, e quel capitale non si svaluta, si mantiene o cresce un po’. Questa è una buona amministrazione. Invece l’amministrazione “del cassetto” è cattiva. Ma si deve cercare una buona amministrazione, un buon investimento: chiaro questo? Anche un investimento… da noi si dice “un investimento da vedove”, come fanno le vedove: due uova qui, tre qui, cinque lì. Se cade uno, c’è l’altro, e non si rovinano. È sempre su qualcosa di sicuro, è sempre su qualcosa di morale. Se tu fai un investimento dell’Obolo di San Pietro su una fabbrica di armamenti, l’Obolo lì non è più l’Obolo! Se tu fai un investimento e stai per anni senza toccare il capitale, non va. L’Obolo di San Pietro [di un anno] si deve spendere durante un anno, un anno e mezzo, fino a che arrivi l’altra colletta, quella che si fa a livello mondiale. Questa è buona amministrazione: sul sicuro. E sì, si può anche comprare una proprietà, affittarla, e poi venderla, ma sul sicuro, con tutte le sicurezze per il bene della gente e dell’Obolo. Questo è un aspetto.
Poi è accaduto quello che è accaduto: uno scandalo, hanno fatto cose che non sembrano pulite. Ma la denuncia non è venuta da fuori. Quella riforma della metodologia economica che aveva già incominciato Benedetto XVI è andata avanti, ed è stato il Revisore dei conti interno a dire: qui c’è una cosa brutta, qui c’è qualcosa che non funziona. È venuto da me e gli ho detto: “Ma Lei è sicuro?” – “Sì”, mi ha risposto, mi ha fatto vedere i numeri. “Cosa devo fare?” – “C’è la giustizia vaticana: vada e faccia la denuncia al Promotore di Giustizia”. E in questo io sono rimasto contento, perché si vede che l’amministrazione vaticana adesso ha le risorse per chiarire le cose brutte che succedono dentro, come questo caso, che, se non è il caso dell’immobile di Londra – perché ancora questo non è chiaro –, tuttavia lì c’erano casi di corruzione. Il Promotore di Giustizia ha studiato la cosa, ha fatto le consultazioni e ha visto che c’era uno squilibrio nel bilancio. Poi ha chiesto a me il permesso di fare le perquisizioni. Ho detto: “È chiaro questo suo [studio]?” – “Sì, c’è una presunzione di corruzione e in questi casi io devo fare perquisizioni in questo ufficio, in questo ufficio, in questo ufficio…”. E io ho firmato l’autorizzazione. È stata fatta la perquisizione in cinque uffici e al giorno d’oggi – sebbene ci sia la presunzione di innocenza – ci sono capitali che non sono amministrati bene, anche con corruzione. Credo che in meno di un mese incominceranno gli interrogatori delle cinque persone che sono state bloccate perché c’erano indizi di corruzione. Lei potrà dirmi: questi cinque sono corrotti? No, la presunzione di innocenza è una garanzia, un diritto umano. Ma c’è corruzione, si vede. Con le perquisizioni si vedrà se sono colpevoli o no. È una cosa brutta, non è bello che succeda questo in Vaticano. Ma è stato chiarito dai meccanismi interni che cominciano a funzionare, che Papa Benedetto aveva cominciato a fare. Per questo ringrazio Dio. Non ringrazio Dio che ci sia la corruzione, ma ringrazio Dio che il sistema di controllo vaticano funziona bene.

Philip Pullella, Reuters:
Se mi permette volevo proseguire un po’ su questa domanda che ha fatto Cristiana, con un po’ più di dettagli. C’è molta preoccupazione nelle ultime settimane per quello che sta succedendo nelle finanze del Vaticano, e secondo alcuni c’è una guerra interna su chi deve controllare i soldi. La maggior parte dei membri del consiglio di amministrazione dell’AIF si è dimessa. Il gruppo Egmont, che è il gruppo di queste autorità finanziarie, ha sospeso il Vaticano dalle comunicazioni sicure dopo il raid del 1̊ ottobre. Il direttore dell’AIF è ancora sospeso, come ha detto Lei, e ancora non c’è un Revisore generale. Cosa può fare o dire Lei per garantire alla comunità finanziaria internazionale e ai fedeli in generale, che sono chiamati a contribuire all’Obolo, che il Vaticano non tornerà a essere considerato un “paria” da tenere escluso, di cui non fidarsi, e che le riforme continueranno e che non si tornerà alle abitudini del passato?

Papa Francesco:
Grazie della domanda. Il Vaticano ha fatto passi avanti nella sua amministrazione. Per esempio lo IOR oggi è accettato da tutte le banche e può agire come le banche italiane, normalmente, cosa che un anno fa ancora non c’era. Ci sono stati dei progressi. Poi, riguardo al gruppo Egmont. Il gruppo Egmont è una cosa non ufficiale, internazionale; è un gruppo a cui appartiene l’AIF. E il controllo internazionale non dipende dal gruppo Egmont, il gruppo Egmont è un gruppo privato, che ha il suo peso, ma è un gruppo privato. Monyeval farà l’ispezione: l’ha programmata per i primi mesi dell’anno prossimo e la farà. Il direttore dell’AIF è sospeso, perché c’erano sospetti di non buona amministrazione. Il presidente dell’AIF ha fatto forza con il gruppo Egmont per riprendere la documentazione, e questo la giustizia non può farlo. Davanti a questo io ho fatto la consultazione con un magistrato italiano, di livello: cosa devo fare? La giustizia davanti a un’accusa di corruzione è sovrana in un Paese, è sovrana, nessuno può immischiarsi lì dentro, nessuno può dare le carte al gruppo Egmont [e dire]: “Le vostre carte sono qui”. No. Devono essere studiate le carte che fanno [emergere] quella che sembra una cattiva amministrazione nel senso di un cattivo controllo: è stato l’AIF – sembra – a non controllare i delitti degli altri. Il suo dovere era controllare. Io spero che si provi che non è così, perché ancora c’è la presunzione di innocenza; ma per il momento il magistrato è sovrano e deve studiare come è andata; perché al contrario un Paese avrebbe una amministrazione superiore che lederebbe la sovranità del Paese. Il presidente dell’AIF scadeva il 19 [novembre]; io l’ho chiamato alcuni giorni prima e lui non si è accorto che lo stavo chiamando – così mi ha detto. E ho annunciato che il 19 lasciava. Ho trovato già il successore: un magistrato di altissimo livello giuridico ed economico nazionale e internazionale, e al mio rientro prenderà la carica nell’AIF e continuerà la cosa così. Sarebbe stato un controsenso che l’autorità di controllo fosse sovrana sopra lo Stato. È una cosa non facile da capire. Ma quello che ha un po’ disturbato è il gruppo Egmont, che è un gruppo privato: aiuta tanto, ma non è l’autorità di controllo del Moneyval. Moneyval studierà i numeri, studierà le procedure, studierà come ha agito il Promotore di Giustizia e come il giudice e i giudici hanno determinato la cosa. So che in questi giorni incomincerà – o è incominciato – l’interrogatorio di alcuni dei cinque che sono stati sospesi. Non è facile, ma non dobbiamo essere ingenui, non dobbiamo essere schiavi. Qualcuno mi ha detto – ma io non credo –: “Sì, con questo fatto che abbiamo toccato il gruppo Egmont, la gente si spaventa…”. E si sta facendo un po’ di terrorismo [psicologico]. Ma lasciamo da parte. Noi andiamo avanti con la legge, con il Moneyval, con il nuovo presidente dell’AIF. E il direttore è sospeso, ma magari fosse innocente, io lo vorrei, perché è una cosa bella che una persona sia innocente e non colpevole. Ma è stato fatto un po’ di rumore con questo gruppo, che voleva si toccassero le carte che appartenevano al gruppo.

Philip Pulella, Reuters:
È per garantire ai fedeli che le cose vanno bene?

Papa Francesco:
È per garantire questo! Guarda, è la prima volta che in Vaticano la pentola viene scoperchiata da dentro, non da fuori. Da fuori, [è successo] tante volte. Ci hanno detto: “Guarda…”, e noi con tanta vergogna… Ma in questo Papa Benedetto è stato saggio: ha cominciato un processo che è maturato, è maturato e adesso ci sono le istituzioni. Che il Revisore abbia avuto il coraggio di fare una denuncia scritta contro cinque persone…: sta funzionando il Revisore. Davvero non voglio offendere il gruppo Egmont, perché fa tanto bene, aiuta, ma in questo caso la sovranità dello Stato è la giustizia. La giustizia è più sovrana anche del potere esecutivo. Più sovrana. Non è facile da capire, ma vi chiedo di capire questa difficoltà. Grazie a Lei.

Ricerca Google, 1° maggio 2020 ore 11.45. Notevole che solo Adnkornos ha ripreso la Comunicazione (NON è un Comunicato, nota bene, il livello quasi più basso delle varie forme di comunicazione della Sala Stampa, più basso sarebbe “Comunicazione di servizio”). Qualche sito oscuro l’ha ripreso da Adnkronos, come anche il Faro di Roma, ma senza elaborare. Vengono in mente alcune domande. Chi ha posto le domande alla Sala Stampa della Santa Sede? Perché è stata posta la domanda? Cosa è stato chiesto?
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