Covid-19 e Vaticano. Più di 100 casi positivi, ma la Sala Stampa della Santa Sede ne comunica solo 10

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“I contagiati in Italia potrebbero essere dieci volte di più” (il Capo del Dipartimento della Protezione Civile italiano Angelo Borrelli, intervistato da Corrado Zunino su Repubblica, 23 marzo 2020). Il conteggio del contagio in Vaticano è facile, visto che lo Stato della Città del Vaticano e le zone extraterritoriali vaticani sono enclave in territorio italiano, e non è che il Sars-CoV-2 rispetta le frontiere, fermandosi al “ALT, tessera per cortesia” intimato da Guardie Svizzere e Gendarmi.

Sin dal 7 marzo u.s., giorno del primo caso Sars-CoV-2 positivo in Vaticano, la Sala Stampa Santa Sede ha emesso Bollettini al limite del ridicolo. Si tratta di comunicazioni che risultano offensive per il giornalismo serio e che cambiano significato anche alla singola parola “bollettino”. Un bollettino informa in maniera esaustiva, ma quelli emessi dalla Sala Stampa Santa Sede sono sempre stati incompleti e poco dettagliati. Fatto non casuale, le nostre inchieste hanno fornito elementi utili per la comprensione dei non addetti ai lavori. Le nostre anticipazioni hanno messo in evidenza la necessità di una distinzione chiara e precisa. “In primis” tra due realtà amministrative, cioè i dipendenti dello Stato della Città del Vaticano e i dipendenti della Santa Sede, al fine di fare “chiarezza amministrativa” e specificare le singole competenze. Chiarezza fatta grazie a noi, non solo per i casi Sars-CoV-2 positivi, ma anche per i casi “8 aprile” e “17aprile”, in seguito ai quali ha visto la luce la nostra inchiesta “Hänsel & Gretel” sulle tracce dei traditori [“In nome del Papa Re”. Cosa hanno in comune e cosa ci insegnano il “Caso Hasler” e il “Caso 8 aprile e 17 aprile”?]. Inchiesta con il pugno di ferro in guanto di velluto, che condurrà alla responsabilità di chi nel palazzo di marzapane del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano ha tradito il giuramento fatto. Inchiesta nata per la ricerca della verità sui documenti trafugati ancora oggi nel 2020, atti ufficiali fatti uscire dal Governatorato S.C.V. dalla stessa cabina di regia che nel 2017 fece “cacciare” Eugenio Hasler da Papa Francesco in persona. Proprio lui, che è persona onesta e innocente, che attende da più di tre anni una doverosa giustizia pontifica, come da richiesta internazionale pervenuta a mezzo stampa da più parti [I riflettori sul “caso Hasler” in Germania e USA. Dopo tre anni abbiamo riportato alla luce un’ingiustizia del Pontefice. Cosa aspetta di sanare?]. Richiesta naturalmente non dalla stampa di regime, perché quelli restano impantanate nel fango della melma delle finte riforme da vetrina e delle finte attenzioni verso i soprusi subiti dai lavoratori, che il primo maggio dovrebbero festeggiare San Giuseppe artigiano. Lavoratori – che hanno ascoltato in diretta Papa Francesco dire ai lavoratori di Sky Italia nell’Udienza generale del 15 marzo 2017, che chi “toglie il lavoro agli uomini, fa un peccato gravissimo” – si chiederanno se i lavoratori vittime di soprusi sono anche quelli cacciati senza pietà da chi veste di bianco e si rammarica dei lavoratori licenziati dagli altri.

Nonostante avessimo sempre messo sotto la lente tutti i casi positivi nel Vaticano, anticipando i vaticanisti da doppia spunta blu e facendo qualche scoop in merito, la comunicazione istituzionale della Santa Sede è rimasta immobile come una scultura di marmo incompleta. Anche quando è stato comunicato ufficialmente il percorso istituzionale di comunicazione tra la Direzione di Sanità ed Igiene del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e la Sala Stampa Santa Sede, per la comunicazione alle autorità italiane dei casi positivi, questo percorso istituzionale di comunicazione non ha mai comunicato e se lo ha fatto, lo ha fatto un maniera pessima.

Abbiamo anticipato in anteprima anche la notizia della nomina – “mai comunicata ufficialmente” – del Commissario straordinario emergenza Covid-19 nella persona del Prof. Andrea Arcangeli. Dalla comunicazione istituzionale della Santa Sede il nulla. Il nulla più assoluto ancora, quando nell’emissione degli ultimo due bollettini è sparito pure il numero totale dei contagiati. Dopo la comunicazione del contagiato numero 8, sono state date comunicazioni dalla Sala Stampa della Santa Sede solo di casi singoli, ignorando il numero totale dei casi, con l’intento chiarissimo di far perdere il conto.

Ad oggi per la Sala Stampa della Santa Sede il conto arriva a quota 10 casi positivi, ma noi sappiamo bene che il Capo del Dipartimento della Protezione Civile del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana ha affermato che i numeri vanno moltiplicati per dieci (×10). Quindi, ci siamo messi a lavorare per capire e abbiamo capito che lo stato di regime tiene insabbiate le comunicazioni dei casi positivi il più possibile, dando notizia dei soli casi transitati da ospedali che non possono essere insabbiate.
Dopo una attenta valutazione sotto la nostra lente e dopo aver vagliato le nostre informazioni provenienti dall’interno, possiamo asserire senza il timore di essere smentiti, che i casi positivi di Covid-19 tra i dipendenti dello Stato della Città del Vaticano e della Santa Sede sono attualmente più di 100, più o meno.

Sì, avete letto bene, ci sono più di 100 casi positivi tra i dipendenti, le maestranze operanti nel territorio dello Stato della Città del Vaticano e nelle zone extraterritoriali. In pochi se ne accorgono, poiché il 90% dei dipendenti è a casa, in quanto nella Città del Vaticano e negli uffici limitrofi in territorio extraterritoriale in Italia, sono attivi solo i servizi essenziali, sino al 4 maggio.

Naturalmente, i casi positivi sono nella maggior parte tutti in isolamento domiciliare e la Sala Stampa della Santa Sede sin’ora ha dato conto solo di alcuni di essi, che sono transitati in ospedali italiani e di alcuni casi della Segreteria di Stato (due transitati in particolare al Gemelli, del quale anche Marco Tosatti ha dato notizia). A questi si aggiunge un altro caso con il comunicato odierno. Per quest’ultimo si parlerebbe della Residenza papale, la Domus Sanctae Marthae. Comunque, attendiamo conferma, in quanto non si capisce ancora se si tratta di personale dipendente laico della Domus (perché i dipendenti della Domus sono ancora al loro posto) oppure personale ecclesiastico residente.

La maggior parte dei casi positivi del Vaticano è tra i dipendenti dei Musei Vaticani. Altri casi si registrano presso il Palazzo del Governatorato e presso il Palazzo della Ferrovia, in particolare Ufficio merci e Magazzino economato, che ha riaperto solo su appuntamento. Ci sono casi positivi presso lo IOR e presso L’Osservatore Romano. Oltre ai casi accertati della Segreteria di Stato, anche la Fabbrica di San Pietro è stata colpita dal Sars-CoV-2 e ha i suoi casi positivi tra i dipendenti della Basilica di San Pietro, del Museo del Tesoro e del Capitolo.

Nella Direzione di Sanità ed Igiene si confermano casi positivi, mai comunicati dalla Sala Stampa della Santa Sede, che diede comunicazione ufficiale illo tempore, solo per cinque dipendenti posti in quarantena domiciliare, alcuni dei quali mai più rientrati in servizio, neppure nelle turnazioni alternate per emergenza Covid-19.

Altre note dolenti sono l’Elemosineria Apostolica con il personale volontario impegnato nelle opere di carità, tra i quali ci sono anche dipendenti che seguono a cervello spento l’elettricista porporato e le Caserme del Corpo della Guardia Svizzera Pontificia e del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano – di cui ci siamo già occupati qualche tempo fa – anch’esse colpite da Sars-CoV-2. Ma non sentirete mai dire che ci sono Guardie Svizzere o Gendarmi positivi, perché i casi positivi vengono insabbiati, posti in ferie forzate o malattie prolungate in modo discreto, in modo da non fomentare le voci che comunque arrivano camminano nei sacri palazzi e s’insinuano nella orecchie come le pulci. Ma si sa che in Vaticano non si possono dire che ci sono 100 contagiati, altrimenti il Vaticano non riapre più per tutto il 2020 e il 2021, periodo nel quale sono state sospese tutte le Udienze Generali del Pontefice e se sono state sospese per un periodo così lungo non è un caso. Un motivo ci sarà e forse è proprio questo.

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