Da Pompei il rosario per la salute dell’Italia

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“O Rosario benedetto di Maria, Catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza negli assalti dell’inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più”: questa è la preghiera del Rosario nella Supplica di Bartolo Longo, apostolo e instancabile propagatore dell’una, autore dell’altra, due invocazioni che s’intrecciano come non mai, in tempi come questi segnati da angoscia e dolore ma affamati di speranza.

E nella lettera ai fedeli mons. Tommaso Caputo, arcivescovo prelato del Santuario di Pompei, ha sottolineato il valore del rosario: “La preghiera è ciò che nutre e muove in ogni tempo il nostro legame con il Signore della vita e con la sua dolcissima Madre. In questi giorni, così difficili, la preghiera deve diventare il nostro conforto e l’espressione della nostra speranza, perché l’emergenza si concluda presto e si ponga fine alle sofferenze di chi è stato colpito, mentre rivolgiamo un pensiero di suffragio alle tante vittime che il coronavirus ha già fatto.

La preghiera diventa anche gratitudine per i medici, gli operatori sanitari e i volontari che lavorano senza sosta per fronteggiare l’epidemia. E la preghiera si allarga, inoltre, ai disagi di un intero Paese, che si trova ad affrontare una crisi economica di grandi proporzioni, tale da minacciare il futuro di molte famiglie”.

In questo periodo sempre più si rivolgono suppliche alla Madre di Dio. E maggio è dedicato a Lei. Al prelato del santuario pompeiano abbiamo chiesto di spiegarci per quale motivo si prega il Rosario: “Maggio, tempo di primavera, è il mese dedicato alla Madonna e, con Maria, tutto rinasce. Preghiamo il Rosario perché è una straordinaria sintesi del Vangelo e ci permette di meditare e contemplare la vita di Cristo, che ci dona salvezza. Inoltre, ripetendo cinquanta volte l’Ave Maria, ci affidiamo alla Madonna perché con Lei non siamo perduti, non restiamo nell’oscurità. Chi ci porterà a Gesù se non Lei, modello di vita cristiana e Madre di Dio e madre nostra?”

Quale significato dare alle suppliche alla Madonna?

“Non potremo mai dimenticare il 27 marzo scorso. Papa Francesco prega in una piazza san Pietro senza la folla consueta, sotto la pioggia, dinanzi alla ‘Salus Populi Romani’ e al ‘Crocifisso di San Marcello’. Né potremo dimenticare le parole del Santo Padre:’L’inizio della fede è saperci bisognosi di salvezza. Non siamo autosufficienti, da soli; da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle. Invitiamo Gesù nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le vinca’.

E’ proprio questo il senso della Supplica alla Madonna di Pompei, composta dal fondatore del Santuario e delle sue opere di carità, un laico, il beato Bartolo Longo, nel 1883. La stiamo recitando ogni giorno dinanzi al Trono della Vergine, in Santuario. Non possiamo fare da soli, vivere come se fossimo onnipotenti, liberi da ogni vincolo e limite.

 Potremmo mai vincere la malattia, la morte, il peccato senza la redenzione che viene da Cristo? Pregare Maria con la Supplica vuol dire proprio riconoscerci fragili e bisognosi di aiuto. Abbiamo bisogno di Lei, della Sua mano nella nostra, perché, ci accompagni a Dio, unica ragione della nostra gioia e della nostra speranza, anche in questi tempi così difficili”.

Quale legame esiste tra il Santuario ed il Paese?

“Molto profondo. Nelle sue intenzioni iniziali, il Beato Bartolo Longo, giunto a Pompei come amministratore dei terreni della Valle, voleva solo edificare una piccola cappella per far pregare il Rosario ai contadini di una landa desolata. Si può dire che il Santuario crebbe sotto i suoi occhi stupiti dalla grandezza della Provvidenza di Dio. Ecco, di voce in voce, la fama del Santuario si estese straordinariamente già dalle ultime decadi del 1800. Oggi, in tutta Italia, soprattutto nel Mezzogiorno, ma anche in tante parti del mondo, milioni di devoti guardano a Pompei come al luogo dove dimora Maria. E dove dimora Maria è anche la loro casa”.

Cosa ‘insegna’ oggi il beato Bartolo Longo?

“Bartolo Longo fu certamente un uomo di Dio, apostolo della fede, della carità, del Rosario. Fu anche un grande italiano: fondò un periodico, ‘Il Rosario e la Nuova Pompei’, una tipografia per dare lavoro, le Opere di carità per accogliere bambini e adolescenti abbandonati, poveri, figli di carcerati. Anche chi non crede gli riconosce un ruolo sociale fondamentale nell’Italia povera di fine Ottocento ed inizio Novecento. Gli insegnamenti sono tanti. Uno prevale su tutti. Bartolo Longo fu uomo della Misericordia, che egli stesso ricevette a piene mani da Dio.

Negli anni giovanili, quando studiava a Napoli, si ‘perse’ nei circoli liberali del tempo, coinvolgendosi anche allo spiritismo. Grazie, però, all’aiuto di grandi figure del suo tempo, come santa Caterina Volpicelli e san Ludovico da Casoria, si convertì e tornò a Dio, divenendone umile servo, sempre in ascolto della Sua volontà. Ecco il suo più grande insegnamento: in ogni momento della nostra vita, anche nel buio più pesto, possiamo sempre tornare a Dio. Siamo noi ad allontanarci da Lui, ma Lui è sempre lì e ci aspetta”.

A quale sfida è chiamato il cristiano?

“Viviamo tempi inediti e difficili, ma nei quali è ben visibile il segno di una sfida. Siamo chiamati

a essere cristiani del qui e ora che non si lasciano intimorire e, anzi, cercano, attraverso le difficoltà, la via per rinnovare e rendere più viva e presente la propria fede. Cristiani disposti a sperimentare e a mettere in atto quelle vie che proprio una fede coraggiosa e aperta alla fantasia dello Spirito riesce a suscitare. Guardiamo alla Vergine Maria. Lei che, nelle innumerevoli prove della vita, non ha mai perso la speranza, ha mantenuto salda la sua fede e ha vissuto sempre nella perfetta carità, sia il nostro modello e la nostra guida!”

(Tratto da Aci Stampa)

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