Mons. Massara: la Chiesa è rimasta viva

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“La Chiesa è rimasta sempre viva e i sacerdoti stanno continuando a celebrale le messe per la comunità. Questa situazione di pandemia ha cambiato molto il nostro modo di essere Chiesa non abbiamo più potuto fare delle celebrazioni aperte al pubblico ma ci tengo a dire che le Chiese sono rimaste sempre aperte e laddove è stato possibile abbiamo organizzato dei collegamenti online che ci hanno permesso durante la Settimana Santa di essere presenti nelle case delle persone”.

Attraverso queste parole l’arcivescovo di Camerino-San Severino e amministratore apostolico di Fabriano-Matelica, mons. Francesco Massara ha voluto esprimere la sua vicinanza alla gente in una terra già colpita duramente dal sisma del 2016: “Nonostante l’emergenza Covid-19 le attività ecclesiastiche sono andate avanti senza sosta e con lo spirito non lasciare nessuno isolato.

Attraverso gesti di carità e momenti di ascolto siamo rimasti vicino alle persone anche con una semplice telefonata o con la donazione di una mascherina tutti piccoli segnali che volevano portare un messaggio di vicinanza a tutte quelle persone stanno attraversando un momento molto particolare.

Anche io ho dovuto giustamente rispettare le limitazioni decreto ‘Io Resto a Casa’ e per tale motivo non ho girato nelle zone del terremoto, ma al di la di questo sono sempre in contatto con tutti i sindaci e sacerdoti del territorio, quindi ho molto chiara la situazione che la gente sta affrontano”.

Ed ha raccontato le lettere ricevute dai bambini dopo il bando del concorso ‘CoronArt’: “Sta crescendo il desiderio di incontrarsi e di darsi un abbraccio e di questo me ne sono reso conto quando ho ricevuto delle lettere da parte di tanti bambini che mi hanno scritto nell’ambito del concorso CoronArt dove abbiamo invitato appunto i bambini, ragazzi e giovani a stimolare la loro creatività, offrendo l’opportunità di tradurre con l’arte la loro riflessione su tematiche sociali relative a questa emergenza:

‘Con questi soldi compra un regalo ad un bambino che non può permetterselo. Buona Pasqua’. Questo  messaggio ad esempio mi è arrivato con allegati dei soldini e io credo che ci fa capire come da un situazione così drammatica anche dal cuore di un bambino possano nascere delle cose belle che sono senza dubbio di grande insegnamento per noi”.

Allora come è sorto il concorso Coronart?

“E’ nato pensando ai bambini e ragazzi costretti in casa senza scuola, senza attività sportive e senza catechesi sacramentale. Il concorso artistico Diocesano voleva, attraverso le arti creative proprie di ogni giovane (musica, disegno, poesie, video), far riflettere sul senso dell’isolamento, sul sacrificio del personale sanitario, e sul desiderio della speranza dopo questo periodo; ho utilizzato l’escamotage dei loro lavori per premiarli con buoni spesa alimentari per il sostengono delle loro famiglie”.

Quale è la situazione nella Sua diocesi?

“Questa drammatica emergenza sanitaria è un altro ‘terremoto’ che si è abbattuto sulle nostre comunità ecclesiali e sociali, già duramente provate dal sisma del 2016. Le difficoltà più attuali sono il riacutizzarsi di ferite come la solitudine, la sfiducia per un futuro già incerto dal punto di vista economico – sociale e a tutto questo è da aggiungere la paura di essere vittime del Covid-19”.

In tale situazione in quale modo la diocesi è vicina alla gente?

“Anche in questa ‘prova’, si tenta di stare in piedi con coraggio, cercando di fronteggiare questa nuova calamità e il dilagare del devastante contagio attraverso la barriera evangelica della preghiera, l’esercizio concreto della carità. Sono stati predisposti dall’ufficio liturgico sussidi utili; affinché pur venendo meno la dimensione comunitaria della fede, si potesse comunque gustare in profondità la bellezza della liturgia familiare.

Abbiamo celebrato le liturgie a porte chiuse, ma con l’ausilio dei mezzi di comunicazione abbiamo sempre portato sull’altare le fatiche e le speranze delle nostre comunità, pregando comunque nonostante la distanza con loro e per loro.

La diocesi ha fatto una donazione di € 30.000 a favore dell’ospedale di Camerino (polo speciale di cura del virus Covid di tutta la provincia di Macerata). Abbiamo recuperato tramite delle donazioni mascherine che sono state gratuitamente distribuite dai volontari Caritas, insieme a disinfettanti.

Ho trovato benefattori di alimenti primari come pasta e pesce da fiume di allevamento, ed ho impegnato le nostre esigue risorse e quelle erogate dalla Caritas Italiana per acquistare generi alimentari e buoni spesa per tante, molte famiglie in necessità; ho coordinato esperti volontari per un opportuno sostegno psicologico a chi ne aveva palese necessità”.

Cosa ha provato quando ha ricevuto la telefonata del papa?

“Gratitudine e gioia; gratitudine perché è stata una telefonata inattesa e cordiale attraverso la quale il Santo Padre ha ancora una volta manifestato affetto e vicinanza per un territorio cosi martoriato come il nostro. Gioia perché attraverso le sue parole mi ha incoraggiato ad andare avanti pur nelle difficoltà”.

Come dare speranza alla popolazione?

“Ho cercato di dare speranza alla mia gente tenendomi costantemente in contatto con loro attraverso le celebrazioni in streaming e con i frequenti colloqui telefonici ho raggiunto i casi più gravi di contagiati, instaurando una relazione di ascolto e fiducia soprattutto con le famiglie più ferite”.

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