“Nessun rompete le righe, non vanifichiamo i nostri sacrifici”. Stasera parla Conte: nuovo Dpcm, indice R+0 e terapie intensive bussola per Fase 2

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Dati Covid-19 comunicati dal Dipartimento della Protezione Civile alle ore 18.00 del 26 aprile 2020

In isolamento domiciliare: 82.722 (+510)
Ricoverati con sintomi: 21.372 (-161)
In terapia intensiva: 2.009 (-93)
Deceduti: 26.644 (+260)

260 è il numero dei decessi (che ricordiamo sono delle persone) più basso registrato dal 15 marzo. È un numero che lascia perplessi, poiché è molto più basso del numero di ieri (+415). Se guardiamo alla curva del nostro grafico con la media decessi, possiamo vedere dalla data del primo decesso l’incremento della curva è stato in salita graduale e inevitabilmente dovrà essere anche graduale nella discesa. Anche se il dato su un singolo giorno non può indicare il “trend in calo”, questo dato può essere indicatore di due fattori: o che i dati della protezione civile sono fasulli e devono essere verificati dall’ISS, oppure che il virus è quasi debellato e il trend è in calo vertiginoso, fuori ogni logica di una curva, che se discende deve inevitabilmente discendere gradualmente. Come amiamo dire, dei due l’una.

Agi scrive… persone non numeri… Ci sembra familiare. Lo scriviamo da molto tempo.

Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia

Media giornaliera dei decessi 404 (-1).

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi
[A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]
Numero giorno -Data – Decessi del giorno [*] (Totale decessi) – Media giornaliera dei decessi (arrotondata)

1 – 21.02 – 1 (1) – 1
2 – 22.02 – 1 (2) – 1
3 – 23.02 – 1 (3) – 1
4 – 24.02 – 3 (6) – 1
5 – 25.02 – 1 (7) – 1
6 – 26.02 – 5 (12) – 2
7 – 27.02 – ? (?) – ?
8 – 28.02 – ? (21) – 3
9 – 29.02 – 8 (29) – 3
10 – 01.03 – 5 (34) – 3
11 – 02.03 – ? (?) – ?
12 – 03.03 – ? (79) – 7
13 – 04.03 – 28 (107) – 8
14 – 05.03 – 41 (148) – 11
15 – 06.03 – 49 (197) – 13
16 – 07.03 – 36 (233) – 15
17 – 08.03 – 133 (366) – 22
18 – 09.03 – 97 (463) – 26
19 – 10.03 – 168 (631) – 33
20 – 11.03 – 196 (827) – 41
21 – 12.03 – 189 (1.016) – 48
22 – 13.03 – 250 (1.266) – 58
23 – 14.03 – 175 (1.441) – 63
24 – 15.03 – 368 (1.809) – 75
25 – 16.03 – 349 (2.158) – 86
26 – 17.03 – 345 (2.503) – 96
27 – 18.03 – 475 (2.978) – 110
28 – 19.03 – 427 (3.405) – 122
29 – 20.03 – 627 (4.032) – 139
30 – 21.03 – 793 (4.825) – 161
31 – 22.03 – 650 (5.475) – 177
32 – 23.03 – 602 (6.077) – 189
33 – 24.03 – 743 (6.820) – 207
34 – 25.03 – 683 (7.503) – 221
35 – 26.03 – 662 (8.165) – 233
36 – 27.03 – 969 (9.134) – 254
37 – 28.03 – 889 (10.023) – 271
38 – 29.03 – 756 (10.779) – 284
39 – 30.03 – 818 (11.597) – 297
40 – 31.03 – 831 (12.428) – 311
41 – 01.04 – 727 (13.155) – 321
42 – 02.04 – 800 (13.915) – 331
43 – 03.04 – 766 (14.681) – 341
44 – 04.04 – 681 (15.362) – 349
45 – 05.04 – 525 (15.887) – 353
46 – 06.04 – 636 (16.523) – 359
47 – 07.04 – 604 (17.127) – 364
48 – 08.04 – 542 (17.669) – 368
49 – 09.04 – 610 (18.279) – 373
50 – 10.04 – 570 (18.849) – 377
51 – 11.04 – 619 (19.468) – 382
52 – 12.04 – 431(19.899) – 383
53 – 13.04 – 566 (20.465) – 386
54 – 14.04 – 602 (21.067) – 390
55 – 15.04 – 578 (21.645) – 394
56 – 16.04 – 525 (22.170) – 396
57 – 17.04 – 575 (22.745) – 399
58 – 18.04 – 482 (23.327) – 402
59 – 19.04 – 433 (23.660) – 401
60 – 20.04 – 454 (24.114) – 402
61 – 21.04 – 534 (24.648) – 404
62 – 22.04 – 437 (25.085) – 405
63 – 23.04 – 464 (25.549) – 406
64 – 24.04 – 420 (25.969) – 406
65 – 25.04 – 415 (26.384) – 405
66 – 26.04 – 260 (26.644) – 404
[*] Dati forniti dal Dipartimento della Protezione Civile.

Continua il monitoraggio delle Forze di polizia sul rispetto delle norme anti-contagio
Sars-CoV-19: oltre 240.000 persone e quasi 75.000 esercizi e attività comme e il 25 aprile
Dati forniti dal Ministero dell’interno. Ultimo aggiornamento: 26 aprile 2020, ore 14.04

Le Forze di polizia proseguono in tutta Italia i controlli sul rispetto delle misure di emergenza anti-contagio da Coronavirus.
Sabato 25 aprile sono state fatte verifiche su 242.145 persone e 74.955 esercizi e attività commerciali.
Sul totale delle persone controllate ieri, 9.240 hanno ricevuto sanzioni amministrative, 71 sono state denunciate per falsa dichiarazione o attestazione e 39 per violazione dei divieti di allontanamento dall’abitazione legati alla quarantena.
Per quanto riguarda i titolari degli esercizi/attività commerciali verificati, 295 sono stati sanzionati; 59 i provvedimenti di chiusura.
Questo il bilancio dei dati complessivi dall’11 marzo al 25 aprile: 10.344.667 persone e 4.056.813 esercizi/attività controllati.

Indice R+0 e terapie intensive saranno la bussola per la Fase 2
Il Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte parla stasera alle ore 20.20: nel nuovo Dpcm i criteri del’indice R+0 e terapie intensive per decidere le chiusure

Due gli indici che saranno monitorati, secondo le indiscrezioni: appena la curva epidemica tornerà a salire, Regioni e governo prenderanno provvedimenti di contenimento
L’indice R+0, ovvero il numero di persone contagiate in media da un singolo infetto, sarà la bussola sanitaria per la Fase 2. E il secondo criterio sarà la capacità del sistema sanitario di far fronte a eventuali aumenti nel numero di contagi, con terapie intensive e tutto quel che serve. I due binari indicati più volte come principali “guide” dal fronte dei tecnici del Ministero della salute, a quanto apprende l’Adnkronos Salute, sono stati ribaditi anche oggi dal Ministro della salute Roberto Speranza impegnato in queste ore in diverse videoconferenze sul tema Fase 2, al centro anche dei lavori della Task Force guidata da Vittorio Colao [ Conte sceglie l’uomo invitato nel 2018 dal Gruppo Bilderberg, per guidare la Task Force per la ricostruzione. The Bright Future – 13 aprile 2020 ].
Il nodo relativo a quanto riaprire, come e in che tempi, si dovrà dipanare in un modo che si sposi con i criteri sanitari. Criteri che riguardano ovviamente punti fermi come le distanze di sicurezza, i dispositivi di protezione come le mascherine, e così via. Ma su tutti c’è, appunto, l’indice R+0, che ogni venerdì sarà oggetto di un aggiornamento, regione per regione. Se questo indice aumenta, seguiranno provvedimenti – misure di contenimento – per riportarlo sotto la soglia. Ci si dovrà muovere così dal 4 maggio, con le prime riaperture sul fronte produttivo e poi a seguire sul fronte commerciale e individuale. In un paio di settimane si potrà vedere come si muove l’indice.
Avviata ormai invece la strada dell’indagine di sieroprevalenza con i test anticorpali, che si conta di concludere entro 2-3 settimane dall’avvio dello screening.

“Nessun rompete le righe, non vanifichiamo i nostri sacrifici”
Coronavirus fase 2, l’intervista al prof Ascierto: “Rispettare regole e distanziamento sociale”
L’Italia è ancora in uno stato di emergenza, spiega il professore, è il momento di mantenere alto il livello di allerta
di Sveva Scalvenzi
Vocedinapoli.it, 23 aprile 2020

L’Italia si avvicina alla tanto attesa fase 2, quella in cui ci saranno i primi segnali di riapertura del Paese, nonostante i contagi comincino a calare, il professor Paolo Ascierto – direttore dell’Unità di Melanoma Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Pascale – spiega che l’emergenza Coronavirus non è finita.
Intervistato da Vocedinapoli.it, ha fatto il punto della situazione, ha annunciato che a giorni l’Aifa pubblicherà il risultato della sperimentazione del Tocilizumab, farmaco per l’artrite reumatoide utilizzato per curare la polmonite severa provocata dal Covid-19. Intanto nella giornata di martedì un segnale incoraggiante è arrivato da uno studio dei ricercatori dell’Università di Brescia, secondo cui il 77% dei 100 pazienti trattati con il Tocilizumab agli Spedali di Brescia ha risposto bene alla cura.
Tra qualche giorno ci saranno le prime riaperture, ma secondo il prof Ascierto il livello di allerta deve continuare a essere elevato. In questo momento l’unico dato certo è che il distanziamento sociale riduca i contagi, per cui bisogna continuare ad avere la massima attenzione. L’invito del professor Ascierto, dunque, è quello di non abbassare la guardia, limitare le uscite laddove possibile e mantenere ancora il distanziamento sociale.

L’intervista al Professor Ascierto.

Perché quella del Sars-CoV-2 non è fra le peggiori pandemie della Storia
Uno studio ha messo a confronto i tassi di mortalità delle pestilenze di 2000 anni
di Francesca Venturi
AGI, 26 aprile 2020

Se quella che il mondo sta sperimentando non è, in termini di mortalità assoluta e relativa, fra le peggiori pandemie della storia dell’uomo, è probabilmente solo grazie alle misure di contenimento che sono state prese quasi ovunque sul pianeta e alle migliori condizioni dell’assistenza sanitaria rispetto al passato. È quanto risulta da uno studio comparato sui dati storici, realizzato dai ricercatori di Deutsche Bank. “Non si era mai vista prima una situazione in cui quasi tutta l’economia globale e’ stata posta in condizioni di lockdown” si legge nella premessa. “Detto questo, quanto grave è questa pandemia rispetto a quelle viste attraverso la storia? O meglio, quanto grave finirà per essere?”.
Lo studio mette a confronto i dati sulla mortalità delle 27 peggiori crisi epidemiche della storia umana, a partire dalla Peste antonina del Secondo secolo dopo Cristo per finire con l’attuale del Covid-19. Considerando i numeri dei morti tramandati dai testi storici in rapporto alla popolazione mondiale nei rispettivi momenti, la peggiore è stata di gran lunga la Peste nera che nel Quattordicesimo secolo sterminò oltre il 40% della già poco popolosa umanità dell’epoca, seguita dalla Peste di Giustiniano, che nel Sesto secolo d.C. aveva registrato una mortalità del 28%. Sono livelli mai raggiunti in nessuna altra occasione della storia: il tasso dell’Influenza spagnola, un secolo fa, fu del 2,73%.
Oltre a dipendere dal fatto che nei secoli la popolazione della terra è aumentata esponenzialmente (dai poco più di duecento milioni di umani nei primi secoli dopo Cristo si è passati ai 1,8 miliardi dell’epoca della Spagnola per arrivare agli attuali 7,7 miliardi di abitanti del pianeta), la riduzione della mortalità si deve anche ai clamorosi miglioramenti delle condizioni igieniche e sanitari di quasi tutti i paesi e, nel caso del Covid-19, ai provvedimenti di chiusura delle attività in gran parte del globo, a loro volta determinati dal “basso livello di tolleranza” rispetto alla morte caratteristico delle società attuali. Questo, deducono gli studiosi, determinerà analoghe scelte di interruzione delle attività per contrastare la diffusione dei virus anche nelle molto probabili pandemie del futuro, si legge nel rapporto.
Una delle maggiori difficoltà incontrate dai ricercatori è stata legata all’individuazione di un tasso di mortalità affidabile per il coronavirus: allo stato attuale, è pari allo 0,002% della popolazione mondiale, ma lo studio cita l’esempio dell’elevatissimo rapporto morti/malati registrato in Italia (oltre il 12%), spiegando che è molto probabilmente dovuto alla sottostima del numero dei contagiati, nonostante si riconosca che l’Italia è fra i paesi che effettuano il maggior numero di tamponi.
Quanto alle simulazioni “senza lockdown”, i ricercatori DB provano a basarsi su quanto accaduto sulla nave Diamond Princess: in quel caso, spiegano, il tasso di mortalità è pari allo 0,23% che proiettato su una scala mondiale porterebbe a 17,6 milioni di vittime: in termini assoluti, l’attuale pandemia diventerebbe, senza l’effetto mitigatore delle misure restrittive, la quinta più letale della storia; in termini relativi, la tredicesima.
In conclusione, spiega il rapporto, se questa non è la peggior pandemia della storia, lo dobbiamo con ogni probabilità soprattutto alle misure di lockdown, mai prima d’ora sperimentate dall’umanità. Senza dimenticare che, in prospettiva, il livello resterà contenuto grazie all’auspicabile scoperta di un vaccino efficace nella creazione di anticorpi per prevenire l’ulteriore diffusione del Covid-19.

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