Appello alla ragionevolezza

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Ho sperato dal primo momento che fosse una bufala, costruita ad arte dai detrattori politici del Governo.

Purtroppo, verificando le fonti, la notizia appare fondata.

In mezzo al dilagare del Covid-19, che ha costretto gli italiani ad una quarantena forzata, c’è un gruppo immune: l’ANPI – Associazione Nazionale Partigiani.

Il redattore sta delirando?

No, semmai ci troviamo ad una pessima caduta di stile del nostro Esecutivo, che, dopo un disguido burocratico, prima ragionevolmente escludeva la partecipazione di rappresentanti partigiani alla festa civile del 25 aprile, poi li riammette, anzi, permette la presenza non solo dei rappresentanti, ma dell’associazione al completo.

Per non sembrare il solito catto-reazionario, mi porrò nella prospettiva di tutte le confessioni religiose.

Cristiani, ebrei, musulmani, buddisti, shintoisti, induisti hanno dovuto sospendere le proprie cerimonie dall’inizio di marzo, in ottemperanza a un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.

La collaborazione è stata massima, come rilevato dallo stesso Conte in recenti interviste.

Per di più, la solidarietà tra italiani in questo tempo è partita e si è sviluppata attorno a quel Terzo Settore a preponderante guida confessionale.

Bene, abbiamo fatto la nostra parte.

Ora, nel momento della delicata negoziazione delle misure per la fase 2, lo Stato ricorda di aver una propria religione “civile”, quel misto di storia e ideali che hanno portato dalle tenebre della dittatura fascista al fulgore della democrazia.

Senza rinnegare o propugnare teorie revisioniste – anche io festeggio il 25 aprile ricordando i partigiani cattolici caduti –, credo che la compressione dei diritti, confrontata con la libertà concessa all’ANPI, diventi poco ragionevole.

Perché non è possibile garantire il diritto di cattolici, ebrei, musulmani, buddisti, shintoisti, induisti, di celebrare nei propri luoghi di culto e con propri ministri i riti che costituiscono la loro identità?

Ricordo che, tra le prime idee della CEI (facilmente replicabili in seno alle altre confessioni) vi era la moltiplicazione delle messe e la possibilità di assolvere il precetto festivo partecipando alla liturgia eucaristica feriale.

Se l’obiettivo fosse stato il distanziamento, si sarebbe potuto raggiungere senza misure così drastiche.

Eppure, si è preferito sospendere in modo giurisdizionalista – parole di Andrea Riccardi, ex ministro della Repubblica – le funzioni.

Perché la religione civile non può subire legittime compressioni?

Perché la partecipazione fisica dei membri dell’ANPI è fondamentale per il 25 aprile?

Forse che non era altrettanto, anzi maggiormente importante la partecipazione dei fedeli al sacrificio eucaristico, in special modo durante il Triduo Pasquale?

Conosciamo gli sforzi di negoziazione compiuti dalla CEI per evitare le celebrazioni deserte, risolti con un lasciapassare per un massimo di sei persone, tra diacono, accolito, lettore, operatori delle trasmissioni.

Non poteva accadere lo stesso per l’ANPI?

Non si poteva evitare lo sterile dibattito politico che dilania l’unità nazionale in un momento così grave?

Mi appello alla ragionevolezza di chi governa, ma soprattutto a quella fede che il Presidente Conte ha affermato di condividere con gli italiani.

La fede è sì un atto personale, ma, come insegna il padre del diritto ecclesiastico italiano, Francesco Ruffini, è il campo dove “il carattere socievole dell’uomo si esplica più imperiosamente”, perciò “non si avrebbe completa libertà religiosa, ove accanto alla individuale, non fosse pure concessa la facoltà di manifestazione, di propaganda e di esercizio collettivi di un credenza religiosa”.

Superato il periodo emergenziale, contestualmente alla riapertura economica, si riammetta l’esercizio pubblico del culto, visto che la spinosa vicenda ANPI attesta la compatibilità di celebrazioni pubbliche con il contenimento dell’epidemia.

L’errore si perdona, umanamente e cristianamente, il perseverare nell’errore, se può trovare un estremo appiglio nell’amore di Dio, di certo politicamente non troverà scuse.

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