Sars-CoV-2. Divulgazione scientifica – Parte 6: La fuffa di Montaigner “una solenne e pericolosa fesseria”. Il nuovo coronavirus non è artificiale

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Il nuovo coronavirus Sars-CoV-2 è come una palla di flipper che dribblando la realtà supportata dalla scienza, rimbalza tra teorie del complotto e della cospirazione, supportate da… fuffa.

La fake news del “coronavirus sfuggito da un laboratorio” è stato oggetto da diversi studi e smentite ufficiali dal mondo scientifico. Al argomento abbiamo già un mese fa dedicato un articolo divultativo [ Sars-CoV-2. Divulgazione scientifica – Parte 3: Genesi e sviluppo di zoonosi che diventano pandemie. Dipendono solo da noi – 25 marzo 2020 ]. Nonostante tutti gli studi scientifici e gli articoli divulgativi che dimostrano il contrario (anzi, le teorie del complotto trovano forza propria nella dimostrazione dell’infondatezza dei fake news: “Ovviamente si nega, perché se vuole nascondere qualcosa?”. Cosa si vuole nascondere? “Non lo sappiamo, ma cosa ci guadagna Montagnier a dichiarare il falso?”) si continua a credere nella teoria di un esperimento di laboratorio sfuggito al controllo e a gridare al complotto e alla cospirazione: “E se il Sars-CoV-2 fosse una grande illusione per soffocare la libertà individuale?”. E via di seguito…

Basterebbe informarsi per capire con quanta attenzione siano condotti gli esperimenti in laboratorio, per smentire questa bufala di una possibile fuoriuscita del virus da un segretissimo laboratorio a Wuhan.

All’inizio la bufala ha trovato “sostegno” in un’indagine da parte dell’Ambasciata USA a Pechino, risalente a qualche anno fa, che evidenziava delle carenze, in termini di sicurezza, nel Wuhan Insitute of Virology. In questo laboratorio, per l’appunto, si studia la modifica di virus per la terapia genica, che, tradotto, consiste in una vera e propria manipolazione degli stessi per renderli adatti a sopravvivere nel corpo umano. E allora sì, perché non gridare immediatamente al complotto soprattutto dopo che Donald Trump aveva annunciato, che l’intelligence USA stava indagando su un errore nella manipolazione dei virus? Peccato che un’altra notizia non sia stata diffusa con la medesima celerità e visibilità, ossia che l’intelligence USA ha dichiarato inconcludente questa indagine.

L’abbiamo già scritto nell’articolo precedente sull’argomento [ Sars-CoV-2. Divulgazione scientifica – Parte 3: Genesi e sviluppo di zoonosi che diventano pandemie. Dipendono solo da noi – 25 marzo 2020 ], in riferimento al video diventato virale sui social il 24 marzo 2020, che conteneva una puntata del Tg Leonardo di RAI Tre del 16 novembre 2015 con il servizio di Maurizio Menicucci su un Coronavirus polmonare creato da scienziati cinesi in laboratorio dai cinesi con pipistrelli e topi, pericolosissimo per l’uomo, con annesse preoccupazioni, però non ha nessuna correlazione con il Sars-CoV-2.

Comunque, la diffusione del video sui social in questi tempi, ha generato false informazioni e allarme, ha detto una nota della RAI. È simile al Sars-CoV-2 che ha creato la pandemia di questi mesi, ma non è quello creato dai cinesi nel 2015, di cui parlava il Tg Leonardo. È sempre vero che ognuno è responsabile solo di quello che dice, non di quello che altri interpretano di quello che ha detto. Però, come al solito in presenza di bufale, fake news e false informazioni occorrono le smentite e comunque gli analfabeti funzionali non si lasciano convincere delle loro false convinzioni, opinioni e “certezze”. Teorie del complotto e delle cospirazioni sono dure a morire.

Uno studio ufficiale, pubblicato su Nature Medicine, ha affermato la totale incompatibilità tra la sequenza genetica del virus al centro dell’attenzione del TG Leonardo e la sequenza genetica di Sars-CoV-2. Il fatto che le due sequenze genetiche siano incompatibili vuol semplicemente significare che non vi è evidenza scientifica della creazione del Sars-CoV-2 in un laboratorio. Quindi, esso è davvero frutto di uno spillover da una specie animale all’uomo (dal pipistrello, al pangolino, all’essere umano) avvenuto in maniera del tutto naturale.

Ci sono ulteriori strumenti per avvalorare questa tesi. Lo scienziato Enrico Bucci – che collabora con i gruppi “Frodi scientifiche e integrità di ricerca” e “Cattivi Scienziati” i quali, evidentemente, si battono proprio per smascherare delle fake news e per contrastare la diffusione di bufale in ambito scientifico – chiarisce che non vi sarebbero stati né il tempo né il numero di pipistrelli necessari a generare una mutazione genetica di un tale livello, che rendesse il gene ormai totalmente differente da quello genitore. E potrebbe bastare questo per svincolarci da qualsiasi tipo di teoria del complotto. Ma il virus nel frattempo ha continuato a subire mutazioni, che lo hanno reso leggermente diverso da quello che ha attaccato l’uomo a Wuhan e – alcuni studi rivelano – probabilmente anche da quello approdato mesi fa nel Nord Italia.

Il diffusore delle ultime fake news è niente meno che il Professore Luc Montagnier, 87 anni, famoso virologo francese che nel 2008 fu insignito del Premio Nobel per la sua partecipazione alle ricerche che portarono alla scoperta del virus dell’HIV. E questo basta per per sottolineare la sua autorevolezza e considerare le sue teorie fondate.

Comunque, non è la prima volta che Montagnier crea un scalpore nell’ambiente scientifico. Dopo aver raggiunto la vetta in seguito ad un importante contributo dato alla scienza medica, le sue teorie hanno iniziato ad andare totalmente controcorrente. Dal 2009 sostiene che l’autismo ha origine microbica. Sostiene idee affini alle cure omeopatiche È impegnato in una crociata no-vax, che gli ha procurato nel 2017 una petizione firmata da un centinaio di medici, che hanno definito pericolose le sue dichiarazioni contro i vaccini. Si è battuto per idee complottiste.

Secondo Montagnier il Sars-CoV-2 sarebbe sfuggito da un laboratorio di ricerca (ovviamente sito a Wuhan) impegnato nella ricerca di un vaccino contro l’HIV. Nell’intervista a Cnews Montagnier ha affermato che “c’è stata una manipolazione sul virus: almeno una parte, non la totalità. C’è un modello, che è il virus classico, che proviene soprattutto dai pipistrelli, ma al quale sono state aggiunte delle sequenze del HIV. In ogni caso non è naturale, è un lavoro di professionisti, di biologi molecolari. Con quale obiettivo? Non lo so. Un’ipotesi è che abbiano voluto concepire un vaccino contro l’Aids”.

La “notizia” gira da giorni in rete, soprattutto negli ambienti complottisti, che diffondono un’intervista di Montaigner al sito Pourquoidocteur.fr e poi alla televisione Cnews.

Nelle sue interviste Montagnier cita lo studio di un gruppo di ricercatori dell’Indian Institute of Technology di New Delhi, che ha sottolineato “una strana somiglianza” e che “ha poche possibilità di essere fortuita” nelle sequenze di aminoacidi di una proteina del Sars-CoV-2, il virus responsabile del Covid-19, e di quello del HIV-1, il principale responsabile dell’Aids. Lo studio, però, che non è stato pubblicato da nessuna riconosciuta rivista scientifica, è stato fortemente criticato da diversi scienziati. Hanno sottolineato che quelle sequenze sono relativamente banali e sono presenti in diversi virus. Alla fine sono stati gli stessi ricercatori indiani a ritirare dalla circolazione il loro studio, che ha fatto gridare al complotto.

La comunità scientifica Massive Science ha già individuato una quindicina di virus che inglobano la stessa sequenza comune al HIV-1 e al Sars-CoV-2, compreso un virus delle api e un altro delle patate dolci. Secondo Gaetan Burgio, genetista dell’Australian National University, intervistato dal quotidiano Le Monde, “la sequenza comune è corta. Se ci fossero stati degli inserimenti voluti di sequenze del HIV, sarebbero state molto più grandi. Si tratta di una coincidenza”.

Ciononostante c’è chi rimane in dubbio sull’origine “artificiale” del Sars-CoV-2. Potrebbe essere il frutto di una manipolazione genetica, come indica Montagnier? I virus di fabbricazione umana certamente esistono, ma a proposito del nuovo coronavirus che provoca il Covid-19, bisogna andare con i piedi di piombo, perché già diversi specialisti sono intervenuti escludendo che si tratti di un virus artificiale. “Assomiglia troppo a qualcosa di naturale”, ha dichiarato a Le Monde Etienne Simon-Loriere, ricercatore all’Istituto Pasteur. “Per creare in maniera artificiale un virus così grande ci vogliono conoscenze tecniche di cui pochi laboratori dispongono nel mondo, meno di una decina. E appare poco plausibile che degli scienziati abbiano potuto creare un virus che interagisce così bene con il recettore Ace2 (attraverso il quale s’installa nel corpo umano), mentre questo meccanismo non era mai stato osservato in precedenza”.

Un debunking
Una Montagnier di fuffa
Non basta vincere un premio Nobel per essere immuni alle fesserie sul coronavirus
di Enrico Bucci
Ilfoglio.it, 20 aprile 2020

Pochi giorni orsono, un’intervista rilasciata da un premio Nobel – Luc Montagnier – è andata in onda su un telegiornale nazionale. In questa intervista, si rilanciava l’idea già apparsa a febbraio della traccia nel genoma del nuovo coronavirus di sequenze genetiche derivate dal virus di HIV. Questa idea rilanciava due delle teorie favorite dai complottisti: che il virus fosse in realtà prodotto di ingegnerizzazione dell’uomo, e che si stessero facendo esperimenti pericolosi e inutili con virus mortali, sfuggiti poi al controllo. Ora io non mi lancerò nel triste riepilogo delle numerose sciocchezze che un premio Nobel come Montagnier ha sostenuto da un po’ di tempo a questa parte, né delle motivazioni per cui lo fa; seguirò in questo il consiglio di chi ha espresso la sua pena per un anziano signore, che sempre più spesso presenta come fatti accertati ipotesi senza alcun fondamento. Mi interessa però rassicurare il lettore circa l’insussistenza delle cose adombrate da Montagnier e delle cosiddette “prove” che avrebbe prodotto in supporto all’idea che il virus sia un prodotto artificiale.

Cominciamo con il primo dei documenti che ha citato, vale a dire un manoscritto di alcuni ricercatori indiani, che ha avuto una brevissima apparizione in Internet prima di sparire, ritirato dagli stessi autori. Montagnier ha dato a intendere che ci fosse qualcosa di losco, ma in realtà il manoscritto è stato pubblicamente demolito, prima di essere ritirato, in maniera assolutamente trasparente. Fra le tante pecche che ne hanno causato l’eliminazione, qui basterà mettere in evidenza quella dimostrata dal prof. Burgio: le parti del genoma del virus che sarebbero state, secondo gli autori, identiche a quelle di HIV (e dunque la prova della manipolazione, perché in natura l’ibrido non può prodursi), sono in realtà dei brevissimi tratti del genoma del coronavirus, che questo condivide non solo con HIV, ma con centinaia di altre specie, da ognuno dei regni del vivente.

Sarebbe come se il lettore, dal fatto che ho impiegato la parola “specie” in questo testo, la quale è presente anche in un famoso libro di Darwin, stabilisse che l’articolo che sta leggendo in questo momento porta le tracce dell’azione di Darwin stesso. In realtà, la parola è troppo corta ed è contenuta in tantissimi testi, perché possa essere prova di alcunché; e questo vale ugualmente per le cortissime sequenze comuni di “lettere” del codice genetico comuni al coronavirus e a HIV, ma anche a tantissimi altri organismi. Se il lettore volesse verificare quanto ho scritto, non ha che da processare i dati di sequenza opportunamente, usando software gratuiti disponibili in rete, per rendersene conto da solo.

Il secondo documento portato a “prova” da Montagnier è un articolo su una rivista predatoria (cioè una rivista che, per soldi, pubblica qualunque cosa) da parte di un tal Jean-Claude Perez. In questo articolo si afferma di aver trovato la prova “matematica” della artificialità del genoma del coronavirus. In realtà, si tratta di un indigeribile minestrone di parole, dal significato nullo (per controllo, ho chiesto anche a qualche matematico), il quale ha una caratteristica precipua: quella di essere in buona parte plagiato da precedenti scritti dello stesso autore, in cui le stesse parole sono usate per dimostrare le più varie cose sulle sequenze di DNA umano, dei Neanderthal e di tantissime altre specie. Come se non bastasse, anche le figure che dovrebbero servire a dimostrare quanto sostenuto dall’autore sono riciclate, persino all’interno dello stesso manoscritto: se il lettore volesse divertirsi, confronti per esempio la figura 34 con la 39. In poche parole, il cosiddetto articolo scientifico di Perez, con cui Montagnier ha collaborato anche in occasioni precedenti, è incomprensibile immondizia plagiata (come si può verificare con qualunque software antiplagio), pubblicata su una rivista spazzatura; e il fatto che un Nobel lo usi per rafforzare la sua tesi dimostra solo quanto quest’ultima sia priva di fondamento e in quale triste stato si arrivi quando a tutti i costi si vogliono sostenere sciocchezze. Due articoli spazzatura, anche se usati da un premio Nobel, non danno supporto a una tesi; e per dirlo, non c’è bisogno di un altro Nobel, basta verificare quanto ho scritto.

Quando il complottista è un Premio Nobel
di Silvano Fuso
Queryonline.it, 20 aprile 2020

Il Sars-CoV-2 sarebbe un virus creato in un laboratorio cinese di Wuhan dove

“si studiava il vaccino per l’Aids. […] La sequenza dell’Aids è stata inserita nel genoma del coronavirus per tentare di fare il vaccino. […] Quindi la storia del mercato del pesce è una bella leggenda ma non è possibile che sia solo un virus che si è trasmesso da un pipistrello, probabilmente è questo che hanno modificato. Forse volevano fare un vaccino contro l’Aids utilizzando un coronavirus come vettore di antigeni. Un lavoro da apprendisti stregoni si può dire. Perché non bisogna dimenticare che siamo nel mondo della natura, ci sono degli equilibri da rispettare”.

Tuttavia:

“La natura non accetta alcuna manipolazione molecolare, eliminerà questi cambiamenti innaturali e anche se non si fa nulla, le cose miglioreranno, ma purtroppo dopo molti morti”. Per fortuna però, esiste una soluzione: “Con l’aiuto di onde interferenti, potremmo eliminare queste sequenze e di conseguenza fermare la pandemia. Ma ci vorrebbero molti mezzi a disposizione”.

I virgolettati che avete appena letto sembrano le esternazioni di qualche complottista estremista, stile “Napalm 51”, il buffo personaggio inventato dal grande Maurizio Crozza. Purtroppo invece sono state pronunciati, nel corso di un’intervista [1], da un virologo di fama internazionale che nel 2008 è stato addirittura insignito del premio Nobel per la medicina. Si tratta del francese Luc Montagnier (n. 1932). Chi conosce Montagnier, tuttavia, non prova molta meraviglia. Il virologo, infatti, non è nuovo a simili uscite palesemente pseudoscientifiche [2]. Ma cerchiamo di analizzare qualche dettaglio in più.

L’ipotesi secondo la quale il Sars-CoV-2 potesse essere frutto di ricerche di laboratorio era circolata fin dall’inizio della sua diffusione. Tuttavia tale ipotesi è smentita da un articolo [3] pubblicato sulla prestigiosa Nature Medicine il giorno 17 marzo 2020. Lo studio, frutto di un gruppo di ricerca internazionale guidato dal californiano Scripps Research Institute, ha infatti dimostrato che il virus ha avuto origine da un salto di specie (spillover), un processo che avviene comunemente in natura [4]. Come ha dichiarato uno degli autori dello studio, Kristian Andersen, associato di immunologia e microbiologia presso lo Scripps Research Institute:

“Confrontando i dati disponibili sulla sequenza del genoma di ceppi di coronavirus noti, possiamo stabilire con certezza che Sars-CoV-2 ha avuto origine attraverso processi naturali”.

La bizzarra ipotesi di Montagnier, in un primo momento, era stata sostenuta anche da un gruppo di ricercatori indiani che avevano pubblicato in anteprima un articolo [5]. In esso si sosteneva che ben quattro sequenze del virus sarebbero state inserite partendo dal virus HIV. Gli autori suggerivano che ciò fosse dovuto a un intervento umano di ingegneria genetica. Come ha affermato il biologo Enrico Bucci [6], si tratta però di “una solenne e pericolosa fesseria”. Infatti, continua il biologo,
“due sequenze sono tipiche del coronavirus di pipistrello, mentre delle rimanenti due, solo una è davvero conservata con HIV. Ma essa è lunga solamente 6AA il che significa che il dato è puramente casuale”.

I ricercatori indiani, dopo aver pubblicato l’articolo in anteprima, si sono evidentemente resi conto dell’infondatezza della tesi sostenuta (anche a causa delle accese reazioni suscitate nel resto della comunità scientifica), tanto è vero che lo hanno immediatamente ritirato il giorno dopo averlo reso pubblico.

Ma il nostro eroico premio Nobel non si è dato per vinto. A chi gli faceva notare che la sua ipotesi appare un po’ complottista, ha risposto piccato:

“No, il complottista è quello che nasconde la verità. Credo però che in questo caso sia il governo di Pechino che ha nascosto le cose. Ma la verità però viene fuori come ho detto. Ma errare humanum est e non è il caso di fare accuse ora, né di aprire inchieste. La Cina è un grande Paese e spero che sia in grado di riconoscere un errore”.

Che dire? Montagnier ha dato in passato importanti contributi alla scienza e sicuramente si è meritato il prestigioso premio Nobel per la scoperta dell’HIV. Tuttavia, come dicevo prima, chi conosce il personaggio prova ben poca meraviglia di fronte alle sue ultime eccentriche affermazioni. Il virologo infatti non è nuovo a simili esternazioni. [7]

Prima ancora di vincere il Nobel, nel 2002, divenne abbastanza famoso dopo l’incontro che ebbe con Papa Giovanni Paolo II. Il pontefice era affetto dal morbo di Parkinson e Montagnier propose di curare la sua patologia con estratti della papaya fermentata. La cosa ebbe notevole risonanza su media. Ma suscitò anche non poche perplessità nell’ambiente scientifico. In letteratura infatti non esisteva alcuna dimostrazione che gli estratti di papaya potessero essere efficaci nella cura del Parkinson. Come dichiarò il farmacologo Silvio Garattini:

“Montagnier ha diffuso l’idea che la papaya avesse fatto bene al Papa; si tratta di dati aneddotici che non possono sostituire studi clinici controllati condotti con le moderne regole della farmacologia clinica”. [8]

E aggiunse:

“Ancora non riesco a capire come un ricercatore dello spessore di Montagnier possa farsi promotore di un preparato del genere. Non perché si tratta di un integratore, ma perché non esistono a tutt’oggi studi che ne abbiano dimostrato l’efficacia. Non si può consigliare una sostanza se niente dimostra che funzioni”. [9]

Altre posizioni scientifiche palesemente eterodosse di Montagnier hanno cominciato a manifestarsi a partire dal 2009.

In quell’anno infatti Montagnier rese pubblica una sua singolare teoria. In estrema sintesi, alcune sequenze di DNA batterico avrebbero indotto segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite. Tali soluzioni manterrebbero poi una memoria delle caratteristiche dei frammenti di DNA, anche in seguito a diluizioni talmente spinte da eliminare ogni traccia di DNA dalle soluzioni stesse (diluizioni simili vengono generalmente usate per preparare i rimedi omeopatici). Questa memoria, secondo Montagnier, potrebbe inoltre essere teletrasmessa.

L’articolo originale in cui Montagnier comunicò la sua teoria si intitolava: Electromagnetic signals are produced by aqueous nanostructures derived from bacterial DNA [10], ovvero “Segnali elettromagnetici prodotti da nanostrutture in acqua derivate da DNA batterico”.

L’autorevolezza e il prestigio dell’autore farebbero subito pensare a un importante e rivoluzionario contributo scientifico. Se i risultati degli esperimenti che vengono descritti nell’articolo fossero reali, bisognerebbe infatti rivedere profondamente non solo la medicina e la biologia che conosciamo, ma anche tutta la chimica e la fisica comunemente accettate dalla comunità scientifica. Come si suole dire in questi casi però: “affermazioni straordinarie richiedono prove altrettanto straordinarie”. È quindi legittimo chiedersi se queste prove esistano.

Una prima cosa da esaminare è la rivista su cui l’articolo è stato pubblicato. Le riviste scientifiche serie e prestigiose, prima della pubblicazione, sottopongono infatti gli articoli a un severo esame da parte dei cosiddetti referees, cioè ricercatori esperti nello stesso settore, chiamati a esprimere il proprio giudizio sull’attendibilità e la correttezza del lavoro presentato (tale procedura è chiamata peer review, ovvero revisione paritaria).

Su quale rivista è stato pubblicato il lavoro di Montagnier? Si tratta di Interdisciplinary Sciences: Computational Life Sciences. Praticamente sconosciuta all’ambiente scientifico, la pubblicazione viene realizzata in Cina. Questo suona già abbastanza insolito, perché un premio Nobel avrebbe potuto scegliere una rivista più nota, e diffusa internazionalmente. Ma la sorpresa maggiore si ha andando a vedere chi è il direttore editoriale della rivista. Si scopre infatti che è lo stesso Luc Montagnier. Il premio Nobel ha pubblicato il suo articolo su una rivista da lui stesso diretta; e questo non è certo un esempio di correttezza scientifica.

Nel 2011 Montagnier pubblicò un secondo articolo dal titolo DNA water and waves (in collaborazione con anche alcuni ricercatori italiani) [11]. Questa volta la rivista è Journal of Physics: Conference Series. Non si tratta del serio Journal of Physics (come a volte è stato erroneamente indicato), ma di un suo “spin-off”, riservato esclusivamente agli atti di conferenze scientifiche (nella fattispecie il “Fifth International Workshop on Decoherence, Information, Complexity and Entropy” tenutasi a Castello Pasquini, Castiglioncello – LI, dal 13 al 17 Settembre 2010). In questo caso la peer review non è attuata dalla rivista, ma è demandata agli organizzatori delle conferenze. E, guarda caso, uno degli organizzatori del Workshop di Castiglioncello è Giuseppe Vitiello, uno degli autori. Ancora una volta l’arbitro coincide con chi gioca la partita.

Al di là degli aspetti di metodo e deontologici, tuttavia, ciò che suscita non poche perplessità è il contenuto degli articoli di Montagnier. Senza entrare troppo negli dettagli tecnici [12], appare piuttosto evidente che il Prof. Montagnier, nella sua ricerca, sia stato vittima di un clamoroso abbaglio. Piuttosto che tirare in ballo fantomatiche teorie che rivoluzionerebbero tutta la scienza, è molto più probabile che i campioni usati dal premio Nobel non siano stati sufficientemente sterilizzati. Questo spiegherebbe la presenza di “memoria batterica” anche nelle soluzioni ultra diluite.

Per quanto riguarda l’emissione di segnali elettromagnetici, va prima di tutto osservato che Montagnier ha utilizzato uno strumento piuttosto rudimentale, inventato dall’amico Jacques Benveniste, ricercatore molto discusso, insignito per ben due volte dell’IgNobel. [13] Inoltre, anche in questo caso, una semplice applicazione del cosiddetto rasoio di Occam [14] porta a concludere che sia estremamente più probabile che i segnali elettromagnetici rilevati dallo strumento provenissero da fonti esterne (noi siamo costantemente bombardati da segnali elettromagnetici), piuttosto che dai campioni di soluzioni ultra diluite di DNA batterico. Lo stesso Montagnier, nell’articolo, affermavava che la presenza di rumore elettromagnetico di fondo è una condizione essenziale per vedere i segnali rilevati.

Infine va osservato che nessuno ha mai replicato i risultati di Montagnier. Essi appaiono talmente improbabili e le metodologie utilizzate talmente grossolane che ben pochi hanno pensato di perdere tempo e denaro per intraprendere ricerche del genere. È quindi in parte vero che non sono neppure stati confutati. Ma il fatto che essi siano in contrasto totale con tutta la scienza conosciuta e che siano stati ottenuti in maniera così goffa e dilettantesca autorizza la comunità scientifica a considerarli semplicemente frutto di un abbaglio. Che la vittima dell’abbaglio sia stato un illustre premio Nobel dimostra, per l’ennesima volta, come nella scienza non valga alcun principio di autorità. L’unica cosa che conta sono i fatti dimostrati in maniera convincente.

Non soddisfatto di simili incursioni parascientifiche, nel 2012 Montagnier ha dato ancora libero sfogo alla sua fantasia. Invitato alla Camera del Parlamento italiano per presentare un suo libro, Montagnier ha pronunciato dichiarazioni per lo meno imbarazzanti. [15] Ha infatti affermato che l’autismo potrebbe avere un’origine infettiva (se batterica o virale non è dato sapere) e che il trattamento dei bambini con antibiotici potrebbe dare risultati positivi (osserviamo che, nel caso di infezioni virali gli antibiotici sono comunque inefficaci). L’infezione, secondo il premio Nobel, produrrebbe stress ossidativo che sarebbe la vera causa dell’insorgenza dell’autismo nei bambini e delle malattie neurodegenerative (Parkinson e Alzheimer) negli adulti. Da qui la necessità di assumere dosi massicce di antiossidanti, come quelli contenuti nei suoi estratti di papaya. Lo stress ossidativo, infine, sarebbe favorito dall’uso dei telefoni cellulari.

Più recentemente Montagnier ha affermato che le vaccinazioni infantili potrebbero essere pericolose. [16] Inutile dire che nemmeno tutte queste ultime affermazioni di Montagnier hanno mai trovato conferma da parte della comunità scientifica. Nel 2012 Montagnier venne nominato direttore ad interim del Chantal Biya International Reference Centre (CIRCB), centro di riferimento internazionale per la lotta all’AIDS e all’HIV, con sede nella città di Yaoundé in Camerun. Questa nomina suscitò la reazione di 35 premi Nobel, che ritenevano la figura di Montagnier del tutto inadeguata a ricoprire un ruolo così delicato. [17]

È alla luce di tutto questo che bisognerebbe valutare le affermazioni di Luc Montagnier sul nuovo coronavirus. In assenza di prove e di pubblicazioni su riviste scientifiche validate, quelle da lui espresse rimangono semplicemente sue opinioni personali. E non è con queste che si fa la scienza.

Note

1) L’intervista è stata rilasciata al podcast francese, specializzato in medicina e salute, “Pourquoi Doctor“, ed è disponibile QUI. Si veda anche quest’altra intervista all’emittente “CNews”: QUI;

2) A Montagnier è dedicato un capitolo del libro: S. Fuso, Strafalcioni da Nobel. Storie dei vincitori del più prestigioso premio al mondo…e delle loro più solenni cantonate, Carocci, Roma 2018;

3) K. G. Andersen, A. Rambaut, W.I. Lipkin, E.C. Holmes, R.F. Garry, “The proximal origin of SARS-CoV-2”, Nature Medicine, 26, 450-452, 2020. Disponibile qui: https://www.nature.com/articles/s41591-020-0820-9;

4) QUI;

5) P. Pradhan, A.K. Pandey, A. Mishra, P. Gupta, P.K. Tripathi, M.B. Menon, J. Gomes, P. Vivekanandan, B. Kundu, “Uncanny similarity of unique inserts in the 2019-nCoV spike protein to HIV-1 gp120 and Gag”, BioRxiv, 1 febbraio 2020: QUI;

6) QUI;

7) Quello che segue è in gran parte tratto dal libro: S. Fuso, Strafalcioni da Nobel, op. cit.

8) Giuliano, Papaya: e se non facesse alcun miracolo?, “Tanta salute”, 11 gennaio 2010;

9) F. Porciani, Dalla Ventura a Montagnier, elogio della papaya, “Corriere della Sera”, 10 marzo 2004: QUI;

10) L. Montagnier, J. Aïssa, S. Ferris, J.L. Montagnier, C. Lavallée, Electromagnetic signals are produced by aqueous nanostructures derived from bacterial DNA sequence, “Interdisciplinary Sciences: Computational Life Sciences” 1(2), 81-90, 2009: QUI;

11) L. Montagnier, J. Aïssa, E. Del Giudice, C. Lavallee, A. Tedeschi, G. Vitiello, DNA waves and water, “Journal of Physics: Conference Series”, 306 (1), 1-10, 2011: QUI;

12) Chi è interessato può leggere l’ottima trattazione che ne fa il dottor Salvo Di Grazia a questo indirizzo: QUI e a questo: QUI. Si veda anche: N. Niccolai, Tra Scienza e Fantascienza: considerazioni sul caso Montagnier: QUI;

13) A J. Benveniste è dedicato un capitolo di: S. Fuso, La falsa scienza. Invenzioni folli, frodi e medicine miracolose dalla metà Settecento a oggi, Carocci, Roma 2013. L’IgNobel è un premio satirico assegnato ogni anno a ricerche bizzarre;

14) Principio “economico”, formulato da Guglielmo di Occam (1285-1347), che afferma, in sostanza, che quando più ipotesi interpretative consentono di interpretare un certo fenomeno, è opportuno scegliere quella più semplice [Novacula Occami – Rasoio di Occam, V.v.B.];

15) V. Pini, Montaigner: “Antibiotici contro l’autismo incoraggianti i primi test su 200 bimbi”, “la Repubblica”, 22 marzo 2012: QUI;

16) QUI;

17) D. Butler, Nobel fight over African HIV centre, “Nature Ne
ws”, 19 giugno 2012: QUI e F. Sgorbissa, Montagnier direttore: i Nobel insorgono, “OggiScienza”, 20 giugno 2012: QUI.

Articoli precedenti:

0 – Sars-CoV-2. Divulgazione scientifica volta a contrastare disinformazione e false notizie che imperversano nocivamente – Introduzione – 25 marzo 2020
1 – Sars-CoV2. Divulgazione scientifica – Parte 1 – Covid-19: Casi asintomatici e periodo d’incubazione – 25 marzo 2020
2 – Sars-CoV-2. Divulgazione scientifica – Parte 2: Persistenza del virus nell’ambiente e sulle superfici – 25 marzo 2020
3 – Sars-CoV-2. Divulgazione scientifica – Parte 3: Genesi e sviluppo di zoonosi che diventano pandemie. Dipendono solo da noi – 27 marzo 2020
4 – Sars-CoV-2. Divulgazione scientifica – Parte 4: Covid-19 è pericolosa per cani e gatti? Possono trasmetterla all’uomo? – 5 aprile 2020
5 – Sars-CoV-2. Divulgazione scientifica – Parte 5: Terapie possibili nei trattamenti e per frenare il Covid-19 – 12 aprile 2020

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