Pasqua ortodossa senza fedeli ma la vita è più forte della morte

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A una settimana dalla celebrazione della Pasqua cattolica anche i fedeli ortodossi di tutto il mondo (dalla Russia alla Grecia, dalla Serbia alla Turchia) sono stati costretti, domenica scorsa, a causa del propagarsi del Covid-19, a stare in casa a seguire dalla tv o attraverso Internet le celebrazioni dedicate alla Passione, morte e Risurrezione di Gesù. Domenica scorsa infatti, secondo il calendario giuliano, si è celebrata la Pasqua per gli ortodossi di tutto il mondo e per i cattolici di rito orientale.

Proprio papa Francesco ha fatto sentire le sua vicinanza a queste Chiese durante il Regina Coeli di domenica scorsa: “Formulo l’augurio ai fratelli e alle sorelle delle Chiese d’Oriente che oggi celebrano la festa di Pasqua. Soprattutto in questo tempo di prova, sentiamo quale grande dono è la speranza che nasce dall’essere risorti con Cristo! In particolare, mi rallegro con le comunità cattoliche orientali che, per motivi ecumenici, celebrano la Pasqua insieme con quelle ortodosse: questa fraternità sia di conforto là dove i cristiani sono una piccola minoranza”.

Come certamente significative sono state le parole espresse dal patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I durante i riti della Pasqua: “Il coronavirus ha dimostrato quanto fragile sia l’uomo, quanto facilmente lo domini la paura e la disperazione, quanto impotenti si rivelino le sue conoscenze e la sua fiducia di sé…

La speranza dell’eternità vive nel cuore di tutti i medici, infermieri, volontari e di tutti coloro che prestano assistenza generosamente, con spirito di sacrificio, abnegazione e amore, ai fratelli che soffrono. Nel mezzo di questa crisi indicibile, essi profumano di risurrezione e speranza. Nessuna restrizione esterna deve spezzare la nostra unità e toglierci l’autentica libertà spirituale acquisita dalla conoscenza di Nostro Signore”.

Nel messaggio di Pasqua il patriarca ecumenico ha sottolineato che la Resurrezione non nega la realtà della morte: “La fede nella Resurrezione di Cristo e nella nostra propria co-resurrezione non nega la presenza dolorosa della morte, del dolore e della croce nella vita del mondo. Non respingiamo questa dura realtà, né assicuriamo per noi stessi, attraverso la fede, una copertura psicologica davanti alla morte.

Conosciamo tuttavia, che la vita presente non è tutta quanta la vita, perché qui siamo di ‘passaggio’; che apparteniamo a Cristo e che camminiamo verso il Suo Regno eterno. La presenza del dolore e della morte, per quanto sia evidente, non costituisce la realtà ultima. Essa è l’annullamento definitivo della morte”.

Riferendosi al coronavirus ha affermato che senza la speranza della vita eterna è difficile essere umani: “La pandemia latente del nuovo coronavirus ha dimostrato quanto fragile sia l’uomo, quanto facilmente lo domini la paura e la disperazione, quanto impotenti si rivelino le sue conoscenze e la sua fiducia di sé, quanto infondata sia l’opinione che la morte costituisca un evento alla fine della vita e che l’oblio o l’allontanamento della morte sia il suo giusto modo di affrontarla.

Le situazioni estreme dimostrano che l’uomo è incapace di gestire tenacemente la propria esistenza, quando crede che la morte sia la realtà invincibile e il confine insormontabile. E’ difficile restare umani senza la speranza dell’eternità. Questa speranza vive nel cuore di tutti i medici, infermieri, volontari, donatori e di tutti coloro che prestano assistenza generosamente ai fratelli che soffrono con spirito di sacrificio, abnegazione e amore.

Nel mezzo di questa crisi indicibile, essi profumano di resurrezione e speranza. Sono i ‘Buoni Samaritani’, coloro che versano, a pericolo della loro vita, olio e vino sulle piaghe; sono gli attuali ‘Cirenei’ sul Golgota di coloro che giacciono nelle infermità”.

Anche il metropolita d’Italia e di Malta ed esarca dell’Europa meridionali, Gennadios, ha incentrato il messaggio sulla Resurrezione: “La Resurrezione che dona all’uomo l’ingresso nel passaggio, con la libertà, la gioia e l’esultanza della Resurrezione, vediamo naturalmente secondo l’insegnamento dell’Apostolo San Paolo e dei Santi Padri Teofori che ‘Cristo nostra Pasqua’, nell’ ‘antico lievito’ dell’umanità è stato posto come ‘Nuovo lievito’, che è ‘potenza’ ed è in grado di trasformare in quanto il riconoscere e venerare la Resurrezione rinnova un ‘Nuovo uomo’.

La ‘Nuova umanità’, che possiede il ‘Nuovo lievito’ della Resurrezione, Cristo, ‘Morto e Risorto’, è trasformata, si rinnova e rinasce: Trasfigurazione, Rinnovamento, Rinascita! E’ un dono preziosissimo della Resurrezione, che vincerà il male, il Coronavirus, la morte, poiché la nostra unica speranza, Cristo Risorto, alimenta la guarigione e la salvezza dell’uomo”.

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