Il coronavirus nelle RSA

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Il coronavirus è stato un ciclone che si è abbattuto su migliaia di case di riposo, in particolare quelle della Lombardia, dove è concentrato oltre il 20% delle 4.629 residenze e dei 300.000 ospiti, che nella regione epicentro della pandemia in Italia, sono per il 94% non autosufficienti.

In questo istant book Vita.it racconta quello che ha documentato nelle scorse settimane nelle Rsa lombarde, non per cercare capri espiatori ma per capire cosa stava accadendo. Una situazione che a fine marzo Ledha-Lega per i diritti delle persone con disabilità, insieme a Forum Terzo Settore Lombardia, Uneba Lombardia e Alleanza Cooperative Italiane-Welfare Lombardia, aveva evidenziato con una lettera aperta alle istituzioni regionali e nazionali per denunciare la drammatica situazione che stavano vivendo le persone con disabilità e fragilità, soprattutto anziane, ma non solo, intitolandola ‘la strage degli innocenti’: “Abbiamo deciso che i vecchi potevano morire. Le strutture chiamavano ma l’ambulanza non usciva, lo specialista non arrivava, i farmaci nemmeno.

Chiedevano DPI e non arrivavano e quando le strutture se li sono procurati, sono stati sequestrati. A queste persone è stato negato l’accesso ai pronto soccorso e agli ospedali, sono state lasciate morire nei loro letti, senza poter avere accesso a tutte le cure a cui sono state invece sottoposte le persone che sono riuscite ad essere ricoverate.

Se mettiamo tutto insieme… che vuol dire? Che c’è stato un sistema socio-sanitario che ha deciso che nell’emergenza, dovendo decidere dove indirizzare le risorse, ha scelto di sacrificare una parte di popolazione. Abbiamo la certezza che queste persone non sono morte perché hanno avuto la sfortuna di aver incontrato il virus e purtroppo non ce l’hanno fatta: sono persone che dovevano essere curate e non sono state curate”.

L’urgenza per l’associazione è quella di garantire un percorso condiviso, che non escluda il debole: “Il sistema di welfare sociale per la disabilità lombardo è molto evoluto, abbiamo tutte le capacità per ripensare il sistema e fare un salto. La fatica deve essere quella di arrivare insieme a un atto di indirizzo così condiviso che sarà naturale per tutti applicarlo.

Non abbiamo bisogno di linee guida calate dall’altro ma di decidere insieme alcune priorità, cosa bisogna garantire a tutti, dappertutto, anche provando e correggendo gli errori. Per le persone con disabilità la situazione presente durerà parecchi mesi. Le famiglie hanno dimostrato grande capacità di adattamento e di iniziativa, lo stesso i vari operatori ma non si può pensare di affrontare i prossimi mesi contando solo sulle risorse spontaneamente presenti negli operatori, nelle persone, nelle famiglie… E’ troppo rischioso”.

Nell’istant book la Fish (federazione italiana per il superamento dell’handicap) ha evidenziato la mancanza di programmazione per i diritti dei disabili secondo la Convenzione dell’ONU: “Al contrario, in questi anni hanno continuato a fiorire strutture sempre più grandi, sempre meno rispondenti a criteri di inclusione sociale, a nascere e ad essere finanziate strutture residenziali indicate come ‘eccellenze’, situate a decine di chilometri dall’abitato più vicino. Con il prevalere di questi modelli, le persone anziane non autosufficienti e le persone con disabilità continueranno a vivere (e a morire) nel loro isolamento e nella loro segregazione, quando non nelle molestie, abusi, eccessi di sedazione, deprivazione… cioè proprio in quel brodo di coltura in cui è maturata la tragedia di questi giorni”.

Il book è concluso da un’intervista al direttore generale dell’Istituto ‘Sacra Famiglia’, dott. Paolo Pigni, che afferma: “Andando allora al cuore del problema: dobbiamo prendere in mano in maniera strutturata questo problema, dedicando risorse specifiche e una specifica unità di crisi al tema delle fragilità. Considerando i tempi lunghi e difficili che ci attendono, la partita nelle Rsa e nelle Rsd andrà gestita con estrema attenzione. Dico questo senza spirito di polemica, ho massima fiducia nelle autorità lombarde”.

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