Daniele Novara: i compiti dei genitori per i bambini

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Siamo ormai a due mesi dalla chiusura di ogni attività sociale per i bambini e mentre si stanno studiando misure adatte per far ripartire tutte le attività lavorative per l’economia, è certo che le scuole non riapriranno ed i genitori si troveranno a gestire una complessità di azioni che potrebbero avere serie conseguenze per i bambini. Il pedagogista, Daniele Novara, direttore del Centro Psico Pedagogico, offre alcuni suggerimenti ai genitori:

“Essere bambini vuol dire, a differenza dell’essere adolescenti, dipendere quasi totalmente dai genitori. È una condizione particolare che nel corso della vita non si ripeterà più. Pertanto la prima evidenza è che per qualsiasi vicenda i bambini e le bambine vivono gli stati emotivi dei loro genitori, sono estremamente permeabili alle loro ansie e paure, alle loro inquietudini…

I bambini vivono il restare in casa come un’esperienza ludica di vacanza. E’ importante che i genitori non li coinvolgano in discorsi fuori dalla loro portata o li espongano a informazioni televisive o digitali che sono di difficile gestione anche per gli stessi adulti specialmente quando compare il tema della morte (che a partire dal quinto anno di vita il bambino è in grado di cogliere e di comprendere come perdita definitiva)”.

Inoltre sottolinea il ‘dovere’ a dare un’adeguata informazione in base all’età del bambino: “Infine occorre fare attenzione anche all’eccesso di rassicurazioni, esiste una comunicazione diretta e una comunicazione subliminale. Spesso gli adulti finiscono col trasmettere le loro preoccupazioni quasi che tranquillizzare i bambini diventasse un modo per tranquillizzare se stessi.

Le comunicazioni dovrebbero essere molto asciutte e limitate, qual tanto che basta per dire ai più piccoli come sarà la loro vita: non andranno a scuola, staranno in casa, potranno fare dei giochi, fare un po’ di compiti, leggere ed eventualmente incontrare in casa altri bambini. Insomma, in educazione è sempre meglio comunicare ai figli ciò che faranno o devono fare piuttosto che dare ‘spiegoni’ eccessivi”.

Inoltre ha sottolineato la ‘funzione’ strategica del padre contro l’indolenza dei figli: “Ecco che in questa situazione, diventa strategica la funzione paterna: la possibilità che la figura del padre, o comunque il ruolo paterno, assuma per i figli un principio di organizzazione e di sviluppo creativo delle proprie risorse che permette di superare questo periodo così difficile e tragico.

Mi riferisco in particolare a quella che è la funzione paterna per antonomasia, ossia la possibilità del padre di sviluppare sia nei bambini che nei ragazzi delle nuove capacità e delle nuove scoperte. Con i bambini non si tratta di mettersi alla pari, ma, tenendo la giusta distanza educativa, il padre può aiutarli a sviluppare nuovi apprendimenti, non semplicemente quelli scolastici che restano un’area di ‘lavoro’ tipicamente materna”.

Anche nei confronti degli adolescenti il padre è fondamentale: “Lo stesso vale per gli adolescenti: aiutarli a evitare che l’indolenza li travolga significa creare i giusti paletti, specialmente sulle forme più deleterie di utilizzo del tempo, come gli eccessi di videoschermi, social e quant’altro che spingono a un certo isolamento.

Viceversa, bisognerebbe utilizzare il web per sviluppare specifici interessi. Tutto questo tempo diventa una straordinaria occasione per apprendere in un’età in cui, dal punto di vista cognitivo, la plasticità neuronale va a mille permettendo di imparare con una certa facilità, se non leggerezza.

Emerge così la figura di un padre e di un ruolo paterno che organizza, che stimola i figli a organizzarsi, che stabilisce paletti sul tempo della giornata, che incoraggia a riempire questo tempo in maniera utile, in modo che diventi memoria di un’occasione di crescita piuttosto che di una costrizione oppressiva”.

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