Da Pompei la preghiera diventa carità

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‘Catena dolce che ci rannoda a Dio’: questa è la preghiera del Rosario nella Supplica di Bartolo Longo, che ha dato inizio mercoledì sera alla recita del Rosario dal Santuario della Madonna del Rosario a Pompei, proposto dalla Cei, con gli scritti del beato Bartolo Longo e del servo di Dio, mons. Francesco Saverio Toppi, già arcivescovo del Santuario. 

Ad essere meditati sono stati i Misteri gloriosi: dalle Risurrezione di Gesù all’Incoronazione di Maria a Regina del cielo e della terra, passando per l’Ascensione di Gesù, il dono dello Spirito Santo sugli Apostoli e Maria, e l’Assunzione della Vergine in cielo.

Nella lettera ai fedeli il delegato pontificio, mons. Tommaso Caputo, ha sottolineato la necessità di riscoprire la preghiera e la carità: “E’ necessario che questo tempo abbia anche il volto della carità. In questo momento di difficoltà non possiamo dimenticare le persone sole e gli altri nostri fratelli nel bisogno.

Senza l’amore concreto al prossimo la preghiera sarebbe vana, come ben sapeva il Fondatore di Pompei, il Beato Bartolo Longo, che, accanto al tempio della fede, il nostro Santuario, volle edificare il tempio della carità, i centri di accoglienza per gli ultimi e gli emarginati. In questi giorni, quasi tutte le opere sociali del Santuario, nel rispetto delle norme, continuano ad assistere bambini, giovani, mamme in difficoltà, bisognosi”.

Però anche questo tempo può essere vissuto attraverso la sperimentazione delle vie della fede: “E’ proprio vero. Viviamo tempi inediti e difficili, ma nei quali è ben visibile il segno di una sfida. Siamo chiamati a essere cristiani del qui e ora che non si lasciano intimorire e, anzi, cercano, attraverso le difficoltà, la via per rinnovare e rendere più viva e presente la propria fede. Cristiani disposti a sperimentare e a mettere in atto quelle vie che proprio una fede coraggiosa e aperta alla fantasia dello Spirito riesce a suscitare”.

Si è iniziato nel primo Mistero (la Risurrezione di Gesù) pregando per le vittime del coronavirus, ricordando in particolare il personale medico, i sacerdoti e gli anziani attraverso uno scritto di mons. Toppi: “Occorre un salto dalla realtà terrena a quella ultraterrena, dal mondo della carne a quello dello Spirito, dall’opera dell’uomo a quella di Dio.

E l’opera di Dio trova la sua sintesi emblematica, la sua espressione suprema nella Risurrezione del Cristo Gesù… Noi recitando il Rosario ci concentriamo nel Cuore di Maria, dove troviamo immancabilmente Gesù che ci comunica per Maria la potenza della sua Risurrezione, ossia la Vita della sua Grazia, la santità del suo Spirito, la gioia paradisiaca del suo Amore”.

Nel secondo Mistero (l’Ascensione di Gesù) il pensiero si è rivolto ‘agli ammalati e a quanti sono impegnati nella loro cura’, sorretti dalle parole del beato Longo: “O Vergine Immacolata e Madre nostra amatissima, che, piena di celesti speranze e di smisurato amore, vedesti il tuo Diletto ascendere al cielo, accendi la nostra fede, ravviva la nostra speranza e rinvigorisci la nostra carità; benedici, accetta le nostre fatiche, ed ottienici la perseveranza finale per meritare la corona eterna del cielo”.

Nel terzo Mistero (Il dono dello Spirito Santo) sono stati affidati i sacerdoti, religiosi e religiose, e coloro che operano a servizio del malato: “A Lei, aiuto dei cristiani, affidiamo i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e le religiose e tutti coloro che operano a servizio dei malati, perché siano sempre pronti, come il buon Samaritano, a versare l’olio della consolazione e il vino della speranza.

Lo Spirito Santo soffi ancora nella Chiesa, per aiutare il mondo a ritrovare, attraverso la via della salute, la strada della salvezza… A Maria chiediamo di aiutare gli operatori sanitari ad accostarsi ai pazienti, nella consapevolezza di avere di fronte persone che vivono una fragilità fisica e spirituale”.

Nel quarto Mistero (l’Assunzione di Maria in cielo in corpo e spirito) sono stati affidati coloro che governano attraverso la supplica del beato Longo: “Ma ricordati che fu per noi peccatori che Tu fosti elevata a tanta dignità e gloria; perciò non hai perduto, anzi in Te è cresciuta la compassione verso di noi poveri figli di Adamo. Dal gran trono, dunque, dove regni, rivolgi, o Maria, anche sopra di noi gli occhi tuoi pietosi, ed abbi pietà di noi. Guardaci e soccorrici”.

Infine l’arcivescovo di Pompei ha ricordato nel quinto Mistero (Maria Regina del cielo e della terra) “la Chiesa intera, soprattutto il nostro papa Francesco. Continui a donargli parole che aprono il cuore alla speranza; parole accoglienti capaci di suscitare gesti di comprensione e di perdono, parole di amore che spingano tutti a opere di carità per i più bisognosi in questo tempo di pandemia”.

Il Rosario nel Santuario di Pompei si è concluso con la Supplica alla beata Maria Vergine del Santo Rosario: “O Rosario benedetto di Maria, Catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza negli assalti dell’inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più.

Tu ci sarai conforto nell’ora di agonia, a te l’ultimo bacio della vita che si spegne. E l’ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti. Sii ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo”.

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