Da Como un invito a non temere

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In questi giorni l’epidemia da Coronavirus in provincia di Como ha sfondato il tetto dei 2.000 tamponi positivi: il totale sale a 2.015, mentre i decessi sono 261. I casi positivi a livello regionale sono 60.314 ed i morti sono 10.901.

Nonostante questi numeri il vescovo di Como, mons. Oscar Cantoni, ha invitato i fedeli a ‘sciogliere canti di gioia’ nel giorno di Pasqua: “Siamo liberi e vivi, di quella libertà che Cristo ci ha conquistato rendendoci figli di Dio. In cosa consiste la libertà dei figli di Dio?

Essa è frutto della vita nuova che nasce dal nostro Battesimo. Ci permette di vivere, sotto la guida dello Spirito Santo, scegliendo di compiere tutto e solo ciò che a Dio piace, così come ha fatto Gesù, nella sua vita terrena, e nello stesso tempo, di riconoscere il male per evitarlo”.

Ed ha invitato a credere nel messaggio di Cristo che invita a non avere paura: “Persino dalla tomba Dio fa uscire la vita… Queste parole sono rivolte anche a noi, oggi, giacché la parola di Dio esprime significati sempre nuovi, a secondo della situazione che gli ascoltatori stanno vivendo”.

La prima ‘preoccupazione’ di Cristo risorto riguarda la persona: “Il Signore, dunque, si preoccupa di noi, prima ancora di dirci di sé. Egli è con noi, si prende cura di noi, partecipa  alle nostre sofferenze, vive con noi i drammi che stiamo attraversando. Il buio e la morte non hanno l’ultima parola. Con Dio niente è perduto.

Cristo ha vinto il male, il peccato, la sofferenza e la morte. Anzi, sulla croce, Cristo ha preso su di sé ogni sofferenza, fisica e morale, redenta in radice. Non solo il dolore di chi ha fede, ma ogni dolore umano, perché Cristo è morto per tutti”.

E’ un invito a non temere, ma ad annunciare: “La Galilea, per i discepoli, era il luogo della loro ‘prima ora’, quando essi hanno sentito il fascino irresistibile della chiamata a seguire Gesù. E recandosi di nuovo in Galilea i discepoli dovranno ricordare di essere stati amati, senza alcun loro merito. Da lì, una volta confermati dal Signore, prenderanno le strade del mondo”.

Per il vescovo di Como l’invito a ritornare al cuore del Vangelo, che consiste nella missione: “Soprattutto nei momenti di crisi e di prova è opportuno che ciascuno di noi ritorni con la memoria del cuore alla sua Galilea, per sperimentare di nuovo la fedeltà di Dio che ci rimette in cammino.

Se il Signore è con noi nel buio delle nostri notti, lo è per farci uscire fuori e portare a tutti l’annuncio di speranza che ci ha riconquistato. Nessuno affiderebbe grandi responsabilità a chi non è stato fedele. Gesù invece lo fa, affidando anche a noi il mandato missionario”.

Mentre nella veglia pasquale il vescovo aveva invitato a non dimenticare che il cristiano è il popolo di Dio: “Tutti insieme, come popolo di Dio, senza però rinunciare alla nostra singolarità, rinnoveremo questa sera le promesse battesimali. Sono la memoria di un dono divino che un giorno ci ha raggiunto e rimane in eterno, ma anche il segno della nostra risposta, a cui cerchiamo di essere dinamicamente fedeli, nonostante la nostra debolezza.

Ci è chiesto, infatti, nel diventare ogni giorno cristiani, non di tornare nostalgicamente a un mondo che ormai non esiste più, ma di fare nostro quell’esigente cammino di riforma, personale e comunitaria, a cui ci richiama costantemente papa Francesco”.

Proprio in questo periodo ‘buio’ è necessaria una ‘luce’ che illumina: “Dentro l’oscurità, che ancora ci avvolge e che non sembra dissolversi, abbiamo però una guida luminosa, il Cristo Signore, luce del mondo. Insieme, avvertiamo viva anche la presenza di tanti altri fratelli e sorelle, significate dalle luci attinte dallo stesso Cero pasquale.

Ci trasmettono anch’essi consolazione e speranza, ci sono di guida e sostegno, mediante la presenza e la solidarietà che i loro gesti esprimono. Sono segnali indicatori di una volontà comune che vuole operare le condizioni per un risveglio di attenzione responsabile e operosa nei confronti delle sofferenze di tutti, sotto ogni latitudine”.

Proprio in questo momento è necessario che la gioia della Pasqua si trasformi in ‘opere’: “E’ la grazia consolante della Pasqua che ha bisogno, però, di essere ritradotta nelle opere nuove che ciascuno di noi, rinnovato dalla luce vivificante del Risorto, saprà mettere in atto.

Sono gesti d’ amore, di vicinanza, di attenzione, di delicatezza nei confronti degli altri. Sono i segni semplici di ogni giorno, ma espressi da una forza nuova, quella della vita del Risorto che opera in noi e che attraverso di noi vuole raggiungere tutti gli altri…

Il Cristo risorto, che il Padre ha risuscitato per il suo pieno e totale affidamento a Lui, ci doni di gustare la salvezza che egli continua anche oggi ad operare: ossia la liberazione dal peccato, dal male, dalla morte, dal vuoto interiore e dall’ isolamento, insieme anche alla nuova immagine di Dio, che Egli ci ha presentato al vivo”.

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