Scienza & Vita: attenzione ai bisogni reali delle persone più fragili durante la pandemia

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Dopo quasi un mese, il numero di vittime quotidiane torna a essere inferiore alle 500 unità: calano i ricoverati, gravi e meno gravi, stabili i dati dei guariti, dei nuovi positivi (soprattutto in rapporto ai tamponi eseguiti) e delle persone attualmente malate. I decessi risultano soprattutto nelle persone anziane o con patologie e così l’associazione ‘Scienza e vita’ ha espresso la sua preoccupazione per le necessità delle persone con patologie croniche o disabilità confinate in quarantena in questo periodo di pandemia:

“Ci giungono varie segnalazioni da più parti di Italia su difficoltà inerenti le restrizioni della pandemia per alcune particolari categorie e nostro obbligo è segnalarle e vigilare che non restino inevase. Nella necessità di aderire alle indicazioni della Protezione Civile e del Governo per contenere i contagi, non possiamo non segnalare l’urgenza di chi non è autosufficiente e che vede ulteriori difficoltà assistenziali a domicilio per le restrizioni del loro proprio movimento o del movimento di chi dovrebbe assisterli.

E’ fondamentale che il bene comune venga tarato sul bene delle persone più fragili. Dunque, chiediamo che per i cittadini con disabilità vengano immediatamente adottate delle misure assistenziali in grado di sopperire le carenze del momento. Vogliamo sperare che questa riflessione porti rapidi ausili, ma non solo: che sia lo spunto per ripensare le emergenze e il diritto alla salute sempre sul metro e sui diritti dei più deboli anche quando questa crisi sarà terminata”.

Inoltre nei giorni scorsi si era diffusa una petizione, poi rivelatasi infondata, che invocava “misure urgenti in materia di interruzione volontaria di gravidanza per il contenimento e il contrasto del diffondersi della pandemia da Sars–Cov2 sull’intero territorio nazionale a partire dalla considerazione che durante questa fase di emergenza sanitaria se le donne incontrano difficoltà ad accedere ai servizi di interruzione volontaria di gravidanza rischiano di superare i limiti temporali entro i quali la legge 194/78 prevede il diritto di interruzione”.

Anche in questo caso l’associazione aveva sottolineato l’insensatezza della proposta: “Proprio in questo drammatico momento, nel quale la solitudine sembra la cifra caratteristica della pandemia in atto, reputiamo sia ingiusto affidare all’automatismo e alla telemedicina un rapporto medico-due pazienti così delicato e bisognoso di vicinanza umana. A meno che non si voglia proseguire nella vecchia prospettiva di invocare urgenze per scavalcare strumentalmente limiti che non si riescono ad abbattere nella ordinaria revisione scientifica ed etica.

L’aborto, a nostro giudizio, è e resta un atto ingiusto e banalizzarlo non aiuta a comprenderne la profonda e dirompente azione disgregatrice del tessuto sociale e umano… Così, non avranno neppure più la possibilità di raccontare a qualcuno la loro situazione e, magari, in un auspicabile clima di vero aiuto, ricevere sostegno a non abortire, come previsto da quella legge 194 tanto invocata solo strumentalmente, ma mai nelle parti più consone al suo sottotitolo (‘Norme per la tutela sociale della maternità’)”.

A tale notizia anche il prof. Giuseppe Noia, docente di Medicina dell’età prenatale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e responsabile dell’Hospice perinatale del Policlinico Gemelli, ha sottolineato il falso problema:

“Vorrei ribadire prima di tutto quanto dice la letteratura internazionale su Covid-19 e gravidanza, perché a tutt’oggi non risulta automatico il passaggio del virus dalla madre al bambino per tutti i trimestri della gravidanza. E questo lo attestano i dati provenienti da Wuhan, in Cina, e in Italia dalla Lombardia su tutti i bambini nati in quelle zone e durante la pandemia.

Bambini liberi dal virus di cui non è stata trovata traccia nel latte materno, nel sangue, nel liquido amniotico e in tutto il resto. Inoltre, non vi è stato aumento di malformazioni o di abortività come era stato riferito per altre infezioni virali, come la Sars ad esempio. L’unica accortezza è relativa all’allattamento, che viene inizialmente e temporaneamente effettuato in maniera indiretta, cioè fornito al bambino tramite biberon, in attesa di riunificare mamma e piccolo per una normale crescita del neonato”.

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