Papa Francesco è vicino alle famiglie

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Nei giorni scorsi papa Francesco, alla vigilia della Settimana Santa, ha inviato un messaggio a tutte le famiglie del mondo, pregando per tutti i malati e i sofferenti con l’invito a non perdere la speranza nel tempo di pandemia da coronavirus:

“Cari amici, buonasera! Questa sera ho la possibilità di entrare nelle vostre case in un modo diverso dal solito. Se lo permettete, vorrei conversare con voi per qualche istante, in questo periodo di difficoltà e di sofferenze. Vi immagino nelle vostre famiglie, mentre vivete una vita insolita per evitare il contagio. Penso alla vivacità dei bambini e dei ragazzi, che non possono uscire, frequentare la scuola, fare la loro vita”.

Il papa con tenerezza prega per tutte le persone che affrontano questi difficili giorni: “Ho nel cuore tutte le famiglie, specie quelle che hanno qualche caro ammalato o che hanno purtroppo conosciuto lutti dovuti al coronavirus o ad altre cause. In questi giorni penso spesso alle persone sole, per cui è più difficile affrontare questi momenti. Soprattutto penso agli anziani, che mi sono tanto cari. Non posso dimenticare chi è ammalato di coronavirus, le persone ricoverate negli ospedali.

Ho presente la generosità di chi si espone per la cura di questa pandemia o per garantire i servizi essenziali alla società. Quanti eroi, di tutti i giorni, di tutte le ore! Ricordo anche quanti sono in ristrettezze economiche e sono preoccupati per il lavoro e il futuro. Un pensiero va anche ai detenuti nelle carceri, al cui dolore si aggiunge il timore per l’epidemia, per sé e i loro cari; penso ai senza dimora, che non hanno una casa che li protegga. E’ un momento difficile per tutti. Per molti, difficilissimo”.

Poi ha invitato a essere  vicino in qualche modo alle persone sole: “Il Papa lo sa e, con queste parole, vuole dire a tutti la sua vicinanza e il suo affetto. Cerchiamo, se possiamo, di utilizzare al meglio questo tempo: siamo generosi; aiutiamo chi ha bisogno nelle nostre vicinanze; cerchiamo, magari via telefono o social, le persone più sole; preghiamo il Signore per quanti sono provati in Italia e nel mondo. Anche se siamo isolati, il pensiero e lo spirito possono andare lontano con la creatività dell’amore. Questo ci vuole oggi: la creatività dell’amore”.

Infine ha invitato a vivere con speranza la Pasqua: “Celebriamo in modo davvero insolito la Settimana Santa, che manifesta e riassume il messaggio del Vangelo, quello dell’amore di Dio senza limiti. E nel silenzio delle nostre città, risuonerà il Vangelo di Pasqua… In Gesù risorto, la vita ha vinto la morte. Questa fede pasquale nutre la nostra speranza.

Vorrei condividerla con voi questa sera. E’ la speranza di un tempo migliore, in cui essere migliori noi, finalmente liberati dal male e da questa pandemia. E’ una speranza: la speranza non delude; non è un’illusione, è una speranza. Gli uni accanto agli altri, nell’amore e nella pazienza, possiamo preparare in questi giorni un tempo migliore.

Vi ringrazio per avermi permesso di entrare nelle vostre case. Fate un gesto di tenerezza verso chi soffre, verso i bambini, verso gli anziani. Dite loro che il Papa è vicino e prega, perché il Signore ci liberi tutti presto dal male. E voi, pregate per me. Buona cena. A presto!”

E la Pontificia Accademia della Vita ha fatto un documento in cui ha chiesto una nuova ‘fraternità’ sanitaria: “Il rischio di epidemia globale richiede, nella logica della responsabilità, la costruzione di un coordinamento globale dei sistemi sanitari.

Occorre essere consapevoli che il livello di tenuta è determinato dall’anello più debole, in termini di prontezza della diagnosi, rapidità di reazione con proporzionate misure di contenimento, strutture adeguate, sistema di registrazione e condivisione delle informazioni e dei dati.

Occorre anche che l’autorità che può considerare le emergenze con uno sguardo complessivo, prendere decisioni e orchestrare la comunicazione, sia presa a riferimento per evitare il disorientamento generato dalla tempesta comunicativa che si scatena (infodemia), con l’incertezza dei dati e la frammentazione delle notizie”.

Per questo la Pontificia Accademia per la Vita ha chiesto attenzione a coloro che sono più fragili, primo tra tutti anziani e disabili: “A parità di altre condizioni, la letalità di un’epidemia varia in relazione alla situazione dei Paesi colpiti. e all’interno di ogni Paese, in termini di risorse disponibili, qualità e organizzazione del sistema sanitario, condizioni di vita della popolazione, capacità di conoscere e comprendere le caratteristiche del fenomeno e di interpretare le informazioni. Si morirà molto di più dove già nella vita di tutti i giorni alle persone non viene garantita la semplice assistenza sanitaria di base”.

Ed ha invitato ad ascoltare la Parola di Dio: “Non possiamo interpretare le sofferenze che l’umanità sta attraversando nel rozzo schema che stabilisce una corrispondenza fra ‘lesa maestà’ del divino e ‘rappresaglia sacra’ intrapresa da Dio. Anche il solo fatto che, appunto, sarebbero sanzionati i più deboli, proprio coloro che Lui ha più a cuore e in cui si identifica (Mt 25,40-45) smentisce questa prospettiva.

L’ascolto della Scrittura e il compimento della promessa che Gesù opera, indica che essere dalla parte della vita, così come Dio ce lo insegna, prende corpo in gesti di umanità per l’altro. Gesti che, come abbiamo visto, non mancano nell’attuale momento.  Ogni forma di sollecitudine, ogni espressione di benevolenza è una vittoria del Risorto. E’ responsabilità dei cristiani testimoniarlo.

Sempre e per tutti. In questo frangente, ad esempio, non possiamo dimenticare le altre calamità che si abbattono sui più fragili come i profughi e gli immigrati o quei popoli che continuano ad essere flagellati dai conflitti, dalla guerra e dalla fame”.

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