Memoriale Gotti Tedeschi, la Santa Sede chiarisce: sono carte di uno stato sovrano

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“Sorpresa e preoccupazione” per le “recenti vicende” cui è stato coinvolto Ettore Gotti Tedeschi, fino al 24 maggio presidente del Consiglio di Sorveglianza dello IOR. Ma anche fiducia nell’autorità giudiziaria italiana che “le prerogative riconosciute alla Santa Sede dall’ordinamento internazionale siano adeguatamente vagliate e rispettate”. È un comunicato breve, secco, in tre paragrafi, ma denso di significato, quello con cui la Santa Sede definisce la sua posizione riguardo la situazione che ha coinvolto Ettore Gotti Tedeschi. Sfiduciato dal Consiglio di Sovrintendenza dello IOR, l’ex presidente stava raccogliendo un “memoriale”, ovvero una serie di appunti, copie di e-mail, corrispondenza personale per confutare quanto scritto nel verbale del consiglio di Sovrintendenza dello I.O.R. che lo ha sfiduciato. Quel memoriale è finito nelle mani della magistratura italiana, che ha perquisito l’abitazione e l’ufficio di Ettore Gotti Tedeschi nell’ambito dell’inchiesta Finmeccanica.

Gotti Tedeschi non è indagato – anche se è stato sottoposto a un lungo interrogatorio -, ma è sospettato di ricevuto delle carte relative a indagini giudiziarie di Finmeccanica da Giuseppe Orsi, presidente e amministratore delegato dell’azienda italiana. Un’eventualità seccamente smentita da Orsi. La nota della Santa Sede è eloquente. La Santa Sede – recita la nota – “ripone nell’autorità giudiziaria italiana la massima fiducia che le prerogative sovrane riconosciute alla Santa Sede dall’ordinamento internazionale siano adeguatamente vagliate e rispettate”. È una indicazione precisa ai magistrati italiani che stanno vagliando quelle carte. Si tratta di carte di uno Stato sovrano, sequestrate a un ex presidente di un “organo di Stato”.

Anche se Gotti Tedeschi non gode più della sua immunità funzionale come presidente dello I.O.R. dal momento della sfiducia, quelle carte risalgono al periodo in cui era in carica. E non sono parte dell’inchiesta su Finmeccanica. Ma il comunicato va anche oltre, e mette il punto su quanto è trapelato su vari organi di stampa in questi giorni. Prima di tutto, “la Santa Sede conferma la sua piena fiducia nelle persone che dedicano la loro opera con impegno e professionalità all’Istituto per le Opere di Religione”. Quindi, “sta esaminando con la massima cura l’eventuale lesività delle circostanze, nei confronti dei diritti propri e dei suoi organi”. Insomma, c’è anche la possibilità di un’azione legale. Possibilità che in qualche modo ribadisce la linea di trasparenza voluta da Benedetto XVI: non c’è nulla da nascondere, e dunque non c’è da fare grandi smentite. C’è semplicemente da spazzare via ogni falsità.

E la perquisizione a casa e in ufficio di Ettore Gotti Tedeschi hanno rinfocolato le voci sulle motivazioni della sfiducia all’ormai ex presidente dello I.O.R. Anche in questo caso, era stato lo stesso I.O.R. a parlare in maniera forte e chiara, persino troppo chiara secondo alcuni osservatori interni. Il comunicato ribadisce ancora una volta che “la mozione di sfiducia adottata nei confronti del Prof. Gotti Tedeschi da parte del Consiglio di Sovrintendenza è stata fondata su motivi oggettivi, attinenti alla governance dell’Istituto, e non determinata da una presunta opposizione alla linea della trasparenza, che anzi sta a cuore alle Autorità della Santa Sede, come all’Istituto stesso”.

E sta così a cuore alla Santa Sede che, nemmeno un anno dopo il varo della legge CXXVII sull’antiriciclaggio, la Santa Sede ha rimesso mano al testo, per renderlo più aderente agli standard internazionali. Un’operazione salutata in maniera positiva dall’OCSE, ma fortemente criticata all’interno dello stesso Istituto. Anche da Gotti Tedeschi, che – unitamente al card. Nicora, presidente dell’Autorità di Informazione Finanziaria – aveva definito la riforma della legge “un passo indietro”.

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