Vita familiare ai tempi del coronavirus

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Il coronavirus ormai da un mese costringe la famiglia a ‘convivere’ in casa; non sempre semplice per i genitori che si devono dividere tra ‘smart working’ e lezioni in videoconferenza con annessi compiti pomeridiani; senza considerare le quotidiane pulizie casalinghe, che si sono moltiplicate: è un’esperienza ‘nuova’ specialmente se in casa c’è qualche figlio preadolescente od addirittura adolescente con continue ‘provocazioni’, che nella vita normale non ci si fa caso, ma in questo momento è un grande rischio ‘esplosivo’, urlando a squarciagola di non stare ai videogiochi, di stare a tavola insieme, di studiare, perché questo non è tempo vacanziero e quindi non si può invertire la notte con il giorno. Insomma piccole scene di cronaca familiare.

Quindi abbiamo chiesto al presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, Gianluigi De Palo di raccontarci la vita familiare al tempo del coronavirus: “Sono essenzialmente tre i sentimenti prevalenti che le famiglie italiane si trovano a dover vivere in queste settimane di isolamento forzato a casa a causa dell’emergenza coronavirus: smarrimento, preoccupazione e rabbia.

Lo smarrimento per l’improvvisa novità di scuole e asili chiusi, per il vincolo del ‘lavoro agile’ tra le mura domestiche (per chi può permetterselo) e per lo sconvolgimento repentino delle modalità con cui affrontare certe relazioni sociali e una routine di vita quotidiana che si credevano inscalfibili; la preoccupazione di milioni di nuclei familiari per il rischio di contagiare se stessi o i propri cari e, dunque, il dover vivere persino il gesto solitamente distratto dell’uscire a fare la spesa con fatica, timore, paura;

la rabbia di tanti genitori che, da un giorno all’altro, hanno perso tutte o quasi le fonti di reddito con cui sostentare e mantenere se stessi e i propri figli e che non sanno se, quando, quanto e per quanto potrà esserci un sostegno dello Stato rispetto a questa condizione, né se essa diventerà definitiva al termine dell’emergenza.

Perchè le famiglie anche in questo caso si ritrovano sole?

“Come sempre, anche in questo caso, l’unico efficace ammortizzatore sociale del Paese, la famiglia, si è ritrovato solo, a doversi rimboccare le maniche per provare a reggere l’urto dell’ennesima, ma in questo caso spaventosa, onda di tsunami che sta sommergendoci da tutti i lati. Le famiglie, lo sappiamo bene, non possono scioperare, né abbandonare il ponte della nave, anche se tutto intorno rema contro di loro.

Ciò che possono fare per provare a richiamare l’attenzione  di istituzioni, politica, economia e della società tutta è raccontare e raccontarsi, attraverso i media e i social, nelle loro situazioni e difficoltà, come pure nelle risorse che sono riuscite a mettere in campo per tentare  di superare gli imprevisti ostacoli. Nell’attesa che chi può, nelle stanze dei bottoni, intervenga  subito in modo concreto e forte per trasformare le incertezze, le preoccupazioni e la rabbia in certezze, consolazioni e speranze realistiche”.

La famiglia sa sperare contro ogni speranza?

“Di fronte alla tentazione, molto grande in questo tempo, di cadere nel tranello dell’indignazione o della rassegnazione, c’è una sola strada per le famiglie per sperare contro ogni speranza: saper andare oltre e rimboccarsi le maniche, imparando all’istante a vivere questo periodo così come viene e a trarne, anzi, il meglio per crescere.

Anche perché un momento di ‘crisi’ come quello attuale può rappresentare, di converso, un’opportunità per fermarsi e riflettere su se stessi, sulle proprie carenze relazionali, sui difetti nell’impiego del proprio tempo, sui limiti nell’organizzazione tra le mura domestiche e nei rapporti con i propri familiari”.

Quali potrebbero essere i consigli per restare a casa con i figli?

“Un tempo di riscoperta di virtù, gesti, pensieri, letture, valori che il tran tran quotidiano difficilmente dà modo di fissare con attenzione. Un’occasione per fare ordine e scoprire (o riscoprire) l’utilità delle tecnologie per non perdersi di vista, ma anche per sperimentare la bellezza   imperfetta eppure ineffabile della nuzialità, della genitorialità, dell’essere figli, fratelli, sorelle, nonni, nipoti, parenti, amici.

A distanza, se necessario, ma senza perdere mai il ‘focus’ sul valore assoluto della persona e della vita. Allora davvero questo tempo di prova e di sacrifici potrà servire a qualcosa, aiutandoci a comprendere quali sono le relazioni, le attività, le parole, i gesti, le scelte davvero importanti ed essenziali.

Probabilmente, capiremo meglio come vivere bene nonostante il Covid-19. E, forse, impareremo da questo tempo ‘forte’ come vivere meglio anche quando,  speriamo il prima possibile, la terribile  emergenza pandemica che adesso ci avvolge  e  ci scuote  sarà un lontano ricordo”.

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