Il “rito” contro i “porta seccia” delle catene di Sant’Antuono e delle bufale & Co

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Avviso. Si astengono dalla lettura di quanto segue, coloro che non sanno apprezzare l’ironia o scherzano con il matto, che scherzando dice anche la verità, secondo Sigmund Freud. Chi scherza coi matti deve lasciare che i matti scherzino con lui, avverte il proverbio.

Anche se è – ovviamente – rimarrà inefficace (perché pur se lo faccio sapere in privato, continuano a rompere e quindi mi sono rivolto ad un particolare “rito” napoletano, come spiegherò), lo dico comunque. Mentre nel contempo sottolineo, che sono grato per le informazioni utili che tanti mi mandano.

Però, NON partecipo a catene di Sant’Antuono di alcun tipo, per non dimenticare le richieste di condivisione “a caso”, senza usare il cervello, di bufale, fake news, false informazioni… nonostante servono 30 secondi scarsi di ricerca su Google, per capire di cosa si tratta.

Mi domando, coloro che me le mandano, non avete altre cose da fare, voi che ingolfate i social della gente con messaggi inutili? Sempre accompagnati dalla frase perentoria, tipo CONDIVIDETE!!!! e quasi sempre con minacce di sventura (o promesse di ricchezza (che è peggio). Sembrate dei porta seccia – secondo la magistrale esegesi del nostro insuperabile Governatore Vincenzo De Luca – con il cervello che “‘è un buco nero tra le vostre orecchie con una tale forza di gravità che non rende possibile l’uscita del pensiero”.

Ma perché non leggete un libro, pulite la casa, guardate la tv, fate yoga, parlate con le piante e le sedie (non c’è niente di male, hanno confermato i psicologi clinici, purché non rispondono, e allora sono guai)? Ah, dimenticavo: potete anche fare il pane e i dolci, con tutta la farina che avete rastrellate (sperando che mi avete lasciato un chilo quando ne avrò bisogno)..

Per i non napoletani, il termine “seccia” è una derivazione napoletana della parola “seppia”, data dalla tendenza a trasformare in dialetto la “p” in “c“. La parola seccia, si sa, non promette nulla di buono e denota sventura, negatività, cattivo presagio, proprio perché metaforicamente, lo “iettatore” è paragonabile al nero del “malaugurio” spruzzato da questo mollusco. Non è infrequente pronunciare espressioni quali “puorte seccia!” od ancora “nun fà ‘a seccia!”, e ricorrere ai dovuti rimedi contro l’aura negativa che si abbatte su di noi. Ma per combattere il “nemico” (come stiamo imparando con quel coronavirus “da seccia”), intanto bisogna individuarlo, captare quei piccoli segni di riconoscimento, insomma tracciare il profilo dell’altrimenti detto “faccia ‘e pesta”.

Lo iettatore è palese al primo sguardo: solitario, pallido e ricurvo, stuorto, con gli occhi leggermente sporgenti celati dietro occhiali rigorosamente neri, abiti scuri, capace di trasferire il suo influsso negativo già dal primo contatto con la vittima. Ma i Napoletani, popolo che ha nel sangue l’istinto di sopravvivenza e l’astuzia, ne hanno brevettati di “antidoti” contro l’inevitabile anatema, “riti” ed “amuleti”, veri e propri strumenti anti seccia.

Ecco, siano avvisati coloro che mi mandano catena di Sant’Antuono. bufale, ecc. che ogni volta eseguo il “rito” contro i porta seccia. Che si creda o meno alla mia capacità, volendo, di poter emanare anche energie negative (è palese che non ho le fattezze di un iettatore e come regola mando delle energie positive), con una variazione della filosofia dei Napoletani (popolo che adoro) mi affido alla filosofia del “non è vero, non ci credo, ma non si sa mai”.

Buona giornata, e a coloro che hanno conservato le sinapsi del cervello funzionanti, prego di perdonare questo mio sfogo.

A proposito: sì sto bene (nonostante tutte le iettature che mi vengono rivolte), #stoincasa e faccio di tutto per tenere il virus fuori della porta #ilvirusringrazia. E anche Chanel e Seville stanno bene, anche se non si sono abituati ancora ad avermi sempre tra le zampe.

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