Papa Francesco prega per chi ha fame

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Nella messa a Santa Marta stamane papa Francesco ha rinnovato la sua preghiera per le famiglie che iniziano a subire le conseguenze della pandemia del Covid-19. Nella 20^ 20.ma messa in diretta streaming dopo la sospensione, in Italia e altri Paesi, della celebrazione eucaristica con la partecipazione dei fedeli a causa della pandemia di coronavirus il papa ha rivolto il suo pensiero a quanti iniziano a subire le conseguenze economiche di questa crisi sanitaria:

“In questi giorni, in alcune parti del mondo, si sono evidenziate conseguenze della pandemia; una di quelle è la fame. Si incomincia a vedere gente che ha fame, perché non può lavorare, non aveva un lavoro fisso, e per tante circostanze. Incominciamo già a vedere il ‘dopo’, che verrà più tardi ma incomincia adesso. Preghiamo per le famiglie che incominciano a sentire il bisogno a causa della pandemia”.

Nell’omelia, commentando il Vangelo di san Giovanni papa Francesco ha affermato con forza che i sacerdoti e le suore fanno bene a sporcarsi le mani aiutando i poveri e i malati, anche in questo periodo, perché i religiosi e le religiose non devono mai diventare una élite rinchiusa in un servizio religioso staccato dal popolo e devono ricordare di appartenere al popolo e servirlo, sottolineando che i farisei dopo una discussione tornarono a casa propria:

“Dopo la discussione e tutto questo, ognuno tornò alle sue convinzioni. C’è una spaccatura nel popolo: il popolo che segue Gesù lo ascolta e il gruppo dei dottori della Legge che a priori rifiutano Gesù perché non opera secondo la legge, secondo loro. Sono due gruppi di persone. Il popolo che ama Gesù, lo segue e il gruppo degli intellettuali della Legge, i capi di Israele, i capi del popolo”.

Il papa ha sottolineato il disprezzo dell’ ‘élite’ sacerdotale verso Gesù, che va ‘oltre’ la legge: “Questo gruppo dei dottori della Legge, l’élite, prova disprezzo per Gesù. Ma anche, prova disprezzo per il popolo, ‘quella gente’, che è ignorante, che non sa nulla. Il santo popolo fedele di Dio crede in Gesù, lo segue, e questo gruppetto di élite, i dottori della Legge, si stacca dal popolo e non riceve Gesù… Ma avevano un grande difetto: avevano perso la memoria della propria appartenenza a un popolo”.

Il papa ha evidenziato questa spaccatura, che distanzia i ‘sacerdoti’ da Gesù: “Questa spaccatura tra l’élite dei dirigenti religiosi e il popolo è un dramma che viene da lontano. Pensiamo, anche, nell’Antico Testamento, all’atteggiamento dei figli di Elì nel tempio: usavano il popolo di Dio; e se viene a compiere la Legge qualcuno di loro un po’ ateo… Il disprezzo del popolo… Invece, il popolo di Dio ha una grazia grande: il fiuto. Il fiuto di sapere dove c’è lo Spirito. E’ peccatore, come noi: è peccatore. Ma ha quel fiuto di conoscere le strade della salvezza”.

Ed ha invitato a non ‘dimenticare’ il popolo: “Il problema delle élite, dei chierici di élite come questi, è che avevano perso la memoria della propria appartenenza al popolo di Dio; si sono sofisticati, sono passati a un’altra classe sociale, si sentono dirigenti.

E’ il clericalismo questo, che già si dava lì… Tante volte penso: è gente buona (sacerdoti, suore) che non hanno il coraggio di andare a servire i poveri. Qualcosa manca. Quello che mancava a questa gente, ai dottori della Legge. Hanno perso la memoria, hanno perso quello che Gesù sentiva nel cuore: che era parte del proprio popolo”.

E pensando a Nicodemo il papa ha sollecitato sacerdoti e suore a non ‘staccarsi’ dal popolo: “Pensiamo anche oggi a tanti uomini e donne qualificati nel servizio di Dio che sono bravi e vanno a servire il popolo; tanti sacerdoti che non si staccano dal popolo.

L’altro ieri mi è arrivata una fotografia di un sacerdote, parroco di montagna, tanti paesini, in un posto dove nevica, e nella neve portava l’ostensorio ai piccoli paesini per dare la benedizione. Non gli importava la neve, non gli importava il bruciore che il freddo gli faceva sentire nelle sue mani a contatto con il metallo dell’ostensorio: soltanto gli importava di portare Gesù alla gente”.

Il papa ha terminato la celebrazione con l’adorazione e la benedizione eucaristica, invitando a fare la comunione spirituale: “Ai Tuoi piedi, o mio Gesù, mi prostro e Ti offro il pentimento del mio cuore contrito che si abissa nel suo nulla alla Tua santa presenza.

Ti adoro nel sacramento del Tuo amore, l’ineffabile Eucaristia. Desidero riceverti nella povera dimora che Ti offre il mio cuore; in attesa della felicità della comunione sacramentale voglio possederti in spirito. Vieni a me, o mio Gesù, che io vengo da Te. Possa il Tuo amore infiammare tutto il mio essere per la vita e per la morte. Credo in Te, spero in Te, Ti amo. Così sia”.

Intanto ieri l’Elemosineria Apostolica ha donato 30 respiratori, che saranno dati alle strutture ospedaliere che ne hanno bisogno in particolare in Italia e in Spagna, Paesi in maggiore sofferenza a causa del Covid-19.

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