Il Viminale denuncia il Sindaco di Messina per “vilipendio”. Lui denuncio “depistaggio di Stato” sui passeggeri dello Stretto

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Dopo due giorni di forti proclami da parte del Sindaco di Messina, con tra l’altro un “vaffa” in diretta, per evitare l’ingresso in Sicilia di circa 200 persone bloccate a Villa San Giovanni, il Ministro dell’Interno ha infine deciso di denunciare Cateno De Luca.
Sono stati segnalati all’autorità giudiziaria i comportamenti tenuti dal Sindaco di Messina “perché censurabili sotto il profilo della violazione dell’articolo 290 del Codice penale (Vilipendio della Repubblica, delle Istituzioni costituzionali e delle Forze armate)”. La decisione, informa il Viminale, è stata assunta dal Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, “a seguito delle parole gravemente offensive, e lesive dell’immagine per l’intera istituzione che lei rappresenta, pronunciate pubblicamente e con toni minacciosi e volgari”.
“Proprio in una fase emergenziale in cui dovrebbe prevalere il senso di solidarietà e lo spirito di leale collaborazione – dice il Viminale – le insistenti espressioni di offesa e di disprezzo, ripetute per giorni davanti ai media da parte del primo cittadino di Messina all’indirizzo del Ministero dell’Interno, appaiono inaccettabili, e quindi censurabili sotto il profilo penale, per il rispetto che è dovuto da tutti i cittadini – e a maggior ragione da chi riveste una funzione pubblica anche indossando la fascia tricolore – alle istituzioni repubblicane e ai suoi rappresentanti”.
Si prevede che la Procura di Messina iscriverà nel registro degli indagati il Sindaco di Messina per il reato di vilipendio previsto dall’articolo 290 del codice penale. Si tratta di un atto dovuto vista la denuncia che il Ministro dell’Interno ha trasmesso all’ufficio inquirente. Il reato punisce, con la multa da 1000 a 5000 euro, chiunque pubblicamente vilipende la Repubblica, le Assemblee legislative o una di queste, ovvero il Governo o la Corte costituzionale o l’ordine giudiziario.
Per questo genere di reati, perché si possa poi esercitare l’azione penale attraverso la richiesta di rinvio a giudizio o di emissione di decreto penale di condanna, è necessaria l’autorizzazione del Ministro della Giustizia.
Come c’era da aspettarsi, il Sindaco di Messina non arretra, anzi rilancia tutte le sue accuse: “Io la denuncia me la prendo perché mi darà modo di difendermi nelle sedi opportune. Avete consentito di far passare dallo Stretto persone e mezzi senza le prescritte autorizzazioni e i controlli. Le prove ci sono perché abbiamo denunciato, anzi le forze dell’ordine hanno denunciato 10 persone non in regola, nonostante i presunti controlli a Villa San Giovanni. Ci vediamo in tribunale signor ministro”.
L’ha detto in un video-messaggio Cateno De Luca sostenendo che “lo Stato vuole la testa del Sindaco De Luca” perché “ha scoperchiato le vergogne di Stato”. “Inoltre signor ministro – aggiunge – ho chiesto spiegazioni sul perché una Renault 4 ha attraversato il Paese ed è riuscita a sbarcare in Sicilia dove continua a scorazzare mentre noi siamo chiusi in caso. Lei ministro non ha dato spiegazioni e io ho definito questo un depistaggio di Stato”.
“Tutto quello che è stato messo in campo dal governo – continua – di cui lei fa parte è stato costantemente violato. Ne parleremo in tribunale: se questa denuncia è un avvertimento per il sottoscritto, ne prendo atto e vado avanti. Non è pensabile che chi sta sopra le nostre teste continui a dileggiare i comuni, i sindaci e la popolazione; anche a fronte della vergogna di un comunicato che lei ha fatto il 23 marzo sera nel quale ha dichiarato il falso: ha detto che era tutto a posto mentre noi abbiamo denunciato 10 persone e dalla mattina c’erano tutte quelle automobili a Villa San Giovanni. Il vostro comunicato ha omesso questo fatto nonostante quelle persone fossero sequestrate a Villa”. Conclude il primo cittadino di Messina: “Lei continui a fare il suo mestiere, io farò il mio. Ci vediamo in tribunale”.
Fonte: Palermo.repubblica.it, 26 marzo 2020.

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