Boom! Boom! Etica professionale, questa sconosciuta

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Nello staff di questo mio “Blog dell’Editore” sul quotidiano non profit online Korazym.org desta perplessità il comportamento professionalmente scorretto, che Franca Giansoldati e il Messaggero hanno posto in essere questo pomeriggio, pubblicando un fatto del quale erano stati già ampiamente preceduti da Korazym.org, ma che si sono ben guardati dal citare (nell’articolo “Casa Santa Marta infettata, monsignore ricoverato, per il Vaticano l’anticamera del lock-down”).

Sarebbe stato eticamente corretto e leale, citare chi ha parlato per primo di un fatto, perché questo è il giornalismo serio. Il giornalismo serio sta anche nel fatto, che la verità va detta in modo autentico, ma soprattutto, va citato chi ha il coraggio di liberare tale verità per primo.

Poco dopo mezzogiorno di oggi, ho dato in esclusiva una notizia, in due riprese (Preghiera del Padre Nostro con il Papa. Monsignore della Segreteria di Stato portato al Gemelli per accertamenti. Principe Carlo positivo e ++++ Domus Sanctae Marthae, la residenza di Papa Francesco a rischio quarantena ++++).

Attendevo, per rispetto, la conferma della comunicazione della Santa Sede, poiché nessuno ha la verità in tasca o la sfera di cristallo. Ma soprattutto, per alcuni esiti di laboratorio è opportuno attendere conferme ufficiali. Si chiama delicatezza e serietà, ma anche queste qualità per il Messaggero e la Giansoldati appaiono sconosciute.

Dopo Korazym.org – e ancora una volta sempre dopo Korazym.org, perché non è la prima volta – la Giansoldati sul Messaggero arriva “dopo i fuochi” (come se dice nella redazione romana di Korazym.org a Trastevere), a dare una notizia che per la sua quasi totalità ho già rivelato poco dopo mezzogiorno (dopo aver ricevuto da una mio fonte l’informazione in mattinata).

Mancava solo la parolina “positivo”, ma questa parolina non la dovrebbe pronunciare nessuno per rispetto della comunicazione della Santa Sede, se rispetto ancora esiste per tale istituzione e per la sua funzione.

Sarebbe opportuno e professionale citare chi scrive per primo di un fatto accaduto, perché si fa così perché questa è la condotta giusta e corretta. Ma evidentemente la Giansoldati e il Messaggero giocano sporco e non sono né giusti né corretti con le altre testate.

Li auguriamo buon proseguimento nella scorrettezza, senza stile e classe, sicuri che da parte nostra tale comportamento non avverrà mai. E per non lasciare dubbi, lo dico con la famosa frase del Barone Ottone Spinelli degli Ulivi, detto Zazà, impersonato da Totò: “Signori si nasce ed io modestamente lo nacqui”.

#ilviruseugualepertutti
#giornalistidadoppiaspuntablu
#giansoldaticitachitiprecede
#eticaquestasconosciuta

Se da un lato esiste la scorrettezza e chi gioca sporco, dall’altro lato esistono grazie al cielo ancora professionisti seri, eticamente propensi al rispetto reciproco, impersonificati nella fattispecie dall’attento vaticanista di lungo corso Marco Tosatti, che a parte di dare conferma che la nostra linea seguita dal 7 marzo è per niente strampalata, spende belle parole per nostro lavoro: “Vogliamo consigliarvi di seguire lo sviluppo di queste vicende su un sito particolarmente accurato e bene informato, Korazym.org. Questo sito ha dato per primo l’allarme sulla situazione di pericolo che si stava sviluppando dietro le Mura”.

In questo caso la stima e reciproca.

#laveritliberata
#stimareciproca
#eticaprofessionale
#tosattitistimo

COVID 19 COLPISCE IL VATICANO. UN ALTO PRELATO IN OSPEDALE.
di Marco Tosatti
Stilum Curiae, 25 marzo 2020
Carissimi Stilumcuriali, il Coronavirus ha raggiunto i piani alti del Vaticano. Il capo della Sezione Italiana della Segreteria di Stato, Gianluca Pezzoli, è ricoverato in terapia intensiva a causa del Covid 19. Gianluca Pezzoli è giovane, ha cinquantotto anni, è nato a Mantova nel 1962. Viene descritto da chi lo conosce come un gran lavoratore, una persona riservata e sobria, certamente non un monsignore mondano, vive a Santa Marta. È molto probabile che di conseguenza sia stato contagiato all’interno delle Mura.
Il suo ruolo – capo della Sezione Italiana, certamente la più numerosa della Segreteria di Stato – rende probabile che fino a quando non si è manifestata la malattia abbia avuto contatti con molte persone, e di conseguenza possa essere stato tramite di contagio.
Il fatto che mons. Pezzoli risieda in maniera permanente a Santa Marta aumenta, come è naturale la preoccupazione. A Santa Marta risiedono oltre al Pontefice decine di prelati, residenti o di passaggio.
Fonti di ottima qualità mi dicono che attualmente a Santa Marta ci sono cinque persone in isolamento, perché sospettate di aver contratto il coronavirus.
Il papa ha smesso di pranzare nella sala comune. Passa la maggior parte del tempo chiuso nel suo appartamento all’ultimo piano. Il suo segretario particolare gli porta pranzo e cena.
Bisogna ricordare che quando era giovane Jorge Mario Bergoglio ha subito un’operazione chirurgica importante. Durante l’operazione i medici gli hanno asportato una larga parte di un polmone. Questo spiega le difficoltà respiratorie, e l’affanno che lo coglie talvolta. Naturalmente una persona che ha questo tipo di handicap può temere in maniera particolare un virus polmonare come il Covid 19.
Il fatto che il Pontefice abbia deciso di mangiare da solo, in camera sua, indica una forte preoccupazione. Ci ricordiamo come papa Bergoglio abbia deciso, quando è stato eletto, di non occupare l’appartamento papale nel Palazzo pontificio, come i suoi predecessori, ma di vivere a Santa Marta. Prendeva i suoi pasti nella sala comune, anche se una fila di alberelli in vaso da qualche anno gli garantiva un minimo di discrezione. Ma la rinuncia a una vita comunitaria è segno di preoccupazione e di prudenza.
L’informazione ufficiale vaticana sul Covid 19 è carente. Ieri, 24 marzo, il direttore della sala stampa della santa sede, Matteo Bruni rispondendo alle domande dei giornalisti, ha detto: “Allo stato attuale sono quattro i casi di positività al coronavirus riscontrati: oltre al primo di cui si è data precedentemente notizia, si tratta di un dipendente dell’Ufficio Merci e di due dipendenti dei Musei Vaticani. Le quattro persone erano state poste in isolamento in via cautelativa prima che risultassero positive al test e il loro isolamento dura ormai da oltre 14 giorni; attualmente sono in cura in strutture ospedaliere italiane o presso la propria abitazione”.
Il primo caso positivo dello Stato della Città del Vaticano riguarda un monsignore bergamasco convocato dalla Direzione di Sanità ed Igiene. Il monsignore doveva prendere servizio in Vaticano venendo dalla sua città natale, Bergamo, che è una delle più colpite in Italia, con centinaia di morti. Il monsignore è stato trovato positivo all’esame del Covid 19; ma come in altri casi, aveva avuto tempo di diffondere il contagio, sia in Vaticano che altrove.
Nel frattempo è stato annullato un altro viaggio del Pontefice. Papa Bergoglio avrebbe dovuto recarsi a Malta il 31 maggio, ma la visita è stata cancellata.
Vogliamo consigliarvi di seguire lo sviluppo di queste vicende su un sito particolarmente accurato e bene informato, Korazym.org. Questo sito ha dato per primo l’allarme sulla situazione di pericolo che si stava sviluppando dietro le Mura.
Due sono le principali fonti di contagio su cui cadono i sospetti. La prima sono i Musei vaticani, in cui fino al momento in cui sono stati chiusi, i dipendenti hanno chiesto invano mascherine e guanti per difendersi dal rischio rappresentato dalla massa di turisti che li visitano. La secondo fonte potrebbe essere un vescovo francese, in visita ad limina, trovato positivo al ritorno. Durante la visita ad limina oltre che dal papa i vescovi visitano tutti i dicasteri della Curia. Anche in questo caso le possibilità di contagio sono altissime.

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“A quanto apprende da fonti vaticane ilfattoquotidiano.it, è stato subito fatto il tampone al Pontefice e a tutti gli altri ospiti della struttura. Tutti sono risultati negativi. Nella residenza del Papa sono subito scattate tutte le misure previste per sanificare gli ambienti comuni e per tutelare tutti i pochi ospiti rimasti. In primis ovviamente Francesco che, in via precauzionale, non sta più mangiando nella mensa comune di Casa Santa Marta, bensì nella sua stanza, la camera 201, al secondo piano dell’edificio. Al momento, non è stata presa in considerazione l’ipotesi che il Papa possa essere trasferito in un ambiente più sicuro per limitare ulteriormente i contatti” (Francesco Antonio Grana – Ilfattoquotidiano.it, 26 marzo 2020).

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