Da Crema mons. Gianotti esorta alla consolazione

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“O Dio, Padre di misericordia, per il tuo martire san Pantaleone, che durante la vita terrena esercitò con amore la professione di medico e testimoniò la fede fino all’effusione del sangue,donaci la salute dell’anima e del corpo,dà a noi una fede pura e coerente e fa’ che sosteniamo con fortezza le prove della vita, specialmente quelle del momento presente. Amen. San Pantaleone, martire, prega per noi”.

Nei giorni scorsi mons. Daniele Gianotti, vescovo di Crema, ha festeggiato il terzo ‘anniversario’ dell’ordinazione episcopale, avvenuta nel giorno della festa di san Giuseppe, il 19 marzo 2017, nella settimana dedicata al santo patrono, Pantaleone, indirizzando una lettera alla diocesi, intitolata ‘Consolate il mio popolo’:

“Carissimi fratelli e sorelle di questa Chiesa di Crema, mi rivolgo prima di tutto a voi, mentre siamo ancora nel pieno dell’emergenza sanitaria CoViD-19, ma col desiderio di raggiungere con queste mie parole, e anche attraverso di voi, tutti coloro che vivono nel territorio della nostra diocesi, compresi quanti non si riconoscono nella vita della Chiesa”.

Prendendo spunto dalle parole del profeta Isaia, mons. Gianotti ha cercato di offrire loro parole di consolazione: “Sento la responsabilità di offrirvi una parola di consolazione, ma non solo: perché la ‘consolazione’ di cui parlano le Scritture racchiude molte cose. E’ senz’altro, in primo luogo, appunto consolazione.

Ne abbiamo tutti bisogno; e dirò che tra le immagini che mi scorrono davanti in questi giorni, mi colpiscono soprattutto quelle in cui si vedono medici, infermieri, operatori sanitari di ogni genere in evidente affaticamento, con qualcuno che offre loro gesti di consolazione”.

Nella lettera il vescovo ha sottolineato che ciascuno deve essere motivo di consolazione: “Ma in questi giorni ci scopriamo forse anche capaci di essere noi stessi strumento della consolazione di Dio: verso i malati e verso chi li cura; verso le famiglie duramente messe alla prova dall’emergenza; verso le persone sole e anziane, nelle proprie case o nelle residenze per anziani.

Stiamo scoprendo, o riscoprendo, tanti modi anche originali di offrire questa consolazione: sono convinto che lo Spirito Santo, il grande Consolatore(Paraclito), arricchirà ancora la nostra fantasia e ci farà scoprire vie nuove”.

Ha rivolto anche un pensiero a chi è stato colpito da un lutto per il coronavirus, parlando della ‘consolazione’ che offre san Paolo: “La ‘consolazione’ di cui parla Paolo significa anche esortazione. Anch’io vorrei esortare tutti in primo luogo a mantenere salda la fiducia in Dio… La custodia che Dio promette alla nostra vita non è una specie di scudo spaziale che ci mette al riparo da ogni rischio.

E’ piuttosto la fiducia che Dio non ci abbandona, qualsiasi sentiero ci sia chiesto di attraversare, facile o difficile, in discesa o in salita, anche la più ardua che ci sia. Mi permetto di esortarvi a cercare le forme della preghiera e dell’incontro con Dio nella vita in casa, in famiglia o da soli”.

Ed ha esortato a prendersi ‘cura’ con piccoli gesti quotidiani: “Esorto a praticare e custodire la cura reciproca che in questi giorni stiamo scoprendo come sempre più necessaria per il bene e la vita di tutti. Dalle piccole precauzioni quotidiane all’accettazione paziente delle limitazioni che ci costano di più; dal ricordarsi di una chiamata alla persona che sappiamo più isolata o alla famiglia dove ci sono persone con disabilità, ai gesti di carità quotidiana (portare a casa la spesa per chi non può uscire, non rinunciare a donare il sangue, provvedere a chi manca del necessario per vivere): sono davvero tante le possibili espressioni di sostegno e aiuto che impariamo a scambiarci l’uno verso l’altro”.

Ed infine mons. Gianotti esorta tutti alla preparazione della Pasqua, ascoltando Gesù che invita a ‘non avere paura’ della tempesta: “Per noi, per loro, per tutti, ci è chiesto di essere uomini e donne di speranza, uomini e donne della Pasqua che ci aspetta. Ascoltiamo il Signore Gesù, lui che ha attraversato il mare del fallimento e della morte, che ci viene incontro come il Vivente, il risorto, e ancora ci dice: ‘Coraggio,sono io, non abbiate paura!’.

Lo dice a noi, che crediamo in lui, morto e risorto, perché diventiamo capaci di dirlo a tutti. Questo è il nostro modo, da cristiani, di dire: ‘Andrà tutto bene’… Celebrare la Pasqua non significa ripetere dei riti, ma unirsi nella fede al Signore Gesù nel suo passaggio da morte a vita”.

E martedì 24 marzo a Crema è stato allestito un ospedale ‘da campo’ dell’esercito italiano, ricordando il martirio dei missionari: “Nel 2019 sono state ventinove le vittime della violenza che ha vo-luto spegnere l’azione e la voce di chi cercava solo di dare testimonianza al Vangelo: diciotto sacerdoti, un diacono permanente, due religiosi non sacerdoti, due suore, sei laici”.

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