La domenica di Lazzaro

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«Gesù, allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò […]. Gesù scoppiò in pianto» (Gv 11, 33.35). Nella quinta domenica della Quaresima il rito ambrosiano ci pone di fronte ad una delle più belle pagine della Scrittura. Lazzaro, l’amico di Gesù, è morto. Egli, dunque, decide di andare con gli apostoli a Betania, di andare lì dove poco prima dei Giudei avevano tentato di ucciderlo.

La scena, pertanto, è questa: c’è un morto e c’è aria di morte. Gesù va e compie quello che per Giovanni è l’ultimo segno, il più grande: ridona la vita a Lazzaro. Nel mezzo c’è Gesù che si commuove, si turba e piange. Sono verbi che apparentemente non vogliono dire nulla: come non commuoversi, come non turbarsi, come non piangere di fronte alla scomparsa del proprio amico? Eppure hanno un significato perché il soggetto di questi verbi è Gesù, Dio fatto carne.

Qui c’è una rivoluzione teologica: il nostro Dio non è anaffettivo, ma anzi si lascia impressionare da quello che succede, si lascia suggestionare dalla vicende umane. Quante volte, anche in questi giorni, sentiamo dire: dove è Dio? Dio è l’Emmanuele, il Dio con noi. Quindi con noi piange, con noi soffre. Certo non scompare il dolore, non scompare la sofferenza, ma è possibile viverle in modo diverse.

‘Con’ è un potente complemento di compagnia che dice la qualità intensa di una relazione che sa andare della semplice presenza fisica. Come è possibile sperimentare in questi giorni, siamo distanti ma, allo stesso tempo, vicini: siamo con. Ecco questo ci insegna anche questa stupenda pagina biblica. D’altronde se Gesù non amasse la vita al tal punto da ridonarla al suo amico Lazzaro, come potrebbe commuoversi, come potrebbe turbarsi, come potrebbe arrivare a piangere?

Sono verbi che implicano un affetto straordinario: non ci si commuove per chiunque, non ci si  turba per uno sconosciuto, non si piange per una persona qualunque se questa non ci sta a cuore. L’ultimo dei segni di Gesù (la vivificazione di Lazzaro) è il più bello dei segni perché passa attraverso l’affetto dato e ricevuto da e per un amico!

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