Milano: la famiglia è un dono

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Finalmente, di buon mattino, sbarcati a Milano… ma l’atmosfera è un po’ diversa, perché all’uscita della fermata della metrò ‘Gattamelata’ trovo un gruppo con la bandiera dell’Angola; un po’ più in là un altro gruppo di famiglie messicane (che hanno consegnato simbolicamente le chiavi dell’incontro mondiale delle famiglie a quelle milanesi). Entro in fiera e trovo bambini alle prese con bans e canti, impegnati anche loro per il convegno delle famiglie; i coniugi Elena e Daniele Pisani, sul palco con i tre figli, hanno detto loro: “Il mondo ha bisogno di allegria e voi siete l’allegria del mondo. Raccontate a tutti quello che farete qui, portate quest’esperienza nelle vostre famiglie e nelle vostre città. Il nostro augurio è per una buona festa e di amicizia. Grazie di essere qui”. Mentre nell’auditorium una sfilata delle bandiere dei Paesi partecipanti accompagnati dal balletto, dava inizio al Convegno teologico, le famiglie hanno ricordato il dolore dei terremotati con le parole del card. Ennio Antonelli: “Siamo una grande assemblea, riunita in un clima di fraternità e di gioia, ma aleggia su di noi una nube di mestizia, per il disastroso terremoto che non molto lontano da qui ha colpito la popolazione dell’Emilia Romagna. Ai morti, ai feriti, alle famiglie che hanno perduto la casa e ai lavoratori che hanno perduto il lavoro va il nostro commosso pensiero, insieme alla nostra solidarietà, avvalorata dalla preghiera”;  e l’iniziativa della Coldiretti a favore delle aree colpite dal terremoto, attraverso l’operazione ‘Il Grana della solidarietà’, in cui vengono venduti 3.000 pezzi di Grana Padano per aiutare le aziende agricole e i caseifici colpiti dal terremoto dei giorni scorsi, che ha causato danni per oltre 250 milioni di euro nel settore agroalimentare: un gesto concreto e silenzioso del dono contro chi ‘specula’ sul dolore dei terremotati.

 

 

Dopo i saluti del card. Scola, il card. Antonelli ha ‘dettato’ i contenuti del convegno teologico in attesa dell’incontro con papa Benedetto XVI: “Il tema dell’Incontro Mondiale, scelto dal Santo Padre Benedetto XVI, riguarda tre valori umani, che la Sacra Scrittura, subito fin dall’inizio, presenta come tre benedizioni di Dio. Tre benedizioni dunque collegate all’origine dell’uomo; tre doni originari, fondanti, permanenti, essenziali per le persone e per la società. Tre caratteristiche proprie della vita umana: solo l’uomo fa famiglia, perché egli solo è capace di amare gratuitamente; solo l’uomo lavora, perché egli solo è capace di ragionare, progettare, scegliere; solo l’uomo fa festa, perché egli solo sa compiacersi per la bellezza dell’essere, del vivere, del vivere insieme. Tre ambiti di comunicazione e di relazioni interumane, che concorrono a definire l’identità delle persone e a costruire la loro felicità.

Tre dimensioni tra loro complementari e interdipendenti: la famiglia riceve sostegno dal lavoro e il lavoro riceve capitale umano dalla famiglia; la famiglia ha bisogno della festa per godere e intensificare la sua unità e la festa ha bisogno della famiglia e della comunità, perché non si può far festa da soli; il lavoro riceve motivazioni, energie e gioia dalla festa e la festa suppone il lavoro e in certa misura sempre lo incorpora. La bellezza della vita ordinaria, il benessere esistenziale e anche quello economico dipendono dall’autenticità e dall’armonizzazione di questi tre ambiti della vita personale e sociale”. Quindi per il card. Antonelli questo incontro vuole lanciare un messaggio di speranza.

Introdotto dall’arcivescovo di Città del Messico, card. Norberto Rivera Carrera, il Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e delle Pontificie Commissioni per i  Beni Culturali della Chiesa e di Archeologia Sacra, card. Gianfranco Ravasi, ha raccontato la casa nella Bibbia come fondamento della famiglia, citando l’antropologo Levy-Strauss: “La famiglia come unione più o meno durevole, socialmente approvata, di un uomo, una donna e i loro figli… è un fenomeno universale, reperibile in ogni e qualunque tipo di società. Questa convinzione è sperimentalmente confermata anche nella società contemporanea, nonostante le apparenze contrarie, come si evince dalla quarta indagine degli ‘European Values Studies’. Da essa risulta che l’84% dei cittadini europei (e il 91% degli italiani) considera fondamentale la famiglia e inaspettatamente 46 paesi su 47 la collocano al primo posto tra le realtà sociali più importanti, prima ancora del lavoro, delle relazioni amicali, della religione e della politica”.

Poi ha delineato simbolicamente le tre stanze, oggetto del convegno, di cui ha delineato le peculiarità, soffermandosi magistralmente sulla stanza della festa e della ‘gioia familiare’: “Questo spazio gioioso è collegato e adiacente al locale del lavoro. A questo proposito è significativo ancora una volta il racconto d’apertura della creazione secondo la Genesi. In quella pagina emerge un elemento simbolico dialettico che raccorda appunto lavoro e festa. L’uomo è considerato il vertice della creazione: non è solo una realtà ‘bella/buona’ (tôb) come le altre creature, ma è ‘molto bella/buona’. Eppure egli è creato il sesto giorno e il sei, nella simbologia numerica biblica, è indizio di imperfezione, essendo il sette il segno della pienezza. L’uomo è, quindi, prigioniero del limite temporale, spaziale, fisico e metafisico. Tuttavia, può evadere dal carcere della sua natura creaturale e della stessa ferialità: lo fa quando celebra il sabato, il settimo giorno, la festa, la liturgia, la preghiera”.

Al tema della festa e del lavoro ha dedicato gran parte della sua riflessione anche il prof. Luigino Bruni, docente di Economia Politica presso l’Università Milano Bicocca e coordinatore del progetto Economia di Comunione del Movimento dei Focolari: “La famiglia, il lavoro e la festa hanno in comune il loro essere essenzialmente realtà fatte di relazioni. Il benessere nella famiglia, o nei luoghi del lavoro e della festa dipendono soprattutto dalla qualità delle relazioni cui diamo vita insieme agli altri. In particolare, sono entrambe relazioni nelle quali è fondativa la dimensione della gratuità e del dono. Non solo non c’è vita famigliare autentica senza dono-gratuità, ma neanche il lavoro è esperienza pienamente umana né contribuisce alla creazione di ricchezza nelle imprese se non è primariamente dono. Analogamente la festa, che si distingue dal divertimento anche per il suo essere incontro di gratuità tra persone.

In particolare, è importante sottolineare oggi che il lavoro e la festa sono realtà molto legate e intrecciate tra di loro. Infatti, la festa è autentica e rafforza i legami comunitari se nasce dal lavoro, se è preparata dal lavoro (soprattutto di quello delle donne, nelle società tradizionali)”. Infine il prof. Bruni ha dato alcuni suggerimenti per far ripartire il mondo economico: “La famiglia, essendo la principale generatrice di beni relazionali, non serve oggi l’economia consumando di più, ma consumando di meno, consumando cioè meno merci e creando più beni: più beni relazionali, beni spirituali, beni di prossimità, che poi sono anche beni essenziali per la ripresa e per lo sviluppo economico”, denunciando anche il mondo pubblicitario che manda un ‘cattivo’ messaggio ai bambini.

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