Il potere della speranza: uno spunto per vincere la paura della pandemia

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Il bisogno di mani che sostengano l’anima del mondo: parte da qui la riflessione spirituale sull’emergenza sanitaria da Covid-19 che il cardinale José Tolentino Mendonça affida a un ebook pubblicato in esclusiva da Vita e Pensiero, che può essere scaricato gratuitamente nei diversi formati digitali dal sito della casa editrice e dai principali store online, invitando i lettori a contribuire, nei limiti del possibile, alla raccolta fondi lanciata dal Policlinico Gemelli per far fonte all’emergenza sanitaria Covid-19.

L’ebook si apre in copertina con un’opera di Auguste Rodin: due mani destre vicine che si cercano per sostenersi, un’idea elementare che quasi commuove in questo tempo in cui la vicinanza è proibita, ma la poesia di questa scultura esplode quando è annunciato il titolo: ‘La cattedrale’.

Ed ecco che l’altro con la sua mano diventa l’Unico in grado di colmare quella sete e quella fame improvvisa che nulla hanno a che vedere con il bisogno psicotico di svuotare il frigorifero, riempito a dovere dopo ore di fila al supermercato, a distanza di sicurezza.

E’ l’autore, il card. José Tolentino Mendonça, archivista e bibliotecario della Santa Sede, a spiegare lo scopo del libro: “Oggi abbiamo bisogno di mani, mani religiose e laiche, che sostengano l’anima del mondo. E che mostrino che la riscoperta del potere della speranza è la prima preghiera globale del XXI secolo”.

‘Il potere della speranza’ che il cardinale Mendonça ripropone con forza, arriva però a salvarci solo dopo un’attenta comprensione e rivalutazione di quello che si sta vivendo e reimparando i gesti della quotidianità: “Il valore del saluto, lo stimolo di un complimento, l’incredibile forza che riceviamo da un sorriso o da uno sguardo.

Senza che le nostre braccia si stendano verso gli altri, possiamo abbracciarli affettuosamente, come già facevamo o in modo ancor più intenso, comunicando, con questi abbracci reinventati, l’incoraggiamento, l’ospitalità, la certezza che nessuno sarà lasciato solo. Senza conoscerci, possiamo infine reimparare a non condannare nessuno all’indifferenza, a non trattare i nostri simili da sconosciuti”.

C’è un modo per vincere il ‘potere potere ignoto’ della paura e dell’emergenza, secondo l’archivista del papa: il recupero della confidenza con Dio: “Abbiamo bisogno di guardare non però come facciamo abitualmente, visto che la maggior parte delle volte il nostro sguardo va a morire sulle nostre scarpe.

Siamo sfidati a uno sguardo che vada al di là di noi, che valichi i limiti di una vita già tratteggiata, che trascenda il perimetro delle nostre preoccupazioni, che si proietti oltre ciò che noi riusciamo a vedere da soli… perché la vita non si risolve solo in quello che riusciamo a fare, ma nel dialogo misterioso tra la nostra dimensione e quella scala più ampia che è la stessa vita; nel dialogo tra ciò che si presenta come conquista e ciò che sboccia come dono inspiegabile; nell’interazione tra il qui e adesso e ciò che è dell’ordine dell’eterno”.

Il cardinale quindi racconta storie di amore quotidiano, piene di speranza nate in questo tempo di coronavirus:  “In mezzo all’emergenza che viviamo non possiamo dimenticare l’altissima testimonianza umana che stanno dando tutti coloro che prestano assistenza. Sono eroi di questa storia collettiva.

E sono milioni coloro che, in forma anonima, e con un senso di abnegazione straordinario, mantengono aperte fabbriche e uffici, continuano a produrre alimenti e altri beni indispensabili, vigilano sulla sicurezza e, naturalmente, combattono in primissima linea per tutti noi negli ospedali”.

Concludendo l’ebook il card. José Tolentino Mendonça invita a prendere spunto dalla frase di Etty Hillesum (‘Se sapessimo capire il tempo presente lo impareremmo da lui: a vivere come un giglio del campo’) per vivere la vita in questo tempo: “Che cosa significa essere capaci di osservare i gigli del campo e gli uccelli del cielo? Significa assumere un atteggiamento contemplativo. Abbiamo bisogno di guardare, non però come facciamo abitualmente, visto che la maggior parte delle volte il nostro sguardo va a morire sulle nostre scarpe.

Siamo sfidati a uno sguardo che vada al di là di noi, che valichi i limiti di una vita già tratteggiata, che trascenda il perimetro delle nostre preoccupazioni, che si proietti oltre ciò che noi riusciamo a vedere da soli… perché la vita non si risolve solo in quello che riusciamo a fare, ma nel dialogo misterioso tra la nostra dimensione e quella scala più ampia che è la stessa vita; nel dialogo tra ciò che si presenta come conquista e ciò che sboccia come dono inspiegabile; nell’interazione tra il qui e adesso e ciò che è dell’ordine dell’eterno”.

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