Un manifesto per i tempi della conta… “Non chi comincia ma quel che persevera”…

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… Occorreva il virus per questo? #sioccorrevailvirus.

Tempo di isolamento, tempo di riflessione, tempo di lavoro. Oggi ho lavorato a tre pezzi, sui cui ho riflettuto molto in questo tempo di isolamento. Impegnativi e collegati tra loro, in un certo senso. Scopi e obiettivi non vanno mai in quarantena.

L’inizio della giornata di oggi: Lamento del popolo in tempo di fame e di guerra. Sempre sia lodato il Signore
Il primo pezzo: Umanità (anima e corpo) e Mondo (aria, mare e terra) stanno ritrovando se stessi, nella privazione e nella sofferenza…
Il secondo pezzo: “Una volta ogni luna blu”, sarà per tempi migliori, come per quando non si sa. E il turismo si fermò…

Ecco il terzo pezzo.

“Auf einfache Wege schickt man nur die Schwachen – Per vie senza pericoli si mandano soltanto i deboli” (Hermann Hesse).

“Leute mit Mut und Charakter sind den anderen Leuten immer sehr unheimlich – Chi possiede coraggio e carattere risulta sempre molto inquietante per gli altri” (Hermann Hesse).

Ho scritto in mia – ormai – non breve vita, diversi manifesti. Erano presi d’atto, formulazioni di conclusioni, visioni per tempi futuri, mettendo la parola fine ad una delle mie “vite”. Sono sempre andato oltre, senza sapere cosa mi sarebbe successo nella prossima, perché scopi e obiettivi non vengono mai messi in discussioni dagli eventi esterni.

Lo feci quando ero bambino, quando a casa di mia nonna materna, scrissi le mie prime righe, che nella vita avessi fatto il giornalista. Non lo diventò mai, perché mio “destino” era di diventare un comunicatore.

Lo feci al termine dell’educazione scolastica, dopo tre anni alla scuola dell’infanzia con le suore e sei anni alla scuola elementare comunale di Balen-Neet, a conclusione della scuola media e superiore, a Leopoldsburg, Sint-Truiden e Turnhout con i Fratelli della Carità, quando fu scelto per tenere il “discorso di fine corso” nel 1966.

Lo feci come leader dei studenti all’Università Statale di Gent (la prestigiosa Rijksuniversiteit Gent-RUG, fra i più grandi istituti universitari europei, organizzata in undici facoltà, le quali ospitano circa 41.000 studenti e oltre 9.000 ricercatori e professori, fondata nel 1817 da Guglielmo I dei Paesi Bassi) e li rifondò il gloriosa KVHV-Katholiek Vlaams Hoogstudentenverbond (Union dei Studenti Universitari Cattolici Fiamminghi), nel 1969.

Lo feci quando andò a Mosca per dimostrare pubblicamente per i diritti dell’uomo contro la persecuzione dei dissidenti democratici e fu condannato ad un anno di campo di concentramento a regime duro dal regime sovietico comunista, nel 1970.

Lo feci quando fondò Alternatief, un giornale per giovani, nel 1973.

Lo feci quando fondò il Korazym.org, un sito internet da e per giovani, tra i primi quotidiani d’informazione online, nel 2004.

Lo feci quando entrò in servizio alla Santa Sede, nel 1985, in silenzio e mantenendo il silenzio fino al termine, nel 2013… e talvolta, il silenzio è più eloquente del discorso più magistrale.

Lo feci quando accettò di diventare il Responsabile della Comunicazione del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, il 17 giugno 2019.

E lo feci con il pezzo “Non chi comincia ma quel che persevera”. Vale la pena rileggerlo (è breve, non porterà via molto tempo, che oggi per molti di noi comunque basta e avanza): « Mai come in questo momento, chi ne ha deve tirare fuori gli attributi del “buon cristiano” (che è buono ma non fesso). Perché, ricordiamolo sempre, “tutto il mondo è un palcoscenico”, dixit William Shakespeare. E come sapeva John Belushi, “quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”, entrando in scena da attori protagonisti e non da semplici comparse. Invece, “i furbi vanno nelle retrovie“, come sapeva Sandrone Dazieri».

Queste non erano “solo parole sparse”, messe in riga così, alla rinfusa, per passare il tempo in isolamento, come per giocare con delle bambole o giocare a tressette. Non erano costatazioni, valutazioni, proposizioni strampalate. E ogni giorni che avanziamo in questi tempi folli, diventa sempre più chiaro, che non lo erano per niente.

Penso che non tutti hanno capito con chi stanno avendo a che fare, probabilmente non lo fanno con intenzionalità negativa, ma è che proprio non ci arrivano, poiché non sono altro che dilettanti allo sbaraglio. E lo dico con estrema cognizione di causa. Non sto a dire noi che gente siamo, poiché chi vorrà lo capirà, o l’ha già capito.

Posso aggiungere soltanto, che la mia signorilità, bontà, disponibilità non deve essere confusa. La mia mantra di vita è di procedere per scopi e obiettivi, ben consci che la vita è una e una soltanto. Perciò, sono molto esigente (innanzitutto con me stesso) e soprattutto, se spendo energie deve esserci un ritorno gratificante, altrimenti mi concedo un tempo stabilito, oltre il quale, non avendo tempo da perdere, procedo e vado oltre.

Tutto questo per dire che, quando tutto questo dramma passerà, per coloro che non vivono alla sbaraglio come dei cammelli e dei dromedari in un caravanserraglio, ma che hanno contezza del loro essere, cioè che sono consapevole chi e cosa sono, arriverà il momento della conta, in cui tireranno le somme. E si arriverà ad una conclusione.

Come ogni volta nella mia vita, la corda che si spezza, segna un nuovo inizio. E non da comparsa, perché scopi e obiettivi non vanno mai in quarantena.

Molte volte in passato, c’era chi aveva già scritto l’epiteto per la mia tomba, facendo la conta senza l’oste… dimenticando che la mia vita è nelle mani del Signore e che non mi trovo da solo, ma che c’è un plotone di esecuzione dietro di me.

Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”.

“Point n’est besoin d’espérer pour entreprendre, ni de réussir pour persévérer” (Willem I de Zwijger, Prins van Oranje Nassau, Burggraaf van Antwerpen, Stadhouder der Nederlanden). Il motto del nostro Principe Guglielmo il Taciturno (15331584): “Non c’è bisogno di sperare per intraprendere, né di riuscire per perseverare“.

Non chi comincia ma quel che persevera” (Leonardo Da Vinci).

Ne riparleremo certamente, quando – con l’aiuto dei sanitari eroi, dei sacerdoti uomini di Dio, dei scienziati virologi illuminati, di San Michele Ancangelo e di San Giorgio, e con l’intercessione della Beata Vergine Maria, l’Immacolata Concezione e Madre celeste nostra – il Signore nella sua Onnipotenza vorrà porre fine a questa pestilenza. Per il bene del nostro corpo, della nostra anima, del nostro spirito. E della sua Creazione intera.

Questo è un tempo di arrenderci a Dio e al silenzio… Al Signore dobbiamo arrenderci e mi arrendo sempre e, quindi, durante tutto questo tempo, non ci fermeremo mai a pregare. Non possiamo sapere quale pazzie ci attendono ancora nei giorni a venire, ma speriamo che Umanità (Anima, Corpo e Spirito) + Mondo (Aria, Acqua, Terra e Fuoco) ritroveranno equilibrio. E sappiamo con certezza che Dio ci sarà, sempre.

Per quanto riguarda il silenzio, anche se vorrei tanto arrendermi, non posso permettermi questo lusso, perché sono un comunicatore.

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