Padre Lombardi: “Eppure la figura morale del Papa sovrasta tutto”

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Le parole di Benedetto XVI sono state chiarissime. La sua vicinanza ai “più stretti collaboratori”, in un messaggio vagliato riga per riga dal Pontefice, che sa quando accentare le parole per caricarle di significato, è un messaggio chiaro. E cioè che lui non ha intenzione di privarsi del suo segretario, mons. Georg Gaenswein, né del suo Segretario di Stato, cardinal Tarcisio Bertone. Nonostante le ricostruzioni della stampa che li vogliono ai ferri corti. Nonostante i vati-leaks siano soprattutto diretti a colpire loro. Anche le parole di monsignor Becciu, sostituto alla Segreteria di Stato, sono state chiare, con una condanna molto forte dell’idea che sia un’operazione guidata da un desiderio positivo di comunicazione e di verità. “Sono temi scritti nero su bianco da voci più autorevoli di me”, esordisce padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, nell’ormai consueto briefing con i giornalisti in cui riferisce degli sviluppi delle indagini in Vaticano riguardo la fuga dei documenti papali.

 

È tutta una strategia di comunicazione che è cambiata. L’intervento, netto, di Benedetto XVI racconta di un Papa che ha deciso di fare chiarezza in prima persona. E nel frattempo, padre Lombardi spiega ai giornalisti che “c’è stato un altro lungo incontro tra Paolo Gabriele e i suoi avvocati”, che, sì, “c’è la possibilità che gli avvocati chiedano gli arresti domiciliari”, che comunque Gabriele “è in un ambiente confortevole”, e per quanto riguarda gli interrogatori per l’istruttoria formale, “ci saranno o questo fine settimana o ad inizio della prossima” (e padre Lombardi lascia intendere che è più probabile la prossima, dato che c’è la coincidenza temporale del viaggio del Papa a Milano).

Più che delle novità dell’istruttoria (i cardinali proseguono le loro audizioni, i gendarmi le loro inchieste, sono due attività parallele e comunicanti, ma non coincidenti), padre Lombardi si dedica soprattutto a smentire le ricostruzioni di stampa. Una tra tutte: quella comparsa su un quotidiano oggi che parla di un pranzo di affari tra il cardinal Tarcisio Bertone e Giuseppe Profiti, presidente dell’Ospedale Bambino Gesù. I due avrebbero parlato della situazione allo I.O.R. Lombardi chiarisce ancora una volta che la decisione di sfiduciare il presidente dello I.O.R Ettore Gotti Tedeschi è venuta direttamente dal Consiglio di Sovrintendenza, “nel board dei laici” e “la commissione cardinalizia ne ha preso atto e deve vedere come formalizzare una nuova situazione di governance dell’Istituto”. Spiega Lombardi anche che “se qualcuno esprime una buona opinione personale di Gotti Tedeschi, non significa che si è in contrasto con il Consiglio di Sovrintendenza dello I.O.R.”. Gli chiedono se la Segreteria di Stato ha approvato il comunicato con cui il board dei laici ha comunicato la sfiducia a Gotti Tedeschi. Padre Lombardi risponde che è vero che “qualunque comunicazione della Sala Stampa passa prima dalla Segreteria di Stato”, ma questo “non significa che la Segreteria di Stato ha stilato o approvato il comunicato. Ha preso atto della decisione, e ha dato mandato alla Sala Stampa di diffonderla”.

Capitolo indagini: Lombardi non vuole fare “numeri”, non vuole parlare di “persone indagate”, perché l’unico indagato è Paolo Gabriele e altre persone possono “essere sentite” senza però essere “coinvolte in corresponsabilità” con Gabriele. Smentisce le ricostruzioni sulla Gendarmeria “il cui lavoro è descritto un po’ come quello degli 007”, garantisce che anche qualora “ci saranno novità riguardo eventuali ecclesiastici coinvolti, valuteremo come comunicarlo”, ma che prima si deve “stabilire il quadro oggettivo della situazione”, riguardo la ricostruzione di alcuni giornali di un colloquio tra Paolo Gabriele e mons. Gaenswein prima dell’arresto sottolinea che “mi sembra abbastanza ovvio che possano aver parlato, sarebbe surreale che non lo abbiamo fatto”.

E intanto continuano le illazioni stigmatizzate dallo stesso pontefice riguardo i suoi collaboratori diretti, mentre c’è chi parla di eventuali dimissioni. Lombardi spiega che chi parla di dimissioni lo faceva già prima, e dunque la questione non è collegata strettamente al cosiddetto Vati-leaks. Ma è da “notare il grande apprezzamento universale della figura del Santo Padre, della sua superiorità dal punto di vista morale e spirituale anche in una situazione di questo genere. Molti di quelli che si sono mossi in una certa aggressività nei confronti della Chiesa non hanno coinvolto il Papa perché è troppo evidente la sua superiorità”.

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