Papa Francesco prega ed aiuta chi è in difficoltà economiche

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La settimana per papa Francesco si apre con la celebrazione mattutina a Santa Marta, sempre in streaming, pregando per quanti stanno soffrendo per la crisi economica causata dall’epidemia di coronavirus che ha bloccato molte attività lavorative:

“Preghiamo oggi per le persone che per la pandemia stanno incominciando a sentire problemi economici, perché non possono lavorare e tutto questo ricade sulla famiglia. Preghiamo per la gente che ha questo problema”.

Introducendo l’omelia papa Francesco ha invitato a non perdere la fiducia con le parole dell’antifona d’ingresso del salmo 30: ‘Io confido nel Signore. Esulterò e mi rallegrerò per la tua misericordia, perché hai guardato con bontà alla mia miseria’ e nel commento al vangelo di Giovanni sulla guarigione del figlio del funzionario del re ha invitato a pregare con fede, perseveranza e coraggio: “Questo padre chiede la salute per il figlio. Il Signore rimprovera un po’ tutti, ma anche lui”.

Però il padre insiste nella preghiera ed il papa ha insistito sulla necessità di supplicare: “Sono le tre cose che ci vogliono per fare una vera preghiera. La prima è la fede: ‘Se non avete fede…’. E tante volte, la preghiera è soltanto orale, con la bocca, ma non viene dalla fede del cuore; o è una fede debole…

Pensiamo a un altro papà, quello del figlio indemoniato, quando Gesù rispose: ‘Tutto è possibile a colui che crede’; il papà come disse chiaramente: ‘Credo, ma accresci la mia fede’. La fede nella preghiera.

Pregare con fede, sia quando preghiamo fuori, sia quando veniamo qui, e il Signore è lì: ho fede o è un’abitudine? Stiamo attenti nella preghiera: non cadere nell’abitudine senza la coscienza che il Signore c’è, che sto parlando con il Signore e che Lui è capace di risolvere il problema. La prima condizione per una vera preghiera è la fede”.

Quindi l’altra condizione richiesta è la perseveranza nella preghiera, di cui i vangeli sono pieni: “La seconda condizione che lo stesso Gesù ci insegna è la perseveranza. Alcuni chiedono ma la grazia non viene: non hanno questa perseveranza, perché in fondo non ne hanno bisogno, o non hanno fede. E Gesù stesso ci insegna la parabola di quel signore che va dal vicino a chiedere pane a mezzanotte: la perseveranza di bussare alla porta.

O la vedova, con il giudice iniquo: e insiste e insiste e insiste: è perseveranza. Fede e perseveranza vanno insieme, perché se tu hai fede, sei sicuro che il Signore ti darà quello che chiedi. E se il Signore ti fa aspettare, bussa, bussa, bussa, alla fine il Signore dà la grazia. Ma non lo fa, questo, il Signore, per farsi desiderare, o perché dica ‘meglio che attenda’, no. Lo fa per il nostro bene, perché prendiamo la cosa sul serio. Prendere sul serio la preghiera, non come i pappagalli… E’ la perseveranza, lì. E’ la fede”.

La terza condizione richiesta dal Vangelo è il coraggio: “Qualcuno può pensare: ci vuole coraggio per pregare e per stare davanti al Signore? Ci vuole. Il coraggio di stare lì chiedendo e andando avanti, anzi, quasi (quasi, ma non voglio dire un’eresia) come minacciando il Signore.

Il coraggio di Mosè davanti a Dio, quando Dio voleva distruggere il popolo e lui farlo capo di un altro popolo. Dice: ‘No. Io con il popolo’. Coraggio. Il coraggio di Abramo, quando negozia la salvezza di Sodoma: ‘E se fossero 30, e se fossero 25, e se fossero 20…’: il coraggio. Questa virtù del coraggio, ci vuole tanto. Non solo per le azioni apostoliche, ma anche per la preghiera”.

Come ormai è pratica papa Francesco ha terminato la celebrazione con l’adorazione e la benedizione eucaristica, invitando a fare la Comunione spirituale: “Ai Tuoi piedi, o mio Gesù, mi prostro e Ti offro il pentimento del mio cuore contrito che si abissa nel suo nulla alla Tua santa presenza. Ti adoro nel sacramento del Tuo amore, l’Eucaristia.

Desidero riceverti nella povera dimora che Ti offre il mio cuore; in attesa della felicità della comunione sacramentale voglio possederti in spirito. Vieni a me, o mio Gesù, che io vengo da Te. Possa il Tuo amore infiammare tutto il mio essere per la vita e per la morte. Credo in Te, spero in Te, Ti amo. Così sia”.

E di fronte a tale emergenza l’elemosiniere di papa Francesco, card. Konrad Krajewski, ha ringraziato “tutti i volontari e le persone di buona volontà che continuano a prendersi cura dei più poveri e bisognosi, soprattutto i senza fissa dimora che vivono per strada, e non li abbandonano proprio in questo momento che per loro è ancora più difficile”;

ma anche le aziende e attività commerciali che “hanno donato i loro prodotti per preparare la ‘busta del cuore’ (tonno, scatolame di piccole dimensioni, frutta, formaggi, salumi confezionati, pane…) che, in sostituzione dei pranzi e delle cene, viene offerta ai poveri da diverse mense, dormitori, parrocchie, associazioni di volontariato e comunità religiose”.  

Nel frattempo anche a Roma la Caritas ha potenziato il ‘Fondo Famiglia’, che è uno strumento socio-pastorale per accompagnare e potenziare la cura delle famiglie in difficoltà che i Centri di Ascolto Caritas incontrano e accolgono nei loro territori: uno strumento per accrescere prima di tutto la capacità di fare rete, di cooperare e di affrontare tutti insieme la difficile sfida di restituire autonomia alle famiglie.

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