La diocesi di Milano istituisce il fondo per i disoccupati

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Un aiuto per sostenere coloro che perdono il lavoro, a causa del Coronavirus, un modo per non farli sentire soli in un momento di grande difficoltà; sarà questa la missione del ‘Fondo San Giuseppe’, istituito dalla Diocesi di Milano in collaborazione con il Comune.

Il Fondo parte con una dotazione iniziale di € 2.000.000 e, grazie al contributo offerto dal Comune di altri € 2.000.000, metterà a disposizione inizialmente € 4.000.000, sperando anche nei contributi dei privati. Le risorse saranno ridistribuite alle fasce più deboli allo scopo di disinnescare la crisi sociale che rischia di esplodere dentro l’emergenza sanitaria.

Il Fondo è dedicato ai disoccupati a causa della crisi Covid-19, ai dipendenti a tempo determinato cui non è stato rinnovato il contratto, ai lavoratori precari, ai lavoratori autonomi, alle collaboratrici familiari e altre categorie di lavoratori fragili. Possono beneficiarne coloro che hanno perso il posto di lavoro dal primo marzo 2020, residenti a Milano e nel territorio della Diocesi di Milano, come ha affermato l’arcivescovo, mons. Delpini:

“Abbiamo deciso di creare un fondo speciale per esprimere la nostra prossimità e offrire un pronto soccorso a coloro che a causa della epidemia in atto non hanno alcuna forma di sostentamento. Lo chiameremo ‘Fondo san Giuseppe – per la prossimità nell’emergenza lavoro’, affidando il suo funzionamento alla rete dei distretti del Fondo Famiglia Lavoro attualmente in attività, riprendendo le modalità stabilite per la prima fase del Fondo.

A questa decisione siamo giunti anche per l’incoraggiamento del Sindaco Giuseppe Sala che ha deciso di contribuire a questo fondo con risorse dell’Amministrazione comunale e di donatori che hanno versato i loro contributi allo scopo”.

Anche il sindaco Giuseppe Sala ha spiegato il sostegno al Fondo: “Milano ha il cuore grande e nelle difficoltà ha sempre saputo dimostrarlo con fervore. Oggi più che mai abbiamo bisogno di sostenerci gli uni con gli altri, moralmente e anche economicamente. La grave crisi che il Coronavirus sta generando mette in serie difficoltà tanti milanesi.

E’ nostro dovere fare la nostra parte come amministratori: ce lo impone lo spirito ambrosiano. Per questo sosteniamo l’iniziativa della Diocesi di Milano di istituire il Fondo San Giuseppe. Aiutiamo chi è più fragile, non lasciamo indietro nessuno, siamo solidali”.

Le risorse saranno ridistribuite alle fasce più deboli allo scopo di disinnescare la crisi sociale che rischia di esplodere dentro l’emergenza sanitaria.

Il Fondo San Giuseppe è dedicato ai disoccupati a causa della crisi Covid-19, ai dipendenti a tempo determinato cui non è stato rinnovato il contratto, ai lavoratori precari, ai lavoratori autonomi, alle collaboratrici familiari e altre categorie di lavoratori fragili. Possono beneficiarne coloro che hanno perso il posto di lavoro dal primo marzo 2020, residenti a Milano e nel territorio della Diocesi di Milano.

Per accedere agli aiuti le domande dovranno essere presentate ai centri di ascolto parrocchiali e ai distretti del Fondo Famiglia Lavoro in cui è stato suddiviso il territorio della diocesi, a partire dal 25 marzo 2020.

Per offerte: causale Fondo San Giuseppe

– online con la Carta di Credito;

– Conto Corrente Bancario, Credito Valtellinese, IBAN: IT17Y0521601631000000000578, intestato a: Caritas Ambrosiana Onlus –  Donazione detraibile/deducibile;

– Conto Corrente Bancario, Credito Valtellinese, IBAN: IT94I0521601631000000002405, intestato all’arcidiocesi di Milano.

– Conto Corrente Postale, Numero: 13576228, intestato a: Caritas Ambrosiana Onlus – Donazione detraibile/deducibile;

Intanto dallo scorso 24 febbraio, gli 8 Empori della Solidarietà, gestiti nel territorio della diocesi di Milano dalle cooperative promosse da Caritas Ambrosiana, hanno incrementato del 30% la distribuzione di generi alimentari, dovuto all’emergenza Coronavirus, come ha spiegato il direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti:

“Le misure giustamente assunte delle autorità stanno avendo un impatto molto pesante per le persone più in difficoltà. Con la chiusura delle scuole, ad esempio, i bambini hanno smesso di usufruire della mensa scolastica, per cui chi veniva a fare la spesa da noi, ha dovuto riempire il carrello di più oppure è passato più spesso.

Ma c’è anche chi ha già visto peggiorare la propria condizione economica già al limite della sussistenza. Ci sono colf e badanti, assunte in nero, che hanno perso i loro clienti e ci chiedono un aiuto maggiore… Già adesso ci sono categorie più colpite: dai senza tetto a chi va avanti con lavori saltuari.

Ma presto arriveranno ai nostri centri di ascolto tutte quelle persone che non potranno usufruire delle misure di protezione che il governo si appresta a mettere in campo, dalla cassa integrazione in deroga ai congedi familiari. Saranno loro a pagare il costo sociale più salato a questa crisi. Anche se fino ad ora se ne parla ancora poco”.  

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