La #scvchesfidailvirus. In Vaticano tante strette di mano ‘amuchinatì, ma niente mascherine né guanti monouso. E #ilvirusringrazia

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Ieri, 19 marzo 2020 Libero titolava: “Papa Francesco ‘rifiuta’ la mascherina, la soffiata sul Vaticano: ‘Nemmeno ai dipendenti viene distribuita’”.

Non di “soffiata” si tratta, ma di quanto si è visto nella diretta streaming, sostenuto da quanto sto scrivendo ormai da settimane.

E dico di più – e vorrei “incontrare” (non adesso ovviamente, ma quanto tutta questa pandemia e pandemonio sarà superato, con l’impegno dei medici e del personale sanitario, di tutto noi e con la Grazia di Dio – Papa Francesco non solo rifiuta la mascherina, ma lo proibisce anche ai suoi collaboratori e a chi si avvicina ancora (ci vuole coraggio!) a lui a distanza ravvicinata, abbastanza per stringerli la mano. L’ho scritto ancora il 18 marzo 2020:

Il “Domus” come una nave di crociera ormeggiata a Piazza Santa Marta
Quindi, tornando nella Città del Vaticano, faccio una domanda semplice semplice: tra una nave da crociera ferma in porto e la Domus Sancta Marthae che differenza c’è? Risposta: nessuna. Sono entrambi hotel a 5 stelle al momento fermi, immobili in un porto che sembra apparentemente sicuro. Però, una differenza c’è. Perché su una nave da crociera gli ospiti sono tutti chiusi in cabina. Invece, nella nave da crociera Domus ormeggiata al porto di Sanctae Marthae nella Città del Vaticano, tutti sono liberi di muoversi dentro e fuori, entrare, uscire, rientrare e riuscire.
Mentre in Italia le misure intraprese per contrastare l’emergenza Sars-CoV-2 somigliano – giustamente (perché abbiamo il nemico – invisibile ma implacabile – dentro i confini) lo stato d’assedio e il coprifuoco, invece le misure per il personale della Domus Sacntae Marthae attualmente in servizio e per residenti, non hanno subito variazioni di sorta. Tutto funziona esattamente come prima della dichiarazione dell’emergenza in Italia. Perché per il Sovrano assoluto dello Stato della Città del Vaticano “le misure troppo restrittive non sempre sono buone”. Reception, camerieri, cuochi, faccendieri, inservienti personale delle pulizie, tutti i residenti Papa compreso, Corpo della Guardia Svizzera e Corpo della Gendarmeria (che continua a sorvegliare lo Stato dalla Sala operativa 24 ore su 24 quattro, 7 giorni della settimana), le attività della Domus non hanno subito alcuna restrizione. Si mangia tutti insieme nel salone invece di ricevere il pasto in camera. Ricordo che nelle nave di crociera gli ospiti sono diventati prigionieri in cabine di pochi metri quadrati. Però, alla Domus Sanctae Marthae si fa colazione, pranzo e cena ancora nel salone e Papa Francesco ancora stringe la mano a tutti quelli che incontra e sfida chiunque a non ricambiare la stretta di mano. Sappiamo come lui ama a dismisura il contatto fisico con i fedeli, che sempre cerca (a parte di ogni tanto ritirare la mano o schiaffeggiare una). E #ilvirusringrazia #ilviruseugualepertutti

Oltrettutto, il Sovrano (assoluto) dello Stato della Città del Vaticano è quello che ha dichiarato – in aperte sfida al Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana e alle sue Autorità sanitarie e di Protezione civile – che “le misure drastiche non sempre sono buone“.

Lui non solo si fa stringere la mano, ma pure allunga la mano per obbligare a stringerla (sfido ognuno dei suoi collaboratori – iniziando con il Reggente della Prefettura della Casa Pontificia, il Protonotario apostolico di numero Mons. Leonardo Sapienza [*] – di rifiutare… o di mettersi i guanti monouso e la mascherina). Non ci vuole tanto per capire come sarà la sua sorte, nell’ipotesi più ottimista, sarà il “congedo a tempo indeterminato” (“non si faccia più vedere”… ne sa qualcosa il superiore di Sapienza, l’ancora formalmente Prefetto della Casa Pontificia, l’Arcivescovo Georg Gänswein).

Come il boss Don Pietro Savastano ( Gomorra la serie), che porgendo un bicchiere della propria urina a suo scagnozzo gli dice: “Bevi bevi perché devo capire che di te mi posso fidare! Bevi!”.

Nei giorni precedenti ho puntualmente riferito come anche nello Stato della Città del Vaticano si è “dovuto” – con fatica e in ritardo – adeguare alle norme di sicurezza sanitarie, reso obbligatorie dal Sars-CoV-2 #ilvirusnonperdona. Ingressi controllati, distanza di un metro rispettata, attività giudiziaria sospesa, tanti uffici chiusi, ecc. Ovviamente, mi viene a dire, con le soliti contraddizioni che caratterizza questo pontificato, in una sorta di processione danzante di Echternach, due passa avanti e uno indietro.

L’ultimo esempio è, quando la Santa Sede ha comunicato che Papa Francesco ha disposto che fino al 3 aprile 2020 vengono “sospese tutte le attività processuali in corso presso gli Uffici giudiziari dello Stato della Città del Vaticano, nonché dei relativi termini di decadenza e di prescrizione”, precisando che “tale previsione già adottata in Italia, non opera con riguardo alle attività di indagine e più in generale antecedenti al dibattimento, né rispetto a quei procedimenti che necessitino comunque di essere trattati per ragioni di urgenza”. Dire che si tratta di provvedimenti contraddittori è dir poco (in chiusura del mio articolo di ieri, le comunicazioni ufficiali e il testo del provvedimento: Italia supera Cina per numero di morti Covid-19: 3.405 – Casi totali: 41.035 (+5.322) #stronziancoraazonzo #serveilpugnoduro – Ore 21 preghiera.

Sto anche a ripetere, dal 7 marzo un giorni e l’altro anche, che il Santo Padre dovrebbe lasciare il colabrodo e porta di mare Domus Sanctae Marthae ed essere trasferito in residenza sicuro: il Palazzo Apostolico o, meglio ancora, la Residenza Pontificia di Castel Gandolfo.
L’ho ripetuto ancora il 18 marzo, nel mio ultimo articolo della serie che sta diventando interminabile (anche se non mi stancherò a riperterlo): La Città del Vaticano come un porto di mare #ilviruseugualepertutti #ilvirusnonperdona #soloinsiemecelofaremo.

Ho anche riferito che Papa Francesco non rispetta una delle regole fondamentali di base: non stringere mani, da più persone di seguito e senza i guanti monouso addosso.

A questo si è aggiunta l’informazione – da parte di una giornalista e di un giornale che certamente non possono essere annoverati tra la “galassia dei siti antibergogliani” – che Papa Francesco rispetta neanche un’altra delle regole fondamentali di base: l’uso della mascherina.

La vaticanista Franca Giansoldati su Il Messaggero di ieri, 19 marzo 2020 parla di “rifiuto” da parte di Bergoglio. Quindi, non solo il Sovrano dello Stato della Città del Vaticano e Capo supremo della Santa Sede e della Chiesa universale, continua la sua vita al Domus Sanctae Marthae, come non c’è una pandemia in corso, ma pure in assenza delle protezioni di base.

Giansoldati scrive che “di mascherine in Vaticano non se ne vedono e non sono state distribuite nemmeno ai dipendenti”. Non le usano i monsignori, non le usano le Guardie Svizzere, non le usano i Gendarmi, anche se – pare – fanno abbondante uso di amuchina (sarà che del gel introvabile nella Città del Vaticano hanno fatto scorta abbondante).

La “mano nella marmellata”.
La “mano nella marmellata”.

Nello streaming della diretta Vatican Media dell’Udienza generale di mercoledì 18 marzo 2020 (disponibile sul sito Vatican.va e sul canale YouTube di Vatican News: link qui sopra), tenuta nella Biblioteca del Palazzo apostolico in diretta streaming alla solo presenza dei monsignori della Segreteria di Stato che leggono i saluti e il riassunto in varie lingue della catechesi papale, che tutti – anche se seduti a debita distanza – sono senza mascherine e senza guanti monouso. Non solo, alla fine del’atto, Papa Francesco si è avvicinato ai suoi collaboratori (per niente “colloquio alla giusta distanza” al contrario di quanto scrive Giansoldati) e li ha stretto la mano a tutti, iniziando che Mons. Leonardo Sapienza, Reggente della Prefettura della Casa Pontificia [*].
Come se nulla fosse e #ilvirusringrazia.

Inoltre, con la Santa Messa quotidiana – concelebrata con pochi sacerdoti, pochi fedeli e il coro, nella Cappella dello Spirito Santo al Domus Sanctae Marthae, trasmessa in streaming – non mancano le occasioni per degli incontri ravvicinati… e strette di mano. Ovviamente, come si vede nella foto, senza mascherine e senza guanti monouso (da parte dei due Aiutanti di camera che fungono come chiericetti).

A queste notizie, a dir poco sconcertanti, si aggiunge che – dopo la sospensione da parte del Prefetto della Congregazione per i Vescovi delle Visite ad limina (a seguito dell’ultima con una trentina di vescovi Francesi, di cui uno è risultato positivo, sentendosi male mentre era ancora a Roma) e la sospensione delle Udienze private – oggi Papa Francesco ha riprese (contro ogni buon senso) le Udienze con tre capi Dicastero:
– Em.mo Card. Luis Antonio G. Tagle, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli
– Em.mo Card. Peter Kodwo Appiah Turkson, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale
– Em.mo Card.Giuseppe Versaldi, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica (degli Istituti di Studi)

++++ULTIMA ORA+++ E mentre sto scrivendo, mi arriva una notizia sbalordativa. Fonti interni certissime (e certamente non da uno degli organi di comunicazione del Dicastero per la comunicazione, che non comunica) mi dicono che domani il Vescovo di Roma ricomincia anche con le Udienze per la presentazione delle credenziali dei nuovi ambasciatori presso la Santa Sede. Per domani – dice ha la mia fonte – è previsto l’Udienza per la presentazione dei credenziali da parte del nuovo ambasciatore della Costa d’Avorio! Da non credere e spero che venga cancellata. Non oso pensare alle strette di mano lungo il percorso nelle sale alla Terza Loggia ai sediari, monsignori… e il Papa. ++++

Nel mio articolo La Città del Vaticano come un porto di mare #ilviruseugualepertutti #ilvirusnonperdona #soloinsiemecelofaremo del 18 marzo https://www.korazym.org/39442/la-citta-del-vaticano-come-un-porto-di-mare-ilviruseugualepertutti-ilvirusnonperdona-soloinsiemecelofaremo/ ho scritto:

Il quotidiano francese Ouest-France il 16 marzo ha posto la domanda: “E Papa Francesco, che hanno incontrato tutti allo stesso tempo, lunedì 9 marzo? Sembra che siano state prese delle precauzioni. Questo è quanto ha riportato giornale cattolica La Vie il 15 marzo 2020: “Des mesures avaient été prises, cependant, notamment lors de la rencontre avec le pape, un échange de deux heures et demi, où ils étaient séparés d’un bon mètre. Toutefois, chacun a pu lui serrer la main. Les rencontres avec les responsables de dicastères se sont quant à elles déroulées non dans les bureaux, mais dans une salle du Palais apostolique” (Tuttavia, erano state prese misure, in particolare durante l’incontro con il Papa, uno scambio di due ore e mezza, in cui erano separate da un buon metro. Tuttavia, tutti hanno potuto stringerli la mano. Gli incontri con i capi dicastero non avvennero negli uffici, ma in una sala del Palazzo Apostolico).
CNA ha scritto il 16 marzo 2020: “The Holy See Press Office has not responded to an inquiry from CNA asking if the French bishops greeted Pope Francis with a handshake after the meeting, as is customary during ad limina visits” (La Sala Stampa della Santa Sede non ha risposto ad una domanda della CNA, chiedendo se i vescovi francesi avessero salutato Papa Francesco con una stretta di mano dopo l’incontro, come è consuetudine durante le visite ad limina).
++++ Sono in grado di confermare, che Papa Francesco effettivamente ha stretto la mano ai vescovi francesi durante la visita ad limina del 9 marzo scorso (qualcuna ha scritto – come per minimizzare la faccenda – che ha stretto la mano e conversato brevemente a distanza ravvicinata, soltanto a poco vescovi… e che differenza fa?). Le strette di mano vengono confermate da mie fonti interne. Confermano anche, che lui continua a salutare porgendo la mano. Lui da’ la mano e ignora le norme di sicurezza. Continua ancora. E questo mi è stato confermato, straconfermato. ++++
Viene sottolineato come i vescovi francesi hanno mantenuto la distanze durante l’incontro con Papa Francesco (come si vede nella foto ufficiale, fornita da Vatican Media), però nel servizio di KTO si vede che questo non è stato il caso nella Concelebrazione Eucaristico presso la Tomba di San Pietro nelle Grotte Vaticane. Anche se non ci sono foto che lo confermano. No?

Come ho riferito nell’articolo Un vescovo francese che ha incontrato Papa Francesco il 9 marzo è positivo al Sars-CoV-2 del 18 marzo 2020, Mons. Emmanuel Delmas – il vescovo francese positivo al Sars-CoV-2 – ha dichiarato il 17 marzo in un’intervista alla radio RCF Anjou: “A posteriori penso che la visita dei vescovi a Roma la scorsa settimana non sia stata saggia. Penso che potrebbe non essere stata la decisione giusta”.

Coronavirus, il Papa chiude il tribunale ma stringe la mano agli ospiti. E in Vaticano niente mascherine
di Franca Giansoldati
Il Messaggero, 19 marzo 2020
Città del Vaticano – Amuchina, preghiere ma niente mascherine. L’attività del Vaticano negli uffici si è ridotta tantissimo, il Papa, con l’emergenza Coronavirus, oggi ha anche sospeso l’attività giudiziaria per la Città del Vaticano fermo restando il disbrigo delle questioni più urgenti. Nel frattempo Francesco continua la sua vita a Santa Marta, si rifiuta di mettere protezioni, celebra la messa al mattino con i suoi collaboratori che rimangono a debita distanza. Ma di mascherine in Vaticano non se ne vedono e non sono state distribuite nemmeno ai dipendenti.
Nella mensa di Santa Marta i monsignori che alloggiano lì pranzano distanziati dagli altri e facendo attenzione a tutto, ma di mascherine non se ne vedono. Non le usano le Guardie Svizzere e nemmeno i gendarmi, anche se fanno abbondante uso di amuchina e provvedono a controllare i pochissimi ospiti che ormai sono ammessi dentro al piccolo stato, in genere tutte persone che sono in possesso della tessera che permette l’ingresso. La farmacia e il supermercato restano in funzione ma con gli ingressi controllati.

Ma come sono bravi, nella foto ufficiale distribuita da Vatican Media, tutti a debita distanza, però senza mascherine e al termine una bella stretta di mano, obbligatoriamente senza guanti monouso (questo è solo per “les italiens”, che non hanno fede, fiducia e speranza), però accuratamente ‘a m u c h i n a t ì (non guasta e non si sa mai).

Ieri [mercoledì 18 marzo 2020, per chi legge], in diretta streaming, durante l’udienza generale tenuta nella biblioteca del palazzo apostolico, il Papa – alla fine del rito – ha salutato i suoi collaboratori stringendo la mano a tutti. Come se nulla fosse. Nonostante il colloquio alla giusta distanza il Papa non vuole rinunciare al contatto con l’ospite. I saluti sono rigorosamente ‘amuchinatì, vale a dire solo dopo essersi lavati accuratamente le mani con l’amuchina allungata da un collaboratore di camera di volta in volta agli ospiti in visita al Pontefice
Stamattina, invece, la chiusura del tribunale. Bergoglio con rescritto del 18 marzo, «vista la particolare condizione sanitaria legata alla diffusione del virus Covid-19, ha disposto fino al 3 aprile 2020 la sospensione di tutte le attività processuali in corso presso gli Uffici giudiziari dello Stato della Città del Vaticano, nonché dei relativi termini di decadenza e di prescrizione». «Tale previsione, – ricorda il Vaticano – già adottata in Italia, non opera con riguardo alle attività di indagine e più in generale antecedenti al dibattimento, né rispetto a quei procedimenti che necessitino comunque di essere trattati per ragioni di urgenza».
Nel Rescritto del pontefice si precisa infatti che il rinvio a dopo il 3 aprile non riguarda i «procedimenti civili nel cui ambito venga dedotta una motivata situazione di indifferibilità e la cui ritardata trattazione possa produrre grave pregiudizio alle parti»; i «procedimenti penali per i quali non sia ancora in corso di celebrazione il giudizio di primo grado»; i «procedimenti penali a carico di soggetti detenuti o comunque gravati da misure limitative della libertà personale» i «procedimenti penali nel cui ambito venga dedotta l’urgente necessità di assumere prove indifferibili». Limitazioni vengono poste anche agli ingressi del tribunale e agli orari di apertura degli stessi uffici giudiziari.

Abito corale dei Protonotari apostolici di numero.

[*] I Molto Reverendi Monsignori Protonotari apostolici di numero sono notai papali e del soglio pontificio. Il loro numero è stabilito in sette. Insieme costituiscono un collegio sotto la presidenza del più anziano di essi per nomina e non per età, il decano. Attualmente essi sono:
Marcello Rossetti, decano, nominato il 18 agosto 1975
Leonardo Erriquenz, nominato il 2 ottobre 1999
Francesco Di Felice, nominato il 2 dicembre 2008
Leonardo Sapienza, nominato il 9 febbraio 2013
Franco Piva, nominato il 18 giugno 2015
William V. Millea, nominato il 2 luglio 2018
Compito dei Protonotari apostolici è quello di redigere gli atti più importanti ed i documenti che annunciano i dogmi, le canonizzazioni, le incoronazioni, le intronizzazioni ed i decessi dei papi. Per di più sovrintendono alla regolare chiusura ed apertura dei conclave e seguono il protocollo dei concistori. I Protonotari apostolici effettivi sono inquadrati nella Prima sezione della Segreteria di Stato. I Protonotari apostolici de numero godono del trattamento con il titolo onorifico di “Molto Reverendo Monsignore”.

Postilla

Lo Stato della Città del Vaticano non è Zona Rossa

Chi controlla le persone in uno uscita da uno stato straniero enclave di uno stato sovrano in quarantena e tutto in zona rossa, come l’Italia ? Per ora la risposta risiede solo nel Trattato lateranense del 1929, poiché nel Dpcm italiano la Santa Sede non ha voce in capitolo. E nemmeno viene nominata. Si sa, ogni Trattato che si rispetti deve avere la caratteristica della “bilateralità'”. Fin’ora non c’è nulla di bilaterale tra Santa Sede e Italia (anche se viene sempre “evocato”) rispetto all’emergenza Sars-CoV-2. Considerato, che nello Stato della Città del Vaticano il Dpcm italiano non ha alcuna validità, come vengono considerati i cittadini vaticani e i residenti vaticani che uscendo dallo Stato della Città del Vaticano (territorio dello Stato e zone extraterritoriali) si portano su suolo italiano? Il paragone si dovrebbe fare tra Italia e San Marino, per quanto concerne altro stato enclave, e tra Italia e la Francia, e la svizzera, e l’Austria e la Slovenia, per quanto concerne l’ingresso dei cittadini e residenti in questi stati confinanti su suolo italiano.
Cosa dite, ci saranno due pesi e due misure o usiamo una misura unica per tutti?
Ai posteri l’ardua sentenza.

#ilviruseugualepertutti anche per tutti i Capi di Stato
#scvchesfidailvirus
#ilvirusnonperdona
#ilvirusringrazia

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