Un vescovo francese che ha incontrato Papa Francesco il 9 marzo è positivo al Sars-CoV-2

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Monsignor Emmanuel Delmas è risultato positivo al Sars-Cov-2, si è appreso domenica sera il 15 marzo da diverse fonti concordanti. Medico di formazione, 66 anni, il Vescovo di Angers ha avvertito i primi sintomi del COVID-19 durante la sua permanenza a Roma dal 9 al 13 marzo 2020, in occasione della visita “ad limina apostolorum” dei 29 ordinari dell’Ovest della Francia (Provincie di Rouen, Rennes, Poitiers, Tours et Bordeaux), che rappresentano un terzo della Conferenza episcopale francese.

“Ha avuto alcuni sintomi la scorsa settimana e ha preferito fare un test non appena è tornato”, ha dichiarato Christophe Lefebvre, delegato episcopale responsabile della comunicazione per la Diocesi di Angers. Confermando la positività, ha aggiunto che lo stato di Mons. Delmas non è motivo di preoccupazione in questa fase. “È al vescovado di Angers e rimarrà lì tutto il tempo necessario. Sta seguendo il riposo e i trattamenti prescritti”.

#ilviruseugualepertutti

Il quotidiano francese Ouest-France il 16 marzo ha posto la domanda: “E Papa Francesco, che hanno incontrato tutti allo stesso tempo, lunedì 9 marzo? Sembra che siano state prese delle precauzioni. Questo è quanto ha riportato giornale cattolica La Vie il 15 marzo 2020: “Des mesures avaient été prises, cependant, notamment lors de la rencontre avec le pape, un échange de deux heures et demi, où ils étaient séparés d’un bon mètre. Toutefois, chacun a pu lui serrer la main. Les rencontres avec les responsables de dicastères se sont quant à elles déroulées non dans les bureaux, mais dans une salle du Palais apostolique” (Tuttavia, erano state prese misure, in particolare durante l’incontro con il Papa, uno scambio di due ore e mezza, in cui erano separate da un buon metro. Tuttavia, tutti hanno potuto stringerli la mano. Gli incontri con i capi dicastero non avvennero negli uffici, ma in una sala del Palazzo Apostolico).

CNA ha scritto il 16 marzo 2020: “The Holy See Press Office has not responded to an inquiry from CNA asking if the French bishops greeted Pope Francis with a handshake after the meeting, as is customary during ad limina visits” (La Sala Stampa della Santa Sede non ha risposto ad una domanda della CNA, chiedendo se i vescovi francesi avessero salutato Papa Francesco con una stretta di mano dopo l’incontro, come è consuetudine durante le visite ad limina).

++++ Sono in grado di confermare, che Papa Francesco effettivamente ha stretto la mano ai vescovi francesi durante la visita ad limina del 9 marzo scorso (qualcuna ha scritto – come per minimizzare la faccenda – che ha stretto la mano e conversato brevemente a distanza ravvicinata, soltanto a poco vescovi… e che differenza fa?). Le strette di mano vengono confermate da mie fonti interne. Confermano anche, che lui continua a salutare porgendo la mano. Lui da’ la mano e ignora le norme di sicurezza. Continua ancora. E questo mi è stato confermato, straconfermato. ++++

Viene sottolineato come i vescovi francesi hanno mantenuto la distanze durante l’incontro con Papa Francesco (come si vede nella foto ufficiale, formita da Vatican Media), però nel servizio di KTO si vede che questo non è stato il caso nella Concelebrazione Eucaristico presso la Tomba di San Pietro nelle Grotte Vaticane.

Secondo il quotidiano francese Courrier de l’Ouest del 15 marzo 2020, tutti i 28 presuli facente parte del gruppo che ha partecipato all’incontro con il Papa e che ha incontrato anche i massimi responsabili dei Dicasteri della Santa Sede, come sempre avviene durante le visite ad limina, sono ora in quarantena precauzionale.

Pensiamo ai massimi responsabili dei Dicasteri della Santa Sede che hanno incontrato i vescovi francesi e anche a coloro che li hanno accompagnato (sediari, gendarmi, guardie svizzere, monsignori della Segreteria di Stato, ecc.).

Secondo i protocolli internazionali, l’isolamento in quarantena è una misura precauzionale, che scatta immediatamente e quindi non dovrebbe essere applicato a tutti coloro che hanno incontrato Mons. Delmas, incluso Papa Francesco? Invece, domenica 15 marzo è andato ancora a spasso per le vie di Roma, deserte, con gli italiani che stanno in casa. E il 16 marzo ha ricevuto ancora delle persone in Udienza privata:
– Em.mo Card. Kevin Joseph Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita
– Em.mo Card. Beniamino Stella, Prefetto della Congregazione per il Clero
– Il Dottor Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la Comunicazione
– Em.mo Card. Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze

Dopo la notizia diffusa da Franca Giansoldati su Il Messaggero del 3 marzo 2020, che Papa Francesco colpito dal raffreddore si sarebbe sottoposto per precauzione al tampone per Sars-CoV-2, senza ricevere conferma, la Santa Sede ha escluso timori di contagio per Papa Francesco: “Il raffreddore diagnosticato al Santo Padre nei giorni scorsi sta facendo il suo corso, senza sintomi riconducibili ad altre patologie”, ha dichiarato il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede Matteo Bruni.

“A posteriori penso che la visita dei vescovi a Roma la scorsa settimana non sia stata saggia. Penso che potrebbe non essere stata la decisione giusta”, ha dichiarato Mons. Emmanuel Delmas ieri, 17 marzo 2020 in un’intervista alla radio RCF Anjou:

Come è la sua stato di salute?
Mons. Delmas: “Sto bene, non ho più la febbre. Sono tornato da Roma dove ho avuto la febbre durante il mio soggiorno e di questo mi sono preoccupato. Quando sono tornato, un po ‘avanzato, ho dovuto chiamare il 15. Mi è stato consigliato di fare il test, che si è rivelato positivo. Quindi ho dovuto mantenere la quarantena nel vescovado per evitare ogni contatto con delle persone che avrei potuto infettare”.
La sua salute desta preoccupazione?
Mons. Delmas: “No, non lo penso. Sono seguito da una piattaforma che informo ogni mattina, dove mi vengono poste domande molto semplici per sapere se ci sono segni di preoccupazione o meno, e il risultato di questa piccola inchiesta viene letto da medici e biologi. Quindi, non ho apprensione per la mia salute. Al contrario, sono ben seguito.
A posteriori penso che la visita dei vescovi a Roma la scorsa settimana non sia stata saggia. Penso che potrebbe non essere stata la decisione giusta”.

#ilvirusringrazia

Eccolo! Anche se lo stato clinico di Mons. Delmas sembra non destare particolare preoccupazione, non è detto che non ha potuto infettare le persone che ha incontrato (incluso il Santo Padre) con il Sars-CoV-2.

Quindi, le idee che ho espresso al riguardo non erano strampalate. Dal 7 marzo 2020 sto scrivendo, che il Papa avrebbe dovuto sospendere tutte le Udienze, non solo l’attività pubblica (che è stata rimandata a data da destinarsi, con alcune decisioni che sono state comunicate nei giorni scorsi), ma anche le Udienze private (invece, si sono svolte fino al 16 marzo), tra cui gli incontri nell’ambito delle visite “ad limina apostolorum” (che sono state sospese dal Prefetto della Congregazione per i Vescovi, Cardinale Marc Ouellet, subito dopo quella dei vescovi francesi).

Al riguardo ho già più volte legittimamente domandato se le Udienze private siano veramente indispensabili (e videoconferenza no?); quali argomenti di estrema urgenza vengono trattati; se non possono essere rinviati “a data da destinarsi”, quali sono i motivi di “emergenza” indicati nell’autodichiarazione (visto che in gran parte quelli che riceve transitano dal territorio italiano); se sono giustificate le udienza “di congedo”, che, ovviamente, servono soltanto per la “photo opportunity”, con le rispettive consorti.

Ho iniziato il 7 marzo a indicare l’idea dell’isolamento in forma cauzionale del Papa regnante e sono l’unico ad averlo detto finora, se ne sono informato bene, fino alla domanda posta da “Corrispondenza Romana” il 16 marzo alle ore 09.10: “Dopo l’incontro con i vescovi francesi: papa Francesco in quarantena?”.

#ilviruseugualepertutti

Ricordo che lo sto scrivendo da una settimana, che il Santo Padre dovrebbe trasferirsi in una residenza isolata e sicura, meno affollata del Domus Sanctae Marthae e più controllabile dal punto di visto sanitario. L’ho scritto il 7 marzo. L’ho ripetuto il 13 e 14 marzo. L’ho ribadito il 15 marzo 2020 (nell’articolo “Il virus è uguale per tutti. Qui habet aures audiendi, audiat”, il cui tema era: “Urge lo spostamento (cautelativo) del Santo Padre al Palazzo Apostolico in Vaticano o a Castel Gandolfo, che è anche meglio perché più isolato ancora”):

Infine, va sottolineato che il Santo Padre alla Domus Sancta Marthae non è al sicuro, perché in queste albergo a cinque stelle vivono e lavorano centinaia di persone; cucina, ristorante e locali annessi vengono frequentati da cuochi, camerieri e addetti.
Il Santo Padre farebbe bene a raggiungere – finalmente, e restarci – l’Appartamento pontificio al Palazzo apostolico, ormai chiuso dal 2013 e aperto solo per gli Angelus Domini festivi. O meglio ancora, potrebbe trasferirsi temporaneamente negli Appartamenti pontifici della Villa pontificia di Castel Gandolfo, luogo ideale in questo momento per isolarsi.
Paradossalmente è più al sicuro il Papa emerito Benedetto XVI, isolato nel Monastero Mater Ecclesiae nei Giardini vaticani.
Il virus è uguale per tutti. C’è il rischio di rimanere con un Papa emerito senza un Papa regnante, colto impreparato dal Sars-CoV-2. Sarebbe la beffa, insieme al danno e un dramma impensabile. La Città del Vaticano si fermi finché è in tempo, altrimenti la situazione potrebbe diventare irrecuperabile.

Ancora ieri mattina, 17 marzo l’ho ripetuto un’altra volta, aggiungendo:

Poc’anzi, mi è stato confermato, che dall’hotel a cinque stelle, ubicato accanto all’Aula Paolo VI, all’ombra della Basilica di San Pietro, nella Città del Vaticano, denominato Domus Sanctae Marthae (dove continua a risiedere il Papa regnante, nonostante tutti i consigli al contrario… e mi auguro impartiti anche da parte dei fidati consiglieri della sua Corte pontificia), sempre i dipendenti (receptionisti, cuochi, camerieri, inservienti, personale delle pulizie, personale della sicurezza, ecc. e tutti i residenti (ricordiamolo, monsignori), entrano ed escono, e rientrano, e riescono dallo Stato della Città del Vaticano.

Foto di Vatican Media.

Ecco i nomi degli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Francia, in Visita “ad Limina Apostolorum”:
S.E. Mons. Jean-Paul James, Arcivescovo di Bordeaux
S.E. Mons. Bertrand Lacombe, Vescovo tit. di Saint-Papoul
S.E. Mons. Jean-Marie Le Vert, Vescovo tit. di Briançonnet
S.E. Mons. Hubert Herbreteau, Vescovo di Agen
S.E. Mons. Nicolas Souchu, Vescovo di Aire et Dax
S.E. Mons. Marc Aillet, Vescovo di Bayonne
S.E. Mons. Philippe Mousset, Vescovo di Périgueux
S.E. Mons. Pascal Wintzer, Arcivescovo di Poitiers
S.E. Mons. Hervé Gosselin, Vescovo di Angoulême
S.E. Mons. Georges Colomb, M.E.P., Vescovo di La Rochelle
S.E. Mons. Pierre-Antoine Bozo, Vescovo di Limoges
S.E. Mons. Francis Bestion, Vescovo di Tulle
S.E. Mons. Pierre d’Ornellas, Arcivescovo di Renne
S.E. Mons. Alexandre Joly, Vescovo tit. di Privata
S.E. Mons. Emmanuel Delmas, Vescovo di Angers
S.E. Mons. Thierry Scherrer, Vescovo di Laval
S.E. Mons. Yves Le Saux, Vescovo di Le Mans
S.E. Mons. François Jacolin, Vescovo di Luçon
Rev.do François Renaud, Amministratore Diocesano di Nantes
S.E. Mons. Laurent Dognin, Vescovo di Quimper
S.E. Mons. Denis Moutel, Vescovo di Saint-Brieuc
S.E. Mons. Dominique Lebrun, Arcivescovo di Rouen
S.E. Mons. Jean-Claude Boulanger, Vescovo di Bayeux-Lisieux
S.E. Mons. Laurent Le Boulc’h, Vescovo di Coutances
S.E. Mons. Christian Nourrichard, Vescovo di Évreux
S.E. Mons. Jean-Luc Brunin, Vescovo di Le Havre
S.E. Mons. Jacques Habert, Vescovo di Sées
S.E. Mons. Jean-Pierre Batut, Vescovo di Blois
S.E. Mons. Jérôme Beau, Arcivescovo di Bourges
S.E. Mons. Philippe Christory, Vescovo di Chartres
S.E. Mons. Jacques Blaquart, Vescovo di Orléans

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