Dalla reclusione forzata a una clausura gioiosa

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Pensavo in questi giorni di ‘clausura forzata’ a quelle donne che la clausura la scelgono per la vita. O meglio, che la accolgono come ‘chiamata’ e in essa trovano la felicità. Non è la stessa cosa diventare suore di clausura e chiudersi in casa perché in giro c’è un’epidemia. No, non è decisamente lo stesso. La prima è una scelta d’amore, che fa bene allo spirito, nel secondo caso, invece, si tratta di un sacrificio per il bene comune.

La clausura religiosa è fonte di gioia per chi la vive, mentre la reclusione forzata, ce ne stiamo accorgendo, no: non è causa di gioia. E – se abbiamo la grazia di essere ‘sani’, quindi di dover solo stare in casa per limitare i danni – affrontiamo questo isolamento non perché ci faccia piacere, ma per raggiungere un fine: distruggere il virus. Riusciamo a vivere questa quarantena più o meno serenamente se pensiamo che è temporanea.

Dobbiamo ‘sacrificarci un po’ di tempo’ per tutelare qualcosa di prezioso (la vita, la salute), ma al contempo sogniamo la libertà, desideriamo incontrarci con altri, abbracciare i nostri cari. E questo è bello: perché vuol dire che vivere ci piace! Che gli altri sono dono…

Che siamo fatti per stare assieme, non per barricarci dietro ai nostri egoismi. Uscire di casa resta un traguardo, in questo periodo così difficile: rispettiamo le regole, ma non ci arrendiamo a questa vita per sempre. Agogniamo la normalità.

Ma allora… cosa accade nel cuore di chi sceglie -ripeto, sceglie! – magari anche tra mille ostacoli posti da famigliari e amici, di lasciare tutto ciò che a noi ora manca terribilmente, per chiudersi in un monastero, per sempre?

Le possibilità sono due: o sono persone folli… O sono persone innamorate. O sono persone che hanno in odio la vita e scappano da essa, oppure semplicemente hanno trovato qualcosa che vale più di quello che lasciano.

È credibile questa ultima opzione? Io credo di sì. Avete mai visto il volto disteso e luminoso di una suora di clausura? A me grazie a Dio, è capitato… in un monastero di Viterbo, dove ho avuto il dono di poter fare un ritiro spirituale molto intenso.

Posso testimoniare che quelle donne non sembrano affatto frustrate. Hanno il volto innamorato, il loro cuore sembra traboccare di gioia, come una sposa davanti allo sposo nel giorno del loro matrimonio o come quello di una mamma che tiene in braccio suo figlio appena nato.

Hanno quello sguardo: credetemi. Non vivono da carcerate. Le ho viste mentre pregano… E sì, mi sento di dire che quelle donne hanno scoperto la perla preziosa di cui parla il Vangelo, la perla che vale più del campo e per la quale si può lasciare ogni cosa. Non a tutti Dio dà una chiamata così particolare. Non l’ha data a me, per esempio, moglie e madre che cerca di vivere il Vangelo in famiglia.

Io non passerei mai l’intera vita in clausura… Perché a me Dio chiede altro: di amarLo attraverso la cura dei miei cari. Eppure, penso che il modo di vivere la clausura delle suore possa esserci di aiuto, in questo momento. Innanzitutto, ci ricordano che il traguardo della nostra vita va ben oltre la vita stessa. Va ben oltre ciò che abbiamo su questa terra. Va ben oltre le attività che svolgiamo nel mondo. Esiste qualcosa, anzi, Qualcuno, che resta quando tutto il resto non c’è più.

Qualcuno che ti rimane accanto anche se sei in casa da solo, Qualcuno che ti ama, che ti cerca, che ti chiama. Ci hai mai pensato che c’è un Dio-Amore per il quale migliaia di persone sono state disposte a lasciare liberamente tutto ciò che ora a te già manca come l’aria? Hai mai pensato che quel Dio c’è e vuole stare anche con te?

Approfitta di questo silenzio per parlargli. Per ascoltarlo. Per conoscerlo, attraverso il vangelo, attraverso le storie dei santi. Usa Internet per leggere di Gesù e di chi lo ha seguito. Approfitta di questa quarantena per vivere una clausura fruttuosa: per distoglierti da tutto, e fissare lo sguardo su Dio. Alza gli occhi al cielo, invoca il Tuo Creatore.

Se hai domande, falle, nel segreto del cuore. Se hai paura, diglielo. Se sei angosciato, chiedi consolazione. Se ti annoi, chiedi a Dio come dargli gloria proprio lì dove sei. In casa. Se sei preoccupato per qualcuno, affidalo a Lui.

Se non sai come fare del bene perché non hai nulla da fare, prega. Ogni Ave Maria che reciti con fede, fa tremare l’inferno. Ogni corona del rosario toglie un pezzetto di mondo dalle grinfie di Satana.

Non puoi essere nel mondo, ma puoi ugualmente amarlo. La clausura religiosa significa, sì, ‘lasciare il mondo’, ma per amarlo dal profondo, presentandolo a Dio ogni giorno. E’ servizio agli altri, anche senza vederli.

Le suore di clausura, con le loro preghiere, sostengono la Chiesa, il mondo. Avvicinano al Paradiso, questa valle di lacrime. Perché non unirci a loro, in questo tempo in cui… Abbiamo più tempo?

Invece di sbuffare per la noia, preghiamo anche noi. Non possiamo ‘servire’ con le nostre mani? Preghiamo, offriamo i sacrifici che ci vengono chiesti, perché l’umanità ritorni a Dio, perché il Maligno non possa più distruggere vite, ingannare anime, causare sofferenze atroci. Proviamo a darci agli altri anche noi, come ci insegnano le suore.

Non sarà questa la nostra vocazione, non ci verrà chiesto di amare così per tutta la vita, ma ora possiamo provarci. Possiamo uscire dalla reclusione per vivere una clausura gioiosa. Ricordando che la gioia del cristiano viene sempre da Dio, non dal mondo. Sfruttiamo questo silenzio, questa quaresima-quarantena per unirci di più al Signore.

Proviamoci. Il mondo ne beneficerà e anche noi. Sicuramente, torneremo alle nostre attività con tutto un altro spirito.

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