Sars-CoV-2. Arriva Bertolaso. I numeri. La drammaticità della situazione. La Chiesa in uscita, letteralmente

Condividi su...

Bertolaso è stato nominato “consulente personale” del Presidente della Regione Lombardia

Guido Bertolaso sarà il “consulente personale” del Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, per la realizzazione del progetto riguardante la costruzione di un ospedale dedicato ai pazienti Sars-CoV-2 presso le strutture messe a disposizione della Fondazione Fiera di Milano al Portello. Fontana, si legge in una nota della Regione, ha ringraziato Bertolaso per aver accettato l’incarico per il quale riceverà un compenso simbolico pari ad un euro. “Se ho aperto l’ospedale Spallanzani vent’anni fa ed ho lavorato in Sierra Leone durante la micidiale epidemia di Ebola forse qualcosa di utile con il mio team spero di riuscire a farlo“. Lo dichiara l’ex capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, nominato dal Presidente della Lombardia per contrastare l’emergenza Sars-CoV-2. “Il mio pensiero va ai medici – quelli veri – agli infermieri ed ai tecnici sanitari e ai farmacisti che da settimane danno l’anima rischiando ogni istante per combattere e vincere questa battaglia”, conclude Bertolaso.

I numeri del Sars-CoV-2, 14 marzo 2020 ore 18.00. Sempre in salita

Ci ricorderemo le ore 18.00, quanto tutto questo sarà passato, da inserire tra i Vespri e la Compieta nelle “ore canoniche”, in cui sono articolate le preghiere della giornata:
– le Lodi mattutine, che si celebrano all’inizio della giornata;
– l’Ufficio delle letture (o Mattutino, nella Forma straordinaria), che non è legato a un’ora prestabilita, ma può essere celebrato in qualunque momento della giornata, e che è caratterizzato da una lettura biblica lunga e da un’altra lettura tratta dai Padri della Chiesa o dagli Scrittori ecclesiastici;
– l’Ora Prima, seguente il Mattutino, di antica origine monastica e poi accolta nel rito romano e oggi celebrata nella Forma straordinaria;
– l’Ora media, che corrisponde alle ore 09.00;
– l’Ora terza, che corrisponde alle ore 12.00;
– l’Ora Nona, che corrisponde alle ore 15.00;
– i Vespri, che si celebrano alla sera, solitamente all’imbrunire o prima di cena (partire delle 17.00);
– la Compieta, che si celebra prima di andare a dormire.

Alle ore 18.00 riceviamo ogni giorno dalla Protezione Civile la conta dell’Istituto Superiore della Sanità.
E la conta di oggi dimostra che non dobbiamo illuderci: la pestilenza è ancora tra noi e continua a diffondersi.

Nell’ambito del monitoraggio sanitario relativo alla diffusione del Sars-CoV-2 sul territorio nazionale i contagiati in totale sono 21.157 (+3.497), di cui 17.750 malati (+2.795), guarite 1.966 (+527), ricoverati con sintomi 8.372 (+946), in terapia intensiva 1. 518 (+190), in isolamento domiciliare 7.860 (+1.659), deceduti 1.441 (+175) (il numero dei deceduti potrà essere confermato solo dopo che l’Istituto Superiore di Sanità avrà stabilito la causa effettiva del decesso).

L’eccezione russa… ma è veramente la Russia è rimasta quasi immune?

I contagi Sars-CoV-2in Russia ufficialmente sono 45. Chiede Micol Flammini su Il Foglio di oggi, 14 marzo 2020: “Perché così pochi?. Se è vero, la Russia sarebbe finora tra i paesi che meno hanno subito le conseguenze del diffondersi della pandemia, nonostante ci sono molti contatti con la Cina, Mosca è una città piena di movimento, piena di scambi…

Il Bollettino Medico N. 44 del 14 marzo 2020 di una Direzione Sanitaria seria. il numero quarantaquattro…

La drammaticità della situazione

“Per chi si ostina a non credere alle istituzioni, ai giornali, agli appelli: qui potete vedere la drammaticità della situazione coi vostri occhi, senza filtri. Difficile restare scettici davanti alla testimonianza di un 48enne ricoverato” (Simone Ceriotti).

“La situazione nelle terapie intensive della Lombardia è drammatica. Il numero di contagiati cresce. Al Policlinico di Milano si allestisce il terzo reparto di rianimazione in pochi giorni. Il reportage di @alessiolasta dalla Lombardia” (Piazzapulita La7).

Comunicazione di servizio della Sala Stampa della Santa Sede

Di fronte alla situazione che si è venuta a creare a causa del coronavirus, il Santo Padre ha deciso che la Santa Messa da lui celebrata a Santa Marta alle ore 7:00 ogni mattina continui ad essere trasmessa in diretta anche la prossima settimana, inclusa domenica 15 marzo.
Per rispettare le norme che impongono il divieto di assembramenti al fine di evitare il diffondersi del virus COVID-19, la preghiera dell’Angelus del Santo Padre di domenica 15 marzo e l’Udienza Generale di mercoledì 18 marzo saranno trasmessi in diretta televisiva, anche sul sito Vatican News, e le immagini saranno distribuite da Vatican Media ai media che ne faranno richiesta, in modo da raggiungere comunque i fedeli di tutto il mondo.

Foto Vatican Media/LaPresse12-03-2020 Città del Vaticano, VaticanoCronacaNella Messa di questa mattina, Francesco ha invitato a pregare per quanti hanno la responsabilità di prendere decisioni di fronte alla pandemia del coronavirus. Quindi ha esortato a non dimenticare, anche in questo periodo, quelli che hanno più bisogno, i bambini affamati e chi fugge dalle guerreNella foto: Papa Francesco durante la MessaDISTRIBUTION FREE OF CHARGE – NOT FOR SALE

Nel frattempo duole di dover costatare nuovamente, che il Papa regnante ancora continua con le Udienze. Infatti, Papa Francesco ha ricevuto oggi in Udienza (ed è legittimo domandare se erano veramente indispensabili, quali argomenti di estrema urgenza sono stati trattati, che non potevano essere rinviati “a data da destinarsi” e quali erano i motivi di “emergenza” indicati nell’autodichiarazione, visto che erano transitato dal territorio italiano; ovviamente, per quanto riguarda il Vice Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana “in congedo”, ovviamente, non avrebbe avuto la sua “photo opportunity”, con la consorte):
– Em.mo Card. Marc Ouellet, P.S.S., Prefetto della Congregazione per i Vescovi;
– Em.mo Card. Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali;
– S.E. Mons. Santo Gangemi, Arcivescovo tit. di Umbriatico, Nunzio Apostolico in El Salvador; Osservatore Extraregionale della Santa Sede presso il Sistema dell’Integrazione Centroamericana;
– Suor Yvonne Reungoat, Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice;
– Il Dottor Cav. Ambrogio M. Piazzoni, Vice Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, con la Consorte, in visita di congedo.
Quindi, ribadisco nuovamente, quello che avevo scritto il 7 marzo e che ho ripetuto ieri, 13 marzo 2020:

Infine, va sottolineato che il Santo Padre alla Domus Sancta Marthae non è al sicuro, perché in queste albergo a cinque stelle vivono e lavorano centinaia di persone; cucina, ristorante e locali annessi vengono frequentati da cuochi, camerieri e addetti.
Il Santo Padre farebbe bene a raggiungere – finalmente, e restarci – l’Appartamento pontificio al Palazzo apostolico, ormai chiuso dal 2013 e aperto solo per gli Angelus Domini festivi. O meglio ancora, potrebbe trasferirsi temporaneamente negli Appartamenti pontifici della Villa pontificia di Castel Gandolfo, luogo ideale in questo momento per isolarsi.
Paradossalmente è più al sicuro il Papa emerito Benedetto XVI, isolato nel Monastero Mater Ecclesiae nei Giardini vaticani.
C’è il rischio di rimanere con un Papa emerito senza un Papa regnante, colto impreparato dal Sars-CoV-2. Sarebbe la beffa, insieme al danno e un dramma impensabile.
La Città del Vaticano si fermi finché è in tempo, altrimenti la situazione potrebbe diventare irrecuperabile.

Questa sera, la Regina Elisabetta II ha lasciato Buckingham Palace. Nessun contagio, ma i suoi assistenti temevano che, tra le migliaia di dipendenti della residenza, qualcuno potesse aver contratto il Sars-CoV-2. Elisabetta e il marito Filippo si sono trasferiti questa sera nella tenuta di Winsdor, più tranquilla e meno affollata. Elisabetta e suo marito potrebbero essere messi in quarantena precauzionale.
Cosa che il Santo Padre avrebbe dovuto fare già da tempo.

Intanto, con una Nota sul sito ufficiale della Santa Sede Vatican.va, “la Prefettura della Casa Pontificia si premura comunicare che, a motivo dell’attuale emergenza sanitaria internazionale, tutte le Celebrazioni Liturgiche della Settimana Santa si svolgeranno senza la presenza fisica di fedeli”. Inoltre, “informa che fino al 12 aprile p.v. le Udienze Generali del Santo Padre e le recite dell’Angelus saranno fruibili solamente in diretta streaming sul sito ufficiale di Vatican News”.

C’era un tempo, quando tutte le attività del Santo Padre e della Santa Sede venivano notificate della Sala Stampa della Santa Sede, per facilitare il lavoro dei vaticanisti…

Per quanto riguarda la questione delle chiese chiuse si e/o no, sì e di nuovo no, condivido una nota dell’amico e vaticanista Francesco Antonio Grana:

Coronavirus, chiudere le porte ai fedeli significa ammettere che la Chiesa ha fallito
di Francesco Antonio Grana
Ilfattoquotidiano.it, 14 marzo 2020
Chiudere le chiese è una scelta sbagliata. Anche ai tempi del coronavirus. Significa sbattere le porte in faccia a molti fedeli che, nonostante le tante, troppe infedeltà delle gerarchie ecclesiastiche, ancora credono nel Vangelo. Significa togliere anche la speranza, facendo vincere la paura. Significa scendere dalla croce, rinnegando quel Gesù che non aveva timore di toccare i lebbrosi, considerati scarto della società della sua epoca. Ed è ancora più paradossale che una scelta del genere possa essere seriamente presa in considerazione in un pontificato come quello di Francesco, che da quando è arrivato a Roma, ormai sette anni fa, ha chiesto sempre una Chiesa in uscita, missionaria, ferita, un vero e proprio “ospedale da campo”.
Trincerarsi dietro i portoni degli edifici sacri, come fossero le saracinesche di un qualsiasi negozio, rifiutare la comunione agli ammalati, l’unzione agli infermi e la benedizione ai defunti significa ammettere che la Chiesa ha fallito. Molto eloquente è quello che ha sottolineato il segretario particolare del Papa, monsignor Yoannis Lahzi Gaid: “Pensiamo – ha scritto il sacerdote – a tutte le anime impaurite e lasciate sole perché noi pastori seguiamo le istruzioni civili, il che è giusto e in questo momento certamente necessario per evitare il contagio, ma rischiamo di mettere da parte le istruzioni divine, che è un peccato. Pensiamo come gli uomini e non secondo Dio. Ci mettiamo tra gli impauriti e non tra i medici, gli infermieri, i volontari, gli operai e i padri di famiglia che stanno in prima linea”.
“Penso – ha aggiunto monsignor Gaid – alle persone che vivono nutrendosi dall’Eucarestia, perché credono nella reale presenza di Cristo che si dona nella comunione, penso a queste persone che ora devono accontentarsi seguendo la messa trasmessa in streaming. Penso alle anime che hanno bisogno di conforto spirituale e di confessarsi. Penso alle persone che certamente abbandoneranno la Chiesa, quando questo incubo sarà finito, perché la Chiesa le ha abbandonate quando ne avevano bisogno”.
Il segretario del Papa non ha dubbi: “È bene che le chiese rimangano aperte. I sacerdoti devono essere in prima linea. I fedeli devono trovare coraggio e conforto guardando i loro pastori. Devono sapere che possono correre in qualsiasi momento e rifugiarsi nelle loro chiese e parrocchie e trovarle aperte e accoglienti. La Chiesa deve essere davvero in uscita, anche attraverso ‘un numero verde’ a cui chiunque può chiamare per essere confortato, per chiedere di essere confessato, comunicato; o per chiederlo per i suoi cari. Dobbiamo aumentare le visite alle case, casa per casa, utilizzando tutte le precauzioni necessarie per evitare il contagio, ma mai chiudendoci, rimanendo a guardare. Altrimenti accade che vengono portati a domicilio i pasti, le pizze, e non la comunione per chi volesse comunicarsi perché anziano, malato, bisognoso. Accade che rimangano aperti i supermercati, le edicole e le tabaccherie, ma non le chiese”.
Parole che hanno trovato eco in quelle di Francesco che ha voluto pregare “per i pastori che devono accompagnare il popolo di Dio in questa crisi: che il Signore gli dia la forza e anche la capacità di scegliere i migliori mezzi per aiutare. Le misure drastiche non sempre sono buone, per questo preghiamo: perché lo Spirito Santo dia ai pastori la capacità e il discernimento pastorale affinché provvedano misure che non lascino da solo il santo popolo fedele di Dio. Che il popolo di Dio si senta accompagnato dai pastori e dal conforto della parola di Dio, dei sacramenti e della preghiera”. (…)

La Chiesa in uscita, letteralmente

Il Maligno crede di aver messo il mondo in ginocchio, ma non sa che tutto il mondo in ginocchio sta pregando il Signore. Colui che è.
Il Maligno crede che aver incarcerato il Signore nel Tabernacolo, ma non sa che sta in mezzo a noi il Signore. Colui che è.

Fede, speranza e carità

Don Leonardo Ricotta della Parrocchia Sant’Agata di Villabate (PA). Video realizzato da Davide Salmeri, 11 marzo 2020.

E nonostante cosa ne pensa Vatican News, l’organo del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, con una bella narrazione, che “la Chiesa si fa prossima con l’Apecar”, elevata a “simbolo della ‘Chiesa in uscita’”, il suo simbolo vero è il Santissimo Sacramento portato per le strade delle nostre città, che nell’articolo che segue, purtroppo, non ha trovato posto.
A Gesù Salvatore dell’umanità, che passa, benedice, dona speranza e guarisce ci ha pensato Don Leonardo Ricotta della Parrocchia Sant’Agata di Villabate (PA), come si vede nel video che è stato realizzato da Davide Salmeri l’11 marzo 2020.

Chiesa in uscita al tempo della pandemia
di Federico Piana
Vatican News, 14 marzo 2020
Da Reggio Emilia alla Campania passando per Venezia e Bibione, esempi di una realtà ecclesiale che si fa vicina al prossimo. Senza trascurare poveri e bisognosi. Il prete che porta in processione la statua di Maria in Apecar e l’esposizione del Crocefisso di don Camillo a Brescello, atti concreti d’amore per non lasciare solo nessuno
Il simbolo della ‘Chiesa in uscita’ al tempo del coronavirus è una foto a dir poco emblematica: un parroco a bordo di una vecchia Apecar che sfreccia nelle vie del suo paese sorreggendo una bellissima statua della Madonna e benedicendo a distanza i pochi fedeli nelle strade deserte e le loro case ricolme d’angoscia e paura [*]. La cittadella in questione è quella di Bibione, piccola frazione del comune di San Michele al Tagliamento, provincia di Venezia, d’inverno poche anime, d’estate presa d’assalto da orde di turisti per la sua spiaggia, che ogni anno batte il record con milioni di presenze.
A Bibione la Chiesa si fa prossima con l’Apecar
L’uomo ritratto nella foto che ha fatto il giro del web è don Andrea Vena, parroco della chiesa di Santa Maria. A chi gli chiede come gli sia venuta in mente l’idea di portare in processione la statua della Vergine, risponde facendo capire con chiarezza che, in questa drammatica emergenza, la priorità è far sentire vicina la Chiesa a chi sta soffrendo come mai prima d’ora, fedeli scossi anche dalla cancellazione delle messe e dalle chiese chiuse: “Ho ascoltato la mia gente – racconta con una punta d’emozione-. Ho ascoltato gli anziani. E visto che non si può andare a trovarli per motivi precauzionali mio sono domandato: perché non posso andare io da loro per portare quel segno di speranza di cui loro hanno nostalgia?”. Ecco allora che il solerte prete di periferia scova un’Apecar e l’addobba con solennità per ospitare a bordo la Madonna, patrona di Bibione: “Ho incominciato a percorrere le strade dove sapevo di incrociare le case dei miei malati ed i luoghi di lavoro. La cosa bella è stato vedere che la gente si affacciava dalle proprie abitazioni per salutare la Madonna. Gli anziani piangevano per la commozione”.
Il crocifisso di don Camillo, simbolo della Chiesa reggiana
Un altro simbolo della Chiesa che in questo drammatico frangente si fa vicina alla gente spaesata, impaurita e confusa si trova davanti alla parrocchia di Brescello, comune nel profondo della bassa reggiana teatro delle contese di Don Camillo e Peppone narrate dalla penna di Giovannino Guareschi. Davanti alla chiesa del paese, il parroco, don Evandro Gherardi, ha issato il celebre crocifisso con il quale Don Camillo-Fernandel intratteneva teneri discorsi d’amore nella versione cinematografica del celebre racconto. Lo sguardo del crocifisso è il medesimo che milioni di spettatori hanno imparato ad amare: tenero, comprensivo, compassionevole. Ed è forse per questo che in molti si soffermano lì per una preghiera fugace, un’implorazione. “In tutte le situazioni d’emergenza come quella che stiamo sopportando – racconta il parroco – tiro fuori questo ‘pezzo da novanta’, come lo chiamava don Camillo. E’ un segno tangibile di speranza per tutto il mondo, di concreta vicinanza alle sofferenze. Durante l’ultima piena del Po sono entrato addirittura in acqua col crocifisso”. Anche questa è la Chiesa che si fa prossima.
A Bologna campane a distesa per sentirsi uniti
Se è vero che il virus ha imposto la cancellazione di messe e celebrazioni non ha certamente potuto fermare il suono vivo e gioioso delle campane. Nella diocesi di Bologna, l’arcivescovo, il cardinale Matteo Zuppi , ha stabilito che, per essere ancora più vicini ai fedeli privati dell’Eucaristia, alle 19 di ogni giorno vengano suonate a distesa per annunciare la recita di una novena. “Maria è la Chiesa, madre che non cessa di pregare per i suoi figli” ha scritto il cardinale in un messaggio, invitando tutti anche a pregare, in comunione spirituale, il Santo Rosario. Tutto è in streaming, una formula tecnologica che la Chiesa sta utilizzando sempre di più in tempo di pandemia per non abbandonare nessuno.
A Venezia chiese aperte per essere prossimi
Tenere aperte tutte le chiese alla devozione dei fedeli, ovviamente senza alcuna messa o celebrazione, è il modo con il quale la Chiesa veneziana esprime il proprio modo di essere ‘chiesa in uscita’. Il patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, spera in cuor suo che “ogni chiesa venga visitata alla spicciolata per un saluto al Santissimo Sacramento o una breve preghiera”: “Possono essere momenti in cui la comunità riscopre l’essenziale”. Ma la vicinanza, soprattutto ai malati ed agli anziani, la chiesa veneziana la pratica anche inviando i propri sacerdoti a visitare chi sta attraversando particolari momenti di dolore causati dalla malattia. “E’ una di quelle forme – spiega monsignor Moraglia – in cui, al di là del digitale, ci si rende presenti come comunità dando anche l’Eucaristia, la cosa più importante che un prete o una comunità cristiana possano dare”. Ogni domenica anche tutte le chiese veneziane suoneranno all’unisono. Anche questo un modo per dire: nessuno viene abbandonato. La Chiesa c’è, è presente.
I social, nella diocesi di Nola, per farsi vicini a chi soffre
“Un’esperienza straordinaria”. Il vescovo di Nola, monsignor Francesco Marino, è entusiasta quando spiega che la sua Chiesa sta utilizzando ogni mezzo tecnologico per accompagnare i suoi fedeli in quest’ora buia e disperata. Racconta che soprattutto i giovani preti hanno messo mano al computer e dato vita “ad un’esperienza di preghiera e un senso di fraternità” uniche nel loro genere. A dominare è la speranza per un cammino condiviso: “ Ci sono tante preghiere comunitarie, l’Azione Cattolica ha inventato una piattaforma che coinvolge anche i giovanissimi e gli anziani”. Per dare il senso dell’unità ecclesiale il vescovo celebrerà ogni giorno la messa in tv. “Ma non è una stranezza, qui quasi tutti i preti dicono messa usando i social”. La Chiesa tenta di farsi prossima con ogni mezzo.

[*] Posso assicurare l’autore di questo articolo che – a giudicare dall’allegro e rumorississimo karaoke, che si sente su balconi – qui non ho l’impressione di “case ricolme d’angoscia e paura”. Mi sa che la contezza della gravità della situazione non è ancora arrivata al sud.

E c’è anche la speranza…

Free Webcam Girls
151.11.48.50