Papa Francesco: i sacerdoti siano vicino ai fedeli

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‘Oggi vorrei pregare per i pastori che devono accompagnare il popolo di Dio in questa crisi: che il Signore dia loro la forza e anche la capacità di scegliere i migliori mezzi per aiutare’: con questo tweet odierno papa Francesco ha chiesto ai sacerdoti di sovvenire alle necessità di ‘fede’ dei credenti, chiedendo loro di offrire conforto attraverso il dono del discernimento:

“In questi giorni ci uniamo agli ammalati, alle famiglie, che soffrono questa pandemia. E vorrei anche pregare oggi per i pastori che devono accompagnare il popolo di Dio in questa crisi: che il Signore gli dia la forza e anche la capacità di scegliere i migliori mezzi per aiutare. Le misure drastiche non sempre sono buone, per questo preghiamo: perché lo Spirito Santo dia ai pastori la capacità e il discernimento pastorale affinché provvedano misure che non lascino da solo il santo popolo fedele di Dio. Che il popolo di Dio si senta accompagnato dai pastori e dal conforto della Parola di Dio, dei sacramenti e della preghiera”.

Nell’omelia il papa ha commentato il brano del Vangelo odierno, incentrato sulla parabola dei vignaioli omicidi ed infedeli e della storia di Giuseppe, venduto dai fratelli: “Ambedue le letture sono una profezia della Passione del Signore. Giuseppe venduto come schiavo per 20 sicli d’argento, consegnato ai pagani. E la parabola di Gesù, che chiaramente parla simbolicamente dell’uccisione del Figlio”.

Nonostante i tradimenti il papa ha sottolineato la fedeltà di Dio al popolo con il mantenimento della promessa del Figlio: “Questo è il popolo di Dio. Il Signore scelse quel popolo, c’è una elezione di quella gente. E’ il popolo dell’elezione. Anche c’è una promessa: ‘Andate avanti. Tu sei il mio popolo’, una promessa fatta ad Abramo. E anche c’è un’alleanza fatta con il popolo nel Sinai. Il popolo deve sempre custodire nella memoria l’elezione che è un popolo eletto, la promessa per guardare avanti con speranza e l’alleanza per vivere ogni giorno la fedeltà”.

Nel caso dell’episodio parabolico il papa ha sottolineato l’infedeltà alla promessa del dono, causata dall’avidità: “Hanno rubato l’eredità, che era un’altra. Una storia di infedeltà, di infedeltà alla elezione, di infedeltà alla promessa, di infedeltà all’alleanza, che è un dono. L’elezione, la promessa e l’alleanza sono un dono di Dio. Infedeltà al dono di Dio. Non capire che era un dono e prenderlo come proprietà. Questa gente si è appropriata del dono e hanno tolto questo essere dono per trasformarlo in proprietà ‘mia’.

E il dono che è ricchezza, è apertura, è benedizione, è stato chiuso, ingabbiato in una dottrina di leggi, tante. E’ stato ideologizzato. E così il dono ha perso la sua natura di dono, è finito in una ideologia. Soprattutto in un’ideologia moralistica piena di precetti, anche ridicola perché scende alla casistica per ogni cosa. Si sono appropriati del dono”.

Eppoi ha evidenziato in questo brano la rigidità della fede da parte dei ‘clericali’: “Qui, in questo atteggiamento, io vedo forse l’inizio, nel Vangelo, del clericalismo, che è una perversione, che rinnega sempre l’elezione gratuita di Dio, l’alleanza gratuita di Dio, la promessa gratuita di Dio. Dimentica la gratuità della rivelazione, dimentica che Dio si è manifestato come dono, si è fatto dono per noi e noi dobbiamo darlo, farlo vedere agli altri come dono, non come possesso nostro.

Il clericalismo non è una cosa solo di questi giorni, la rigidità non è una cosa di questi giorni, già al tempo di Gesù c’era… Chiediamo oggi al Signore la grazia di ricevere il dono come dono e trasmettere il dono come dono non come proprietà, non di un modo settario, di un modo rigido, di un modo ‘clericalista’”.

E dopo l’annuncio della chiusura delle chiese romane, nella giornata odierna il vicario, card. Angelo De Donatis, ha disposto con un nuovo decreto la loro riapertura: “Rimangono chiuse all’accesso del pubblico le chiese non parrocchiali e più in generale gli edifici di culto di qualunque genere; restano invece aperte le chiese parrocchiali e quelle che sono sedi di missioni con cura di anime ed equiparate”.

Inoltre ha esortato i sacerdoti ad essere ‘vicini’ ai fedeli: “Cari sacerdoti, ci affidiamo al vostro saggio discernimento. Siate vicinissimi al popolo di Dio, fate sentire ciascuno amato e accompagnato, aiutate tutti a percepire che la Chiesa non chiude le porte a nessuno, ma che si preoccupa che nessun ‘piccolo’ rischi la vita o venga dimenticato.

Portate pure, con tutte le precauzioni necessarie, il conforto dei sacramenti agli ammalati, assicurate l’aiuto per le necessità ai poveri e a chi non ha nessuno su cui contare, evitate tutte quelle situazioni di contatto tra le persone che possano creare pericolo per la salute.

La preghiera in famiglia, tradizione dei nostri genitori e dei nostri nonni, venga recuperata e incrementata, attraverso anche i sussidi dell’ufficio liturgico e le iniziative sui social (#iopregoacasa#).  Affidiamoci ancora una volta all’intercessione della Madonna del Divino Amore. Preghiamo per il nostro vescovo, papa Francesco, nell’anniversario della sua elezione. Chiediamo per lui, come sette anni fa quando si affacciò dal balcone, la benedizione di Dio”.

Nel frattempo, dopo aver fatto gli auguri a Papa Francesco in occasione del settimo anniversario del pontificato, il card. Konrad Krajewski si è recato nella chiesa di Santa Maria Immacolata all’Esquilino, di cui è titolare, aprendo le sue porte: “Nel pieno rispetto delle norme di sicurezza è mio diritto assicurare ai poveri una chiesa aperta. Stamattina alle 8, sono venuto qui e ho spalancato il portone. Così i poveri potranno adorare il Santissimo Sacramento che è la consolazione per tutti in questo momento di grave difficoltà”.

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