A Roma una giornata di preghiera e digiuno per la cessazione del Coronavirus

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“Preghiamo il Signore anche per i nostri sacerdoti, perché abbiano il coraggio di uscire e andare dagli ammalati, portando la forza della Parola di Dio e l’Eucarestia e accompagnare gli operatori sanitari, i volontari, in questo lavoro che stanno facendo”: così ha esortato papa Francesco durante l’omelia della celebrazione eucaristica odierna a Santa Marta, trasmessa in diretta, offrendola a chi soffre a causa del coronavirus ed a chi cura gli ammalati.

Nell’omelia il papa ha invitato tutti a dialogare con Dio, dopo aver insegnato a riconoscere i propri peccati: “E oggi il Signore chiama tutti noi peccatori a dialogare con Lui, perché il peccato ci rinchiude in noi stessi, ci fa nascondere o nascondere la verità nostra, dentro. E’ quello che è successo ad Adamo, a Eva: dopo il peccato si sono nascosti, perché avevano vergogna; erano nudi. E il peccatore, quando sente la vergogna, poi ha la tentazione di nascondersi. E il Signore chiama…”.

Ed ha invitato a non essere ‘vanitosi’ nella preghiera a Dio: “Questo è l’invito del Signore. Ma sempre c’è un inganno: invece di andare a parlare con il Signore, fare finta di non essere peccatori. E’ quello che il Signore rimprovera ai dottori della legge… L’apparenza, la vanità. Coprire la verità del nostro cuore con la vanità.

La vanità non guarisce mai!.. La vanità è proprio il posto per chiudersi alla chiamata del Signore… Che questa Parola del Signore ci incoraggi; che la nostra preghiera sia una preghiera reale. Della nostra realtà, dei nostri peccati, delle nostre miserie. Parlare con il Signore. Lui sa, Lui sa cosa siamo noi. Noi lo sappiamo, ma la vanità ci invita sempre a coprire. Che il Signore ci aiuti”.

Ed il vicario di Roma, card. Angelo De Donatis, ha indetto per mercoledì 11 marzo una giornata di preghiera e di digiuno, con un’offerta per sostenere i bisogni della sanità in tale momento, per chiedere a Dio la cessazione del contagio da Coronavirus: “In questi giorni di preghiera e di silenzio, ho sentito forte il grido della nostra città, dell’Italia e del mondo, in questo momento particolare che stiamo vivendo. E’ una situazione a cui non siamo abituati, che ci preoccupa, ma soprattutto ora siamo chiamati a vivere con la forza della fede, la certezza della speranza, la gioia della carità”.

Il vicario di Roma ha chiesto di rivolgere a Dio le preghiere come ha fatto Ester nel racconto biblico: “Mettendoci in ascolto della Parola di Dio di ogni giorno, vogliamo leggere questi tempi con i Suoi occhi, aiutando le nostre comunità a tornare a Lui, a riscoprire ciò che è essenziale, a ritrovare il gusto della preghiera. Sono questi i giorni in cui infondere speranza, in cui trasmettere fiducia, in cui metterci in ginocchio per intercedere per il mondo.

Penso all’intercessione della regina Ester per la salvezza del suo popolo e all’insegnamento di Gesù sull’efficacia della preghiera. Questa forza la sperimentiamo in particolare quando siamo consapevoli delle nostre debolezze, delle nostre fragilità, del senso di smarrimento che avvertiamo davanti all’imprevisto e all’ignoto”.

Ed ha invitato a ‘chiedere’ a Dio con insistenza secondo le parole di Gesù: “Chiedere è l’atteggiamento del mendicante che ha bisogno di ricevere dagli altri ciò che non può ottenere con le proprie forze.

A Dio chiediamo ciò che non possiamo procurarci da soli: il soffio della vita, il perdono, la pace interiore, la salvezza. Cercare indica un movimento, un darsi da fare per avere prima di tutto ‘il Regno di Dio e la sua giustizia’, certi che Dio provvederà per ciò di cui abbiamo bisogno. Bussare è desiderare di entrare nell’intimità del Padre, cioè nella Sua volontà, attraverso la porta della misericordia che è Cristo stesso”.

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