Chi sa pregare, preghi

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Questo ‘appello’ è stato fatto da un medico e non vuol dire che siamo ad un punto estremo. E’ una constatazione semplice ed allo stesso tempo vera, perché la preghiera non rinnega la scienza, come la scienza non rinnega la fede: sono due realtà che sono necessarie nella vita di ciascuno in questo strano periodo, in cui scopriamo non solo il valore della vita, ma soprattutto la paura di morire.

Nell’enciclica ‘Fides et Ratio’ san Giovanni Paolo II ha scritto: “Non posso non rivolgere, infine, una parola anche agli scienziati, che con le loro ricerche ci forniscono una crescente conoscenza dell’universo nel suo insieme e della varietà incredibilmente ricca delle sue componenti, animate ed inanimate, con le loro complesse strutture atomiche e molecolari. Il cammino da essi compiuto ha raggiunto, specialmente in questo secolo, traguardi che continuano a stupirci.

Nell’Angelus di domenica scorsa papa Francesco ha sottolineato che questo periodo è un momento per ripensare al valore della vita: ” In questo mondo, segnato dall’egoismo e dall’avidità, la luce di Dio è offuscata dalle preoccupazioni del quotidiano. Diciamo spesso: non ho tempo per pregare, non sono capace di svolgere un servizio in parrocchia, di rispondere alle richieste degli altri… Ma non dobbiamo dimenticare che il Battesimo che abbiamo ricevuto ci ha fatto testimoni, non per nostra capacità, ma per il dono dello Spirito”.

Nell’esprimere la mia ammirazione ed il mio incoraggiamento a questi valorosi pionieri della ricerca scientifica, ai quali l’umanità tanto deve del suo presente sviluppo, sento il dovere di esortarli a proseguire nei loro sforzi restando sempre in quell’orizzonte sapienziale, in cui alle acquisizioni scientifiche e tecnologiche s’affiancano i valori filosofici ed etici, che sono manifestazione caratteristica ed imprescindibile della persona umana.

Lo scienziato è ben consapevole che ‘la ricerca della verità, anche quando riguarda una realtà limitata del mondo o dell’uomo, non termina mai; rinvia sempre verso qualcosa che è al di sopra dell’immediato oggetto degli studi, verso gli interrogativi che aprono l’accesso al Mistero’”.

L’appello non va sottovalutato e non implica nessuna sottomissione; è un riconoscimento di due realtà che fanno parte dell’umano: la fede e la scienza non si escludono, ma lavorano in sinergia. Chi esclude una delle due significa che non lascia aperta alcuna strada per una soluzione.

Un esempio. Da Macerata il prof. Marco Sigona, medico risultato positivo dell’ospedale di Macerata, ha scritto una lettera pubblica nel cui finale si può leggere: “Attraverso queste due righe voglio rafforzare il messaggio del rispetto che dobbiamo avere  delle nome procedurali  nei confronti del CoronaVirus, sottolineo l’importanza di una particolare attenzione per gli anziani e soprattutto di non trincerarsi dietro la spirito della paura, perché con la paura siamo perdenti ma con la collaborazione riusciremo a venirne fuori più forti”.

In questo caso è valido l’invito dell’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, durante la celebrazione della seconda domenica di Quaresima, per valorizzare questo tempo: “Un invito a valorizzare questo tempo attuale come ha fatto la Samaritana per riscoprire l’essenzialità della vita: “Se ci fermiamo un po’ le cose ordinarie rivelano il loro significato più alto e necessario: l’acqua, il pane, il vino, il seme, il vento.

Viviamo in un mondo che parla e rivela  quello che Dio vuole dirci, quello che Dio è: ce ne parla Gesù..Dialogare con Gesù per interpretare gli affetti, i legami e le solitudini. Se ci fermiamo un po’ a dialogare con Gesù, possiamo imparare come interpretare gli affetti, i legami d’amore, la storia delle nostre relazioni”.

Ecco, davanti ad una richiesta di preghiera ognuno può fare la propria parte: in primo luogo come cittadini responsabili nel rispettare le regole che le autorità dà; ed in secondo luogo imparare a pregare, perché non è difficile. Anzi la preghiera serve anche a dare una regola di vita.

Ognuno, secondo la propria disponibilità, può pregare attraverso gesti semplici e precisi come il segno della Croce oppure ripetendo preghiere imparate da piccoli, rivolgendosi al ‘Padre nostro’… Anche per chi non riesce a pregare, perché non è stato abituato. Questa può essere considerato anche un gesto di solidarietà.

Ognuno si può appellare ai Santi del proprio paese, perché ogni città ha come patrono un santo contro le catastrofi o le malattie. Dal Santuario di santa Rita di Cascia la badessa si rivolge alla santa delle ‘cause impossibili’: “In questi tempi difficili che ci vedono fragili e smarriti a causa del virus, mi rivolgo a te amata Santa Rita e chiedo la tua intercessione presso il Signore.

Dona a tutti noi la forza dello Spirito, che tu hai saputo accogliere, per affrontare questa prova. Aiuta a non sentirsi soli coloro che sono in isolamento, anzi unisci noi tutti nella potenza della preghiera e nel tuo amorevole abbraccio. Rita, tu che sei sempre stata vicino ai sofferenti, sostieni chi è malato e accompagnalo con premura verso la guarigione. Tu che hai superato molti dolori, accogli in Cielo tutti coloro che hanno perduto la vita a causa del coronavirus e porta conforto alle loro famiglie, donandogli la pace del cuore.

Fa’ che alle istituzioni e al personale sanitario non manchino energie e porgi loro la tua mano Rita, perché possano lavorare al meglio per la vita. Fa’ che arrivi il tuo supporto anche a chi si trova  in difficoltà per le conseguenze socio-economiche. Aiutaci Santa Rita portando al Padre il nostro bisogno di speranza e guidaci a un domani migliore. Amen”

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