Appello per i profughi siriani

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Mosca accusa Ankara di aver schierato una divisione nella provincia di Idlib, rischiando l’escalation militare, come ha riferito il ministero della Difesa russo: “Nessuno in Occidente nota le azioni di Ankara, che ha dispiegato in violazione del diritto internazionale un gruppo offensivo grande quanto una divisione meccanizzata al fine di garantire con tutti i mezzi l’adempimento dell’accordo di Sochi”.

Ankara inoltre ha sostenuto di aver ‘neutralizzato’ (cioè ucciso o ferito) 3438 combattenti di Damasco dall’inizio dell’operazione, il 27 febbraio scorso. Intanto i combattimenti spingono alla fuga moltissimi siriani al confine tra Turchia e Grecia: sono 170.000 le persone che si sono spostate dalle zone interne verso la frontiera per cercare di entrare nel territorio Ue dopo che Erdoğan ha deciso di allentare i controlli e le restrizioni, lamentando lo scarso sostegno dei paesi europei nei combattimenti in Siria.

Ed in Italia Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), ha lanciato un ‘appello alla coscienza morale e politica dell’Europa per salvare migliaia di profughi in trappola tra Grecia e Turchia’:

“Quello che accade ai confini dell’Europa, in Grecia e Turchia, sfida la coscienza morale e giuridica dell’Europa e spinge la società europea e quindi anche le chiese a un nuovo grande impegno nei confronti di profughi ogni giorno più vulnerabili.

Per questo, come protestanti e come cittadini europei, rivolgiamo un pressante appello alle istituzioni nazionali e sovranazionali perché elaborino un piano d’intervento che consenta almeno ai soggetti più vulnerabili oggi concentrati in Grecia di ricollocarsi in altri paesi europei”.

Ha invitato il governo italiano a ripetere l’esperienza dei ‘corridoi umanitari’: “L’Italia deve fare per la Grecia meglio e più di quello che l’Europa ha fatto per l’Italia e per questo, forti dell’esperienza dei corridoi umanitari già realizzati dal Libano dal 2016, come chiese protestanti ci mettiamo a disposizione per partecipare a piani di accoglienza straordinaria coordinati dal Governo. Si mettano subito in salvo almeno i minori, come chiedono decine di voci della società civile e della politica”.

Al contempo ha chiesto anche di rivedere gli accordi con la Turchia: “Ma l’urgenza di un intervento a favore dei profughi nelle isole greche non deve escludere un’azione per superare gli accordi con la Turchia che, come attestano anche fonti istituzionali, non garantiscono il rispetto dei diritti umani e costringono migliaia di profughi in una trappola che non consente loro né di andare avanti né di tornare indietro”.

Infine una revisione dei decreti ‘sicurezza’: “Infine occorre contenere al più presto gli effetti negativi dei Decreti sicurezza, superandoli con misure realistiche e costituzionalmente fondate che aprano vie di accesso in Italia sicure regolari, controllate e sostenibili. L’imminente rinnovo del protocollo che ha reso possibile la sperimentazione dei Corridoi umanitari verso l’Italia sia l’occasione per rilanciare anche in Europa questa buona pratica”.

Anche la Federazione della Stampa missionaria (Fesmi) ha promosso, domenica 8 marzo in piazza san Pietro, un appello lanciato insieme a un gruppo di associazioni per un gesto a sostegno degli appelli lanciati da papa Francesco in questi giorni per la tragedia che si sta consumando in Siria e al confine con la Grecia:

“Avvertiamo il bisogno civile e umano di ringraziare Papa Francesco, l’unica autorità mondiale che ha ricordato il dramma dei civili di Idlib, nel nord ovest della Siria. Siamo sconvolti dalle rare immagini di quei bambini assiderati, a volte da soli, a volte con i loro genitori o parenti.

Da una parte sono costretti a fuggire dalla Siria verso la Turchia da bombardamenti a tappeto che violano le regole più elementari del diritto umanitario internazionale e dall’altra sono impediti a trovare salvezza da un muro invalicabile e a oggi non valicato”.

Per i sottoscrittori dell’appello la situazione “non è un’emergenza improvvisa, tutto questo va avanti da mesi! Si calcola che ormai siano almeno un milione gli esseri umani in fuga ammassati al confine turco, alcune stime parlano di un milione e cinquecentomila, in gran parte bambini.

Se non si trovasse una soluzione, urgente, le operazioni militari raddoppieranno gli sfollati, per i quali non ci sono che piccole tendopoli. Per tutti costoro ci sono soltanto due sottili corridoi umanitari aperti all’ONU per portare loro qualche genere di prima necessità: questo è inammissibile”.

Anche la Caritas è preoccupata per la situazione dei profughi in fuga dalla guerra siriana: “A destare preoccupazione è anche la condizione in cui vivono migliaia di profughi che stazionano da mesi nei campi profughi disseminati lungo la rotta balcanica.  Anche in questo caso siamo purtroppo testimoni di violenze da parte della polizia della Croazia, altro paese dell’UE, a danno dei profughi che tentano di attraversare il confine bosniaco e che spesso vengono picchiati e rimandati indietro in spregio alle convenzioni internazionali”.

Poi la Caritas ha messo in particolare evidenza la situazione albanese: “Desta inoltre molta preoccupazione la situazione in Albania, dove si registra un numero sempre maggiore di arrivi e le strutture sono al collasso e in Bosnia Erzegovina dove le condizioni dei campi sono spesso disumane. A tutto questo si aggiunge la situazione dei bambini che migrano, visto che oltre un quarto di chi si trova lungo la rotta balcanica è un minore.

Ad oggi le reazioni dell’UE e degli Stati europei sono state molto deboli, sia nella gestione del braccio di ferro tra Turchia e Grecia che nel supporto ai paesi lungo la rotta balcanica. D’altronde nessuno vuole farsi carico di questa ennesima tragedia umanitaria, che non arriva all’improvviso ma è innanzitutto frutto di una guerra che si trascina da 9 anni e che ha provocato in Siria centinaia di migliaia di morti e milioni di profughi”.

Ed ha criticato soprattutto l’accordo tra Unione europea e Turchia, che ha avuto solo lo scopo di aumentare il flusso dei migranti: “A questa tragedia fa da sfondo l’accordo UE-Turchia del 2016, con il quale la Turchia, grazie ai finanziamenti promessi, avrebbe dovuto alleviare la pressione sulle frontiere della ‘Fortezza Europa’ ma che nei fatti non ha arrestato il flusso,  ma lo ha consegnato nelle mani e nella gestione dei trafficanti.

Come risposta a questa drammatica situazione che sta interessando un’intera regione, le Caritas del sud Est Europa, con le loro strutture hanno attivato progetti concreti di aiuto umanitario, servizi di accoglienza e di supporto psicologico per assistere e stare al fianco di queste persone affinché non cedano alla disperazione”.

Caritas Italiana sta lavorando intensamente in Siria, Libano, Giordania fornendo assistenza umanitaria a migliaia di profughi, così come da oltre 5 anni in Turchia, Grecia e nei paesi interessati dalla rotta balcanica; e si può contribuire attraverso il conto corrente bancario intestato a: Caritas Italiana Banca Popolare Etica – Via Parigi 17, Roma Codice IBAN: IT 24 C 05018 03200 000013331111 Codice BIC/SWIFT: CCRTIT2T84A, specificando nella causale: ‘Europa/ Rotta balcanica’. E’ possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana ‘Europa/Rotta balcanica’, anche utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line.

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