L’emergenza Sars-CoV-2 è seria. Nella Città del Vaticano lo capiscono?

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Mentre stavo a pranzo in famiglia – spenti tutti gli aggeggi elettronici, nonché la televisione (eccellente il pranzo preparato da mio amore) e quindi le ho saputo dopo – sono arrivate alcune notizie.

La prima notizia è che il Presidente della Regione Lazio e Segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti ha annunciato con un videomessaggio su Facebook: “I medici mi hanno detto che sono positivo al Covid19. Sto bene ma devo rimanere a casa per i prossimi giorni. Da qui continuerò a seguire il lavoro che c’è da fare. Coraggio a tutti e a presto. Ho sempre detto niente panico, combattiamo. Quanto mai in questo momento darò il buon esempio seguendo alla lettera quelle che sono le disposizioni dei medici e della scienza, tentando di dare una mano da casa per quello che sarà possibile”.

Nel frattempo, mentre stanno tornando in Vaticano anche i cardinali, vescovi e monsignori (nella quasi totalità più che sessantenni, con una maggioranza di settantenni e non pochi ultra-ottantenni), dopo la settimana di ritiro spirituale nella Casa del Buon Pastore ad Ariccia, Oltretevere si stanno predisponendo – come ho riferito stamane e i media ne stanno prendendo atto – a sottoporre in modo precauzionale il personale della Segreteria di Stato (dove la vita in ufficio si svolge in spazi ristretti ed affollati, molto frequentati, come sa ognuno che conosce questi ambienti), venuto in contatto con le due persone in servizio presso la Segreteria di Stato risultate positiva al Sars-CoV-2.

Dipartimento Protezione Civile italiana – La mappa del contagio Sars-CoV-2 in tempo reale.
I dati del Sars-CoV-2 ad oggi: 5.883 contagiati (1.247 in più rispetto a venerdì), di cui 233 decedute (+ 36) e 589 guarite (+66). I pazienti ricoverati con sintomi sono 2.651 (+257), di cui 567 sono in terapia intensiva (+105) e 1.843 sono in isolamento domiciliare fiduciario (+783).

La seconda notizia ho appreso da un “Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede” (pubblicato nel Bollettino N. 147 delle ore 13:33), in cui si legge:

Relativamente agli eventi dei prossimi giorni, la preghiera dell’Angelus del Santo Padre di domenica 8 marzo avverrà dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico e non in piazza, dalla finestra. La preghiera sarà trasmessa in diretta streaming da Vatican News e sugli schermi in piazza San Pietro e distribuita da Vatican Media ai media che ne faranno richiesta, in modo da consentire la partecipazione dei fedeli.
L’Udienza Generale di mercoledì 11 marzo avverrà secondo le medesime modalità.
Tali scelte si rendono necessarie per evitare rischi di diffusione del COVID-19 dovuti ad assembramenti nel corso dei controlli di sicurezza per l’accesso alla piazza, come richiesto anche dalle autorità italiane.
In ottemperanza a quanto stabilito dalla Direzione Sanità e Igiene dello Stato della Città del Vaticano, fino a domenica 15 marzo sarà sospesa la partecipazione dei fedeli ospiti alle Messe a Santa Marta. Il Santo Padre celebrerà privatamente l’Eucarestia.

Si tratta di una decisione senza precedenti: è la prima volta che succede mentre il Papa è in sede. La finestra dello Studio privato del Palazzo apostolico rimane chiusa in occasione delle recite dell’Angelus Domini feriali, solo durante la Sede Vacante e quando il Papa è fuori sede (in occasione di Visite pastorali in Italia o Viaggi apostolici fuori dell’Italia, quando comunque viene tramesso in diretta televisiva). Invece, non è la prima volta che viene trasmesso un messaggio registrato: è successo il 17 e 24 maggio 1981, quando Papa Giovanni Paolo II era ricoverato al Policlinico Gemelli, dopo l’attentato e la finestra rimase chiusa (quindi, mentre era fuori sede).

Per ora, il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede ha confermato che è in corso la sanificazione del Palazzo del Belvedere, dove ci sono gli ambulatori medici frequentati ogni giorno dagli assistiti del Fondo Assistenza Sanitaria.

In Italia, il Commissario per l’emergenza e Capo della Protezione civile italiana Angelo Borrelli ogni giorno legge il “bollettino di contagio”. Invece, nello Stato della Città del Vaticano, ad oggi, nessuno lo fa. Gli organi della comunicazione della Santa Sede non comunicano.

Da fonti certe, e in più come è sulla bocca di tutti gli addetti ai lavori, perché la comunicazione della Santa Sede non comunica “il segreto di pulcinella”, di cui ho nuovamente parlato questa mattina (nel mio articolo “Il camper di Papa Francesco”, dalle periferie romane in Vaticano per l’emergenza Sars-CoV-2), abbiamo la seguente situazione: ci sono 3 (tre) casi positivi al Sars-CoV-2 (vada a capire perché gli organi di stampa, inclusa la televisione, continuano ad insistere a parlare di “un caso” solo), di cui un monsignore e una donna dipendente della Segreteria di Stato (ignoti i nominativi) e un monsignore bergamasco con residenza a Roma (di cui non è comunicato il nome, che però conosco); inoltre, sono sottoposti a quarantena preventiva due dipendenti della Direzione di Sanità ed Igiene, di cui un uomo e una donna di origini campane (e va a sapere con quante persone sono venuto in contatto fisico, visto la loro professione). Ma posso dire che c’è altro, perché la situazione e in costante aggiornamento, purtroppo con numeri crescenti.

“A nulla valgono genio di comandanti e potenza dei mezzi se la radio tace“. Motto del Genio delle trasmissioni dell’Esercito italiano.

Nei tempi quando ero in servizio come Assistente alla Sala Stampa della Santa Sede (dal 1985 al 2013, con i Direttori Dott. Joaquín Navarro-Valls e Padre Federico Lombardi, S.I.) ci sarebbero stati dei briefing giornalieri. Ma ahimè, quei tempi sono lontani. Oggi, abbiamo delle brave persone certamente – e, posso testimoniarlo, preparati da molti punti di vista, ma non hanno un unghia di Navarro-Valls e Lombardi, dal punto di vista professionale e nemmeno dei loro collaboratori del tempo – che purtroppo vengono sopraffatti da una filza di “direttori” del nuovissimo Dicastero della Comunicazione (nome certamente altisonante, ma che non può nascondere la mancanza di autorità, di classe e di professionalità).

Allora, non sarebbe ora, che la Segreteria di Stato si riprende i poteri di indirizzo e di gestione che le competono in campo di comunicazione istituzionale? Sarebbe solo un bene, se – sotto la spinta dell’emergenza Sars-CoV-2 – si ritornasse ai briefing e bollettini d’emergenza giornalieri del Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, concordati con la Segreteria di Stampa e gli enti della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, come fu nei tempi andati.

Dott. Joaquín Navarro-Valls con Papa Giovanni Paolo II nella Sala delle Conferenze “Giovanni Paolo II” della Sala Stampa della Santa Sede, al momento dell’intitolazione, il 24 gennaio 1994.

Ricordo che, secondo le direttive approvate di San Giovanni Paolo II, comunicate con lettera della Segreteria di Stato del 28 maggio 1986 (un anno dopo che ero entrato in servizio), la Sala Stampa della Santa Sede (che ha una gloriosa storia, iniziata il 20 febbraio 1939 quando fu istituito l’Ufficio Informazioni de L’Osservatore Romano e istituita nel 1966 come organismo informativo del Concilio Vaticano II) “è l’ufficio della Santa Sede incaricato di diffondere le notizie riguardanti gli atti del Sommo Pontefice e l’attività della Santa Sede”, e pertanto, “nello svolgimento del lavoro gode (…) di una propria autonomia operativa”.

Inoltre, ricordo che la Costituzione apostolica Pastor Bonus sulla Curia Romana di San Giovanni Paolo II del 28 giugno 1988 (3 anni dopo che ero entrato in servizio) al numero 43 ribadiva, che la Sala Stampa della Santa Sede è “lo speciale ufficio” dipendente dalla Prima Sezione della Segreteria di Stato (facendo riferimento all’allora potente Capo Ufficio dell’Ufficio di Informazione e Documentazione, direttamente dipendente dal Sostituto della Segreteria di Stato per gli Affari generali, quindi il “Ministro degli interni vaticano”) che pubblica e divulga “le comunicazioni ufficiali riguardanti sia gli atti del Sommo Pontefice sia l’attività della Santa Sede”.

Lo stemma della Santa Sede nella Sala delle Conferenze “Giovanni Paolo II” della Sala Stampa della Santa Sede.

Mi sia permesso di osservare, che ai tempi dei direttori storici Navarro-Valls e Lombardi, l’uso dello strumenti di “Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede” era cosa più unica che raro, che fu quasi mai usato, ed era riservato solo ai momenti in cui sia il Direttore, sia il Vice Direttore (i due “portavoce”) erano “assenti” (mi ricordo il caso di un Viaggio apostolico quando durante un volo di ritorno, in assenza di Navarro-Valls, era necessario rilasciare una dichiarazione in riferimento a delle frasi pronunciate da Papa Giovanni Paolo II nel salutare i giornalisti ammessi al Volo Papale, che fu intitolata “Dichiarazione della Sala Stampa della Santa Sede”, non essendo presente a bordo un “portavoce”). Invece, oggi questo istituto una volta rarissimo, è diventato la regola.

Ci troviamo in una situazione seria e non è ancora chiaro a tutti. Va ascoltato l’appello del Presidente della Regione Campana Vincenzo De Luca, tardivo, ma finalmente. Si deve prevenire e prepararsi. Ma c’è chi non è disposto ad alcuna rinuncia, chi non è disposto ad alcun sacrificio, e si comporta con scelleratezza e disamore, per se stessi e nei confronti degli altri. Bisogna prevenire prima di curare. Un giorno in più di lezione perduta si può recuperato, una vita umana no.

È ora che a tutti i livelli istituzionali si ribadisca che bisogna cambiare radicalmente abitudini di vita: evitare contatti sociali, rimanere a casa il più possibile, una sola persona per famiglia deve fare la spesa, bisogna evitare pub, palestre, ecc., non bisogna organizzare né partecipare a feste ed evitare qualsiasi luogo di affollamento. E soprattutto, mettersi al servizio dei più anziani e fragili, proteggendoli e non permettendo loro di uscire.

L’emergenza Sars-CoV-2 è seria: è urgente assumere comportamenti responsabili per fermare la diffusione del virus. Il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca in diretta video ribadisce: è arrivato il momento di dire che siamo di fronte ad un problema serio, che richiede comportanti responsabili da parte di tutti e un cambiamento radicale delle abitudini di vita. Senza l’aiuto e la collaborazione di ogni cittadino diventerà molto più difficile contrastare la diffusione del Sars-CoV-2.

Il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca in diretta video.

Detto questo – e dopo aver ascoltato il Presidente della Regione Campania, dove risiedo – dico che la Santa Sede deve avere il coraggio di chiudere la Città del Vaticano agli esterni, ai visitatori, agli ospiti, agli accompagnatori. Le superiori autorità – il Sostituto della Segreteria (ripeto, il “Ministro dell’interno vaticano”) devono dare l’ordine al Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano di espletare i necessari controlli “di frontiera”, intensificando i controlli già in vigore agli ingressi, non limitandosi alla verifica delle tessere. Stop alle tessere dei servizi economici (di colore verde) che sono circa 20.000 (e sarebbe anche ora che gli ex dipendenti pensionati ricevono una tessera di riconoscimento diverso, diversamente delle blu dei dipendenti e delle verde “economici”), concedere l’ingresso solo ai residenti e agli addetti ai servizi essenziali allo Stato, ai luoghi e alle persone (acqua, luce, gas, sanità, sicurezza). Tutti i servizi al pubblico vanno fermati. I musei vaticani vanno chiusi. Vanno sospese tutte le visite ai Giardini vaticani con le guide turistiche o privati.

Infine, va sottolineato che il Santo Padre alla Domus Sancta Marthae non è al sicuro, perché in queste albergo a cinque stelle vivono e lavorano centinaia di persone; cucina, ristorante e locali annessi vengono frequentati da cuochi, camerieri e addetti.

La Villa pontificia di Castel Gandolfo, luogo ideale in questo momento per isolarsi.

Il Santo Padre farebbe bene a raggiungere – finalmente, e restarci – l’Appartamento pontificio al Palazzo apostolico, ormai chiuso dal 2013 e aperto solo per gli Angelus Domini festivi. O meglio ancora, potrebbe trasferirsi temporaneamente negli Appartamenti pontifici della Villa pontificia di Castel Gandolfo, luogo ideale in questo momento per isolarsi.

Paradossalmente è più al sicuro il Papa emerito Benedetto XVI, isolato nel Monastero Mater Ecclesiae nei Giardini vaticani.

C’è il rischio di rimanere con un Papa emerito senza un Papa regnante, colto impreparato dal Sars-CoV-2. Sarebbe la beffa, insieme al danno e un dramma impensabile.

La Città del Vaticano si fermi finché è in tempo, altrimenti la situazione potrebbe diventare irrecuperabile.

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