I vescovi del Nord Italia chiedono di non discriminare i cristiani

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Le chiese del Nord Italia, forse per la prima volta nella storia dell’Unità, non avranno nelle chiese i fedeli, per ordinanza dei presidenti di regione a causa di un possibile contagio del coronavirus, mentre nelle stesse regioni le ordinanze non prevedono chiusure dei ‘centri commerciali’.

Prima domenica di Quaresima con i fedeli ‘lontani’ dalle chiese in Lombardia; essi non potranno partecipare alle liturgie che però non verranno del tutto sospese. Infatti saranno celebrate a porte chiuse in alcune località e potranno essere seguite in diretta tv, radio o via Internet. A Milano mons. Mario Delpini presiederà ‘senza popolo’ l’Eucaristia alle 11 nella cripta del Duomo, trasmessa da Rai3-TgrLombardia.

Domenica, quindi, solo Messe a distanza. A Bergamo il vescovo Francesco Beschi la presiederà nella Cattedrale in diretta tv. Lo stesso farà il vescovo di Brescia, Pierantonio Tremolada. A Como la liturgia con il vescovo Oscar Cantoni potrà essere seguita anche sui canali social. Tuttavia i sacerdoti assicureranno la celebrazione domenicale e i fedeli sono invitati a partecipare spiritualmente al suonare delle campane.

A Cremona l’Eucaristia con il vescovo Antonio Napolioni andrà in tv e in streaming. Il vescovo di Crema, Daniele Gianotti, celebrerà la Messa via radio e web, come il vescovo di Mantova, Marco Busca. Sul sito della diocesi di Lodi potrà essere seguita l’Eucaristia del vescovo Maurizio Malvestiti. E verrà trasmessa in tv la celebrazione del vescovo di Pavia, Corrado Sanguineti, con il Capitolo della Cattedrale.

E per ‘stigmatizzare’ questa irreale situazione, ipotizzata dai governatori di regione, i vescovi lombardi, continuando a collaborare con le istituzioni, hanno chiesto alla Regione Lombardia, così come già possibile per matrimoni e funerali, di considerare la partecipazione alle Messe feriali dei cittadini cattolici lombardi, che a differenza delle celebrazioni festive non costituiscono una forma di assembramento.

Inoltre i vescovi lombardi, con il messaggio ‘Chiederò per te il bene’, invitano i fedeli a seguire la Santa Messa di domenica 1 marzo, prima di Quaresima, dalle proprie case, attraverso le dirette televisive e in streaming, che sono state predisposte nelle singole diocesi a seguito dell’ordinanza della Regione Lombardia per l’emergenza epidemiologica da Coronavirus, sottolineando che ‘non possiamo vivere senza celebrare il giorno del Signore’:

“Questo grido dei 49 cristiani che sono stati martirizzati ad Abitinia nel 304 ritorna in questa nostra domenica in cui noi Vescovi, sacerdoti e fedeli delle chiese lombarde non possiamo celebrare comunitariamente l’eucarestia domenicale.

Vivere il giorno del Signore in assenza della celebrazione eucaristica è un vuoto e una privazione che noi tutti sentiamo con sofferenza. Oggi, però, non è la persecuzione che proibisce l’eucarestia, ma la sollecitudine per la salute di tutti gli abitanti della Regione quella che invita tutti noi ad astenerci dalle assemblee eucaristiche…

Ecco, quindi, che alla preghiera personale che ogni singolo fedele in questa prima domenica di Quaresima rivolge al Signore (magari anche recandosi nelle nostre chiese fra il sabato pomeriggio e la domenica) si aggiunge l’invito a seguire la messa celebrata dal Vescovo diocesano e trasmessa dalla televisione o dalla radio o dal sito web della Diocesi”.

Dalla diocesi di Torino in un’intervista al settimanale diocesano ‘La voce e il popolo’ mons. Cesare Nosiglia, pur assicurando la collaborazione con le autorità civili, ha accusato le ‘stesse’ di penalizzare i cristiani: “La Messa feriale, come sappiamo, è generalmente frequentata da un numero modesto di fedeli. Va pertanto detto onestamente che tale proibizione è una scelta che penalizza solo una componente della città, lasciando aperti altri spazi pubblici frequentati da numeri ben maggiori di cittadini.

Mi riferisco ai mercati e supermercati, o al metrò e agli autobus e tram e così via… Sembra che i servizi alla popolazione possono essere garantiti perché essenziali, mentre quelli di ordine religioso vengano considerati superflui e dunque non esenti da provvedimenti restrittivi come si è fatto”.

Si è rivolto quindi alle Istituzioni chiedendo di non ‘discriminare’ i cristiani: “Alle istituzioni dico di non sottovalutare la realtà religiosa confinandola nelle scelte personali e private e così dimenticando che essa invece ha una valenza pubblica, etica e sociale che aiuta molto non solo chi ne accoglie il valore, ma l’intera comunità cittadina. Questo senza togliere nulla ad altri servizi pure importanti”.

E nel Veneto in molte diocesi saranno suonate le campane a distesa per ricordare ai fedeli, impediti dalle ordinanze a recarsi in chiesa, il ‘giorno del Signore’, mentre il patriarca, Francesco Moraglia, ha indirizzato ai fedeli una lettera: ““Ci è stato chiesto di non riunirci in assemblee numericamente significative. E proprio per questo, come discepoli del Signore, siamo chiamati a riscoprire, con più forza ancora, il senso della Chiesa – popolo di Dio e Corpo di Cristo – superando i facili individualismi.

Siamo chiamati a vivere la comunione ecclesiale in una specie di diaspora (dispersione), intensificando il rapporto personale col Signore attraverso momenti significativi di preghiera personale, come pure in famiglia e tra gli amici. Per il credente nulla è casuale e tutto è occasione di grazia…

Al centro poniamo la Parola di Dio, meditata con fede e amore in modo semplice, considerandola come realmente è: Parola viva e attuale, detta per noi oggi. Riscopriamo il valore dell’adorazione eucaristica come presenza personale dinanzi al Santissimo Sacramento e del sacramento della Confessione, ancora poco praticato; è il momento in cui, nella fede, incontriamo la misericordia di Dio e siamo riconciliati fra noi”.

Dalla diocesi di Trieste, mons. Giampaolo Crepaldi, ha invitato i fedeli a dedicare ‘un tempo congruo’ alla preghiera ed a seguire le celebrazioni eucaristiche attraverso i media, con una preghiera per chi deve affrontare quest’emergenza:

“Senza cedere a indebiti allarmismi, le presenti disposizioni devono essere accolte e messe in pratica con senso di responsabilità nella prospettiva del bene comune, avendo lo sguardo rivolto alla Vergine Maria che, qui a Trieste, è venerata e amata come Madonna della Salute:

a Lei ci rivolgiamo in questo difficile momento, come fecero i nostri antenati, per invocare la sua materna protezione e il suo aiuto per la nostra Chiesa e per tutti coloro che si trovano in situazione di sofferenza, di paura e di incertezza. Una preghiera particolare la riserviamo a quanti nel Nostro Comune, nella nostra Regione e nella Prefettura – con i quali esiste un contatto diretto e continuo – e, soprattutto, nelle strutture sanitarie, portano il peso gravoso di dover affrontare l’emergenza del COVID-2019”.

Dalla diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, mons. Massimo Camisasca ha indirizzato una lettera ai fedeli, chiedendo di riscoprire l’essenzialità: “Scopriamo infatti, improvvisamente, di essere fragili: chiusi spesso nelle certezze che vengono a noi dalle grandiose scoperte della scienza e dalla loro applicazione tecnologica, connessi con tutto il mondo e illusi di poterne essere padroni, siamo messi improvvisamente di fronte a uno scenario più realistico: l’uomo è debole, fragile e può trovare la sua grandezza e forza soltanto nell’amore verso se stesso, verso il proprio destino personale, temporaneo ed eterno e nell’amore verso gli altri e verso Dio…

Come le grandi malattie che hanno segnato la storia dei popoli, esso può diventare un’occasione di ravvedimento e di conversione. L’uomo senza Dio perde completamente la bussola della propria vita. Con Dio può ritrovarla.

Può imparare a considerarsi non semplicemente un cercatore di soddisfazioni a buon mercato, ma un cercatore di infinito, un fratello e un amico degli altri uomini, un abitatore rispettoso di questo Pianeta, che attende di essere con noi interamente trasformato, per essere riscattato dalla sua caducità”.

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