Dubbi su efficacia del Partito Comunista Cinese nel contenere la Coronavirus. Origini di una pandemia globale

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Condivido una riflessione sull’emergenza causata dal Coronavirus di Miguel Cuartero Samperi dal suo blog Testa del Serpente, che miei lettori conoscono già come un attento osservatore, in questo caso anche con riferimento a Padre Bernardo Cervellera (che ne parlava due giorni fa), che per quanto riguarda informazioni dalla Cina è una sicurezza.
Oggi anche un altro attento osservatore di questioni cinesi, che i miei lettori conoscono già, Maestro Aurelio Porfiri dalla Cina, sul blog di Marco Tosatti Stilum Curiae, riporta lo studio dell’Accademia delle Scienze cinese che mette in dubbio la versione ufficiale secondo cui il virus è partito dal mercato del pesce… Condivido anche questo articolo.

新华社照片,北京,2020年2月10日 习近平在北京调研指导新冠肺炎疫情防控工作 2月10日,中共中央总书记、国家主席、中央军委主席习近平在北京调研指导新冠肺炎疫情防控工作。这是习近平在朝阳区疾病预防控制中心调研。 新华社记者 刘彬 摄

Coronavirus: l’auto esaltazione del Partito Comunista tra cesure, silenzi e i sospetti della comunità scientifica (e quel laboratorio nei pressi di Wuhan)
di Miguel Cuartero Samperi
Testa del Serpente (Rinunciare a tutto per salvare la testa), 25 febbraio 2020
«Ho molti dubbi sull’efficacia del Partito nel contenere la crisi di coronavirus!» così don Bernardo Cervellera, missionario del PIME e direttore di AsiaNews, a proposito della crisi globale scatenata dal coronavirus che ha messo in ginocchio la Cina per poi diffondersi rapidamente in tutto il mondo, fino all’Italia, diventato oggi il principale focolaio in Europa, dove i contagi aumentano di ora in ora.
Mentre il Presidente e Segretario del Partito comunista Xi Jinping parla della «più grande emergenza sanitaria» che la Cina abbia mai affrontato dalla fondazione della Repubblica Cinese («la più infettiva, rapida e difficile da prevenire e controllare») e loda l’azione del suo governo nella prevenzione e nel contenimento del contagio, sul regime piovono feroci critiche da tutto il paese.
Secondo quanto riferisce l’Asia Times, il presidente Xi Jinping «non era più stato visto in pubblico da quando aveva visitato gli ospedali a Pechino il 10 febbraio, alimentando la rabbia pubblica ribollente con la sua decisione di rifugiarsi nella sua suite/ufficio a Zhongnanhai mentre nel paese esplodeva la crisi (oltre al sospetto che lui stesso avesse potuto contrarre il virus respiratorio mortale e che avrebbe dovuto essere messo in quarantena)»”.
Per far fronte alle accuse di inefficienza il premier cinese, ricomparso in pubblico dopo tredici giorni di isolamento per delineare iniziative politiche volte combattere l’epidemia e sostenere l’economia in stato di crisi, ha elogiato l’operato del governo comunista, i suoi “giudizi accurati”, il “tempismo” e le “misure efficaci” adottate per far fronte all’emergenza ed arginare l’epidemia.
«L’efficacia della prevenzione e il lavoro di controllo hanno dimostrato una volta di più i vantaggi significativi della leadership del Partito comunista cinese e del sistema socialista con caratteristiche cinesi». Xi Jinping ha anche aggiunto che nonostante il considerevole impatto sull’economia e sulla società cinese, il coronavirus «non ha cambiato i fondamentali a lungo termine nella crescita economica della Cina».
Ma non si placano le polemiche per la gestione dell’emergenza da parte del governo cinese sotto accusa per la censura applicata alla libertà d’espressione durante le prime settimane di diffusione del virus.
«È ormai evidente – afferma Cervellera – che le autorità sapevano della diffusione del virus fin da dicembre scorso, ma hanno zittito i medici che avevano riportato il fatto, lanciando l’allarme solo il 23 gennaio».
Lo stesso presidente in persona sarebbe implicato in questo ritardo visto che secondo la rivista Qiushi (periodico di cultura politica edito dal comitato centrale del Partito Comunista), Xi Jinping sapeva dell’epidemia fin dal 7 gennaio (due settimane prima dell’annuncio ufficiale) e quello stesso giorno avrebbe dato indicazioni su come affrontare la crisi. «Ma questa affermazione cozza contro quella del sindaco di Wuhan che alla televisione aveva confessato i ritardi, dichiarando di aver avuto bisogno del permesso di Pechino per lanciare l’allarme sul coronavirus».
È per questo che sono in molti a puntare il dito contro la «mancanza di libertà di parola che ha portato al soffocamento delle allerte provenienti dalla base e contro la gestione del potere dall’alto verso il basso». L’esempio più eclatante è quello del giovane dottore Li Wenliang, il medico oftalmico di Wuhan, che a dicembre del 2019, fu il primo ha dare l’allarme del coronavirus, ma è stato «zittito e minacciato dalla polizia e minacciato di licenziamento dalle autorità dell’ospedale». Un gravissimo episodio che mostra la reticenza del governo comunista a concedere libertà di espressione, così come la libertà di religione, ai suoi cittadini.
A queste accuse si aggiungono i sospetti di una parte della comunità scientifica che ora, riguardo all’eziologia del virus, sembra considerare una pista diversa da quella “ufficiale” (l’ipotesi secondo cui il virus sarebbe sorto a fine 2019 in un mercato del pesce della città di Wuhan). Uno studio dell’Accademia cinese delle Scienze Sociali parlerebbe di virus “importato” dall’esterno, da un laboratorio specializzato in virologia, situato non lontano da Wuhan. Fin’ora questa era considerata un’ipotesi fantasiosa e complottista (c’è chi parla di “guerra batteriologica a bassa intensità” o di prove tecniche di bioterrorismo). Ma in un contesto come quello cinese, dove si rende palese la mancanza di libertà di espressione, dove la polizia del pensiero censura ogni tipo di protesta rendendo di fatto impossibile ogni pubblica obiezione e dove il Partito detiene il monopolio dell’informazione, l’ipotesi può perlomeno venir riconsiderata come plausibile.
Secondo gli ultimi dati ufficiali, da quando è stata rilevata l’epidemia per la prima volta a Wuhan (capoluogo della provincia di Hubei) più di due mesi fa, in Cina ci sono stati 77.262 i casi di infezione e 2.595 morti. (a Pechino, 399 contagi e quattro morti). Sono invece 24757 le persone guarite, che ora secondo le nuove disposizioni delle autorità locali, dovranno mantenere una quarantena di 13 giorni per scongiurare ricadute. Il virus Covid-19, ha provocato più danni della crisi della SARS del 2003.

Le origini di una pandemia globale
Aurelio Porfiri
Stilum Curiae, 26 febbraio 2020
Mentre scrivo queste righe, la nostra Italia si trova coinvolta in modo molto pesante dalla epidemia causata dal coronavirus. Quindi, il problema che osservavamo nella lontana Cina, è ora ben presente sul nostro territorio, al momento specialmente nel Nord Italia. Tutto questo, non fa che farci pensare ancora di più a questo coronavirus, cercando di capire perché siamo arrivati a questo punto.
Ricordate la storia dell’origine del coronavirus nel mercato di Wuhan? Un articolo di He Huifeng sul “South China Morning Post” del 23 febbraio racconta una storia diversa. Uno studio condotto da scienziati cinesi sotto l’egida dell’accademia delle scienze, ha scoperto che il virus non sarebbe originato in questo oramai famoso mercato: “According to the study, which was published on the institute’s website on Thursday, analysis suggested that the coronavirus was introduced from outside the market”. (Secondo lo studio, pubblicato giovedì sul sito web dell’istituto, l’analisi ha suggerito che il coronavirus è stato introdotto dall’esterno del mercato). The crowded market then boosted SARS-CoV-2 circulation and spread it to the whole city in early December 2019” (L’affollato mercato ha poi incrementato la circolazione della SARS-CoV-2 e l’ha diffusa in tutta la città all’inizio di dicembre 2019). “Earlier reports by Chinese health authorities and the World Health Organisation said that the first known patient showed symptoms on December 8, and that most of the subsequent cases had links to the seafood market, which was closed on January 1” (Secondo i primi rapporti delle autorità sanitarie cinesi e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il primo paziente conosciuto ha mostrato i sintomi l’8 dicembre e la maggior parte dei casi successivi ha avuto legami con il mercato dei frutti di mare, che è stato chiuso il 1̊ gennaio).
Allora qual è stata l’origine di questo virus? Certamente, voi come me sarete inondati da video, articoli, dichiarazioni di tutti i tipi, in cui ipotesi di ogni genere vengono presentate per spiegare quello che sta divenendo un problema globale di dimensioni enormi.
Certo, le responsabilità devono essere appurate, una volta che si sarà riusciti a superare la fase acuta di questo problema. Non si può pensare che una situazione del genere possa ripetersi, in quanto il peso in vite umane, sociale, economico, psicologico è veramente enorme.
In una intervista con “LifeSiteNews”, Steve Mosher, esperto di cose cinesi, mette in dubbio che lo stesso virus possa essersi sviluppato dagli animali. Lui, come devo dire molti altri, dà credito alla possibilità che il virus possa essere sfuggito dal famoso laboratorio di Wuhan, una possibilità che ovviamente aprirebbe scenari agghiaccianti.
Alcuni, incolpano gli americani. Cioè, questo virus sarebbe stato introdotto come arma di guerra batteriologica. Una ipotesi che certamente è molto pompata sui social cinesi. personalmente, al momento, proprio per non avere un approccio ideologico, cerco di mantenere aperte e tutte le ipotesi. Certo, questa crisi mondiale, segnerà certamente un punto di svolta negli equilibri planetari ed avrà conseguenze geopolitiche di non lieve entità. Intanto, qui da noi, cerchiamo di riuscire a sopravvivere a questo momento di grande difficoltà, invocando l’aiuto di Dio e la sua misericordia in questo tempo di grande prova.

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