In Vaticano le nuove frontiere scientifica dell’Intelligenza Artificiale

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Per due giorni fino al 26 febbraio in Vaticano si svolge l’assemblea della Pontificia Accademia per la Vita sul tema ‘The good Alghoritm? Artificial Intelligence: Ethics, Law, Health’, che affronta il tema dell’intelligenza artificiale, che sarà affrontato in particolare durante la giornata di venerdì 28 febbraio con l’evento pubblico intitolato ‘renAIssance. Per un’Intelligenza Artificiale Umanistica’, che vedrà la partecipazione del presidente di Microsoft, Brad Smith, e del vice presidente esecutivo di IBM, John Kelly III, e gli interventi del presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, e del direttore generale della FAO, Dongyu Qu.

Presentando l’evento alla stampa mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha sottolineato il cambiamento d’epoca che si sta vivendo: “Per la prima volta nella storia l’uomo ha il potere di distruggersi: prima con l’esplosione nucleare, dopo con quella ecologica ed ora con quella tecnologica, una ‘esplosione di intelligenza’.

Papa Francesco, con la lettera ‘Humana Communitas’, ha invitato la Pontificia Accademia per la Vita ad allargare i suoi orizzonti, a rivisitare il significato stesso del termine ‘vita umana’: non si tratta di un concetto astratto; la vita è la realtà di ogni singola persona e dell’intera famiglia umana. Papa Francesco chiede all’Accademia di ‘sviluppare la riflessione’ sul versante ‘delle nuove tecnologie oggi definite emergenti e convergenti’, come le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, le biotecnologie, le nanotecnologie, la robotica”.

Ed ha presentato anche l’avvenimento di venerdì 28 febbraio: “C’è bisogno di una forte ambizione morale per umanizzare la tecnica e non tecnologizzare l’umano. La ‘Rome Call for AI Ethics’ non è un testo ufficiale dell’Accademia ma un documento di impegni condiviso, da noi proposto, in cui, in forma breve e sintetica, si offrono alcune linee per un’etica dell’Intelligenza Artificiale e si formulano alcuni impegni, legati fondamentalmente a tre capitoli: etica, diritto, educazione.

Con questo gesto, l’Accademia non avvia esclusivi partnership industriali, né sponsorizza alcunché, né viene sponsorizzata, ma condivide, senza ingenuità, tratti di cammino con quanti hanno un desiderio serio di comprendere meglio come promuovere il bene dell’umanità e di compiere alcuni passi in questa direzione, verificando le proprie pratiche e nella disponibilità a pagare anche i costi che ne possono derivare. L’intento della Call è dar vita a un movimento che si allarghi e coinvolga altri soggetti: istituzioni pubbliche, ONG, industrie e gruppi per produrre un indirizzo nello sviluppo e nell’utilizzo delle tecnologie derivate dall’IA”.

Mentre p. Paolo Benanti, accademico della Pontificia Accademia per la Vita, ha incentrato la riflessione sulla ‘quarta rivoluzione industriale’: “I sistemi di AI sono capaci di adattarsi e adeguarsi alle mutevoli condizioni in cui operano, simulando ciò che farebbe una persona. In altri termini, oggi la macchina può spesso surrogare l’uomo nel prendere decisioni e nel compiere delle scelte. Se le altre rivoluzioni industriali riguardavano i colletti blu, quella che sta avvenendo riguarda soprattutto i colletti bianchi. Le AI non porteranno all’apocalisse, ma possono portare alla fine della middle class”.

Ed ha sottolineato le nuove frontiere dell’Intelligenza Artificiale: “Oggi algoritmi di machine learning e altre forme di AI riescono a fare diagnosi mediche con una percentuale di esattezza che in alcuni casi supera quella di un medico medio (almeno in alcune discipline o con alcune patologie); possono prevedere chi potrà ripagare un prestito in maniera molto più accurata di un direttore di banca; secondo alcuni sviluppatori, possono capire meglio di noi se esiste un’affinità affettiva con la persona che ci troviamo davanti. Le AI acquisiscono sempre più capacità predittiva. Tuttavia, di fronte a tali accuratezze, non godono di altrettanta capacità esplicativa: gli algoritmi più efficienti sono quelli che meno capiamo, rispetto ai quali siamo meno in grado di dire perché la macchina indica tale risultato”.

Frontiere che aprono interrogativi nuovi intorno all’umano: “A questo livello si apre una grande questione. Nel momento in cui la macchina surroga l’uomo nel prendere decisioni, che tipo di certezze dovremmo avere per lasciare che sia la macchina a scegliere chi deve essere curato e come?

In base a cosa dovremmo permettere a una macchina di designare chi di noi è degno di fiducia e chi no? E che fine fa l’amore, quella ricerca unica che ha mosso generazioni di donne e uomini prima di noi? Se con un computer possiamo trasformare i problemi umani in statistiche, grafici ed equazioni, creiamo l’illusione che questi problemi siano risolvibili con i computer. Non è così”.

Ed ha concluso che non bisogna abbandonare l’etica attraverso un nuovo linguaggio comprensibile: “Se vogliamo che la macchina sia di supporto all’uomo e al bene comune, senza mai sostituirsi all’essere umano, allora gli algoritmi devono includere valori etici e non solo numerici. In sostanza, abbiamo bisogno di poter indicare i valori etici attraverso i valori numerici che nutrono l’algoritmo.

L’etica ha bisogno di contaminare l’informatica. Abbiamo bisogno di un’algor-etica, ovvero di un modo che renda computabili le valutazioni di bene e di male. Solo in questo modo potremo creare macchine che possono farsi strumenti di umanizzazione del mondo. Dobbiamo codificare principi e norme etiche in un linguaggio comprensibile e utilizzabile dalle macchine. Perché quella delle AI sia una rivoluzione che porta a un autentico sviluppo, è tempo di pensare un’algor-etica”.  

Infine la prof.ssa Maria Chiara Carrozza, docente di Bioingegneria Industriale alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ha illustrato i vantaggi dell’Intelligenza Artificiale nell’ambito medico: “Vi sono numerosissime possibilità di impiegare algoritmi di IA nella medicina: dalla sperimentazione e ricerca traslazionale, alla medicina personalizzata, dalla diagnostica al rapporto medico-paziente, dalla tele-assistenza e tele-riabilitazione alla chirurgia robotica, dal virtual coaching alla predictive medicine, dal supporto fino al potenziamento funzionale del paziente mediante robotica e sensori indossabili o impiantabili nel corpo umano.

All’interno dei singoli ambiti di applicazione l’IA può assumere differenti ruoli che possono variare secondo il tipo di diagnosi da fare, la natura ospedaliera o territoriale della cura, il carattere acuto o cronico della patologia. Inoltre, a seconda del settore di applicazione i meccanismi di AI possono dare risultati più o meno attendibili, e devono quindi essere sottoposti a diverse forme di validazione a garanzia dei diritti del paziente”.

Anche la professoressa si è soffermata sul lato etico delle nuove tecnologie: “In questo scenario l’IA diventa uno strumento di sviluppo che deve garantire un utilizzo etico dei dati in una economia che tuteli il singolo individuo nella collettività, in relazione al giro di affari che si crea intorno al dato ed alle piattaforme che sfruttano gli algoritmi, e quindi l’etica dell’AI si confronta con il rispetto dei diritti fondamentali del paziente. Si tratta di un quadro in evoluzione dalle enormi potenzialità ma anche caratterizzato da grandi rischi di iniquità e sfruttamento, occorre cogliere la sfida di costituire un’etica della IA ispirandosi al principio universale di uguaglianza.

La disponibilità di tecnologie per pochi non crea valore anzi al contrario genera disvalore e disuguaglianza. L’impegno è dunque quello di rendere queste tecnologie fruibili a tutti, a prescindere dalla provenienza geografica o dalle condizioni economiche di ciascuno. Per la pubblica amministrazione ed in generale per tutti gli stakeholders, i principi di uguaglianza e di equità dovrebbero essere le bussole per lo sviluppo dell’IA in medicina”.

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