Don Ruccia: gli ‘schiodanti’ per una Quaresima della misericordia

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“Gli schiodanti hanno una vocazione duratura. Sanno che abbracciare i crocifissi non è peccato e che lasciare i crocifissi inchiodati è ‘omissione mortale’. Se puoi, se vuoi, se hai coraggio: non passare oltre la croce. Diventa schiodante di Cristo e dei tanti fratelli e sorelle inchiodati oggi”: parto da questa riflessione contenuta nel libro ‘Gli schiodanti. Via Crucis, schiodando si risorge’, di Mimma Scalera e di don Antonio Ruccia, parroco e docente  di Teologia Pastorale presso la Facoltà teologica di Bari, che fa un invito ai lettori:

“Credo che sia per me un impegno a vivere prima che comunicarvi questa duplice proposta. Infatti, è una proposta che induce tutti a camminare verso e oltre il Calvario per risorgere da schiodanti. Questo termine su cui ho costruito i due testi, quello della via crucis e quello di una lettura trasversale dei testi liturgici della quaresima e della ‘settimana santa’, sono  utili per meditazioni, catechesi e momenti di preghiera.

Si inseriscono nell’ottica della nuova evangelizzazione e  intendono aprire il dialogo con il mondo di chi apparentemente non partecipa alla vita ecclesiale e che, come comunità ecclesiale, siamo chiamati ad incontrare. Un solo invito: non fermarsi alla prima pagina… il cammino degli schiodanti non è per semplici praticanti, ma per motivanti.

Insomma per chi, con Cristo morto e risorto, vuol dare una spallata al mondo dei delusi e intende reintegrare e rinnovare anche l’esperienza di una Chiesa che ci chiede nel nome di Cristo morto e risorto di essere schiodanti”.

A lui abbiamo chiesto di spiegarci chi sono gli ‘schiodanti’: “Qualcuno potrebbe pensare a una nuova categorica ecclesiale o addirittura a una nuova confraternita, di quelle che spesso amano bardarsi per i venerdì santo e tacitamente camminare al fianco del ‘Cristo morto’.

Qualche altro potrebbe pensare a un nuovo movimento ecclesiale in cui gli aderenti, muniti di martello e tenaglie per l’occorrenza, si precipitano a compiere un’azione inusuale per una realtà ecclesiale.  Non sono nemmeno i nuovi ‘sacri monaci’ di una qualche congregazione religiosa nata recentemente dalla costola del Cristo del Calvario.

Gli schiodanti sono, senza alcuna riserva, quelli che oscillano tra misericordia e periferia cercando di non circolare al largo della croce, ma di precipitarsi a prevenire tutte quelle forme che ancora, nonostante le civiltà abbiano fatto passi da gigante in umanità, continuano a innalzare le croci senza timore”.

Perchè ‘schiodando’ si risorge?

“Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo, gli schiodanti menzionati nel Vangelo, sono esempi a cui rifarsi perché il loro compito non fu solo quello di chiedere ai romani di poter calare il corpo di Gesù mettendoci la faccia. Ci hanno messa tutta la loro vita. Il primo perché, oltre a usare martello e chiodi, ha lanciato il sasso oltre l’ostacolo mostrando che omertà, illegalità, integralismo e ostracismo non pagano mai ma creano solo cadaveri appesi;

il secondo comprando cento libbre di mirra e aloe, costosissimi profumi, mostra come la bellezza non sta nella logica del lifting, ma in quella di chi dà tutto e non gli avanzi al Cristo.

Infatti, si risorge quando non solo si schiodano i malati dagli ospedali o si tolgono le donne cadute nella tratta dalle strade, ma quando si educa ai valori dell’amore gratuito e si creano situazioni in cui anche i più giovani non sono solo volontari occasionali ma profeti emergenti della ‘chiesa delle periferie’, una Chiesa in cui nessuno deve sentirsi intruso o escluso.

Cristo è lo schiodato risorto che mostra che né le vele di Scampia, né il muro di Berlino, né tanto meno i trafficanti di armi e di organi umani sono eterni. Solo chi schioda apre una vita per la risurrezione”. 

Cosa significa vivere la Quaresima da ‘schiodanti’?

“La conseguenza logica di tutto questo è cominciare a vivere la Quaresima non come il periodo delle mortificazioni, ma come quello delle provocazioni. Insomma, per dirla in poche righe, passando da trasfigurati a trasfiguranti per diventare successivamente schiodanti. Ma non basta! Gli schiodanti non possono percorrere una lunga strada se non rendono concreto il loro fare diventando ‘misericordianti’.

In altri termini realizzando progetti di misericordia sia nella realtà ecclesiale sia attraverso una pastorale sociale. La misericordia è il cuore di Dio-mamma che determina l’iter degli schiodanti. Un cammino che richiede di scegliere di non essere superficiali, di non accontentarsi, di non essere cristiani delle forme, delle parate e delle comodità e diventare costruttori della pace, di quelli che non accettano la corsa agli armamenti, la subordinazione alla fame di interi popoli o la liceità delle armi nucleari.

Di quelli che vogliono continuare a essere fautori della famiglia e accettare e promuovere l’accoglienza della vita, non disdegnando l’affido ed escludendo ogni tipo di marginalità per chi è indifeso o emarginato. Insomma di una società più giusta che crea futuro e lavoro rigenerando le periferie e ricominciando dalle risorse accantonate o virtualmente inutili”.

In quale modo poter vivere durante la Quaresima la Via Crucis?

“Non ho mai ritenuto che questo pio esercizio di preghiera debba continuare a essere vissuto nello stile devozionale. La via crucis è una proposta che, attraverso i testi biblici e quelli esperienziali, può determinare quella svolta della nuova evangelizzazione che la Chiesa oggi ricerca.

Se la via crucis diventa strumento della nuova evangelizzazione può entrare nelle case e nelle strutture poco inclini oggi ad accettare il cristianesimo. E’ solo cercando le nuove strategie dell’evangelizzazione che ‘la Chiesa degli schiodanti’ non configgerà nessuno sulle nuove croci che qualcuno ancora innalza sadicamente: l’usura, la pedopornografia o il femminicidio. La Chiesa degli schiodanti porge il Vangelo, la bella notizia, e solo dopo si accorge che le sue mani hanno l’odore della carità di Cristo risorto”. 

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