Capitolo dei Salesiani: curare gli interessi di Dio

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Sabato scorso a Torino si è aperto il Capitolo generale 28 con la sindaco della città, Chiara Appendino, che ha ricordato quel “seme che, in poco più di due secoli di storia, ha lasciato segni indelebili e contribuito a connotare in maniera forte il carattere della nostra città”.

Mentre mons. Cesare Nosiglia ha evidenziato l’attualità dell’esperienza educativa di Don Bosco: “Dal patrimonio di esperienza che ci ha lasciato Don Bosco, possiamo trarre anche oggi alcuni tratti fondamentali di ogni azione educativa: l’autorevolezza dell’educatore, la centralità della relazione personale, l’educazione come atto di amore (‘questione di cuore’, come diceva don Bosco), la formazione integrale della persona, la corresponsabilità per la costruzione del bene comune”.

Con uno sguardo alla Famiglia Salesiana, Madre Yvonne Reungoat, Superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ha evidenziato la opportunità e necessità di ogni assemblea capitolare nell’orizzonte mondiale: “Sono preziose opportunità per far rivivere oggi la passione apostolica e missionaria che ha alimentato gli inizi della Famiglia salesiana e che oggi cerchiamo di mantenere viva”.

Mentre il card. João Braz de Aviz, nella messa di apertura, ha offerto il suo messaggio con un orizzonte ecclesiale aperto al momento attuale: “L’approfondimento del carisma salesiano sicuramente terrà molto presente l’identità della vita consacrata e il suo apporto oggi alla vita della Chiesa e del mondo. Infatti, è come consacrati che la missione continua e con le caratteristiche del kairós ecclesiale e dei ‘segni dei tempi’ che si manifestano nell’incontro degli uomini e delle donne di oggi con il Signore della storia”.

Il cammino cristiano offre molte opportunità: “E’ un cammino non privo di turbolenze, come sperimentiamo ora nella vita della Chiesa, ma è l’unico cammino possibile, dal momento che le turbolenze sono necessarie, secondo le parole di Papa Francesco, perché la nostra fede sia provata e autentica, poggiata sulla fedeltà del Signore crocefisso, per essere con Lui risorti.

Per questo i Padri Conciliari, come Padri nella fede, ci hanno indicato sentieri di luce per questo nostro tempo, nella scia della Parola di Dio e della grande Tradizione della Chiesa. Il Concilio Vaticano II è una fonte che continua a offrire acqua buona per tornare a rendere feconda la vita e la missione della Chiesa nel nostro oggi”.

Don Koldo Gutiérrez ha affrontato il tema del discernimento: “Il discernimento è una grande sfida per la Chiesa e per la Congregazione salesiana. Si deve affermare decisamente che il discernimento non è una moda né solo una metodologia ma che soprattutto è un atteggiamento che ha la sua radice in un atteggiamento di fede. E se vogliamo sapere come camminare ‘insieme ai laici nella missione e nella formazione’ abbiamo bisogno di coltivare un atteggiamento interiore rinsaldato nella fede”.

Al discernimento segue la vocazione: “La vita è ben risaldata in Dio. La vocazione è il regalo che Dio ci dona insieme alla vita. Per questo ha molto senso vivere la propria vita dalla vocazione. Come dire, ha molto senso vivere da ciò che sono perché questo è ciò che ha sognato Dio per me. Il tema della vocazione è di grande attualità nella Chiesa del secolo XXI.  Seguendo la rotta tracciata dal Concilio Vaticano II, il papa Francesco propone di situare tutte le vocazioni alla luce del battesimo e dentro il Popolo santo di Dio”.

 La vocazione è cammino che conduce alla santità, specialmente nei confronti dei giovani: “Non è strano intendere la vocazione come cammino di santità, come frutto dello Spirito Santo nelle nostre vite e nelle nostre comunità, perché ogni vita è missione… Non è esagerato affermare che il maggior servizio che possiamo prestare ai giovani è aiutarli a scoprire la persona che sono e che sono chiamati a essere.

Nell’ultimo Sinodo si è parlato della necessita di una pastorale giovanile in chiave vocazionale. Si dice che il primo maestro dei novizi della nostra congregazione, don Barberis, commentava che don Bosco era solito ripetere che il momento vocazionale è un momento decisivo nella vita di un giovane… Ogni vocazione non è per sé ma per gli altri”.

Il Rettor Maggiore, don Ángel Fernández Artime, ha ricordato che il primo capitolo è stato convocato proprio da don Bosco nel 1877 e dopo 62 anni ritorna a Torino, rilanciando la responsabilità verso i giovani: “Abbiamo una grande responsabilità: il carisma di prenderci cura dei giovani con tutti i mezzi a nostra disposizione, non è nostra esclusiva proprietà, non ci appartiene perché è dono dello Spirito Santo per la Chiesa e per il mondo. E tuttavia, come salesiani di Don Bosco, ci chiede la massima cura e la massima fedeltà.

Poco fa ho ricordato l’articolo delle nostre Costituzioni nel quale si dice che il Capitolo generale deve spingerci a scoprire e riconoscere la volontà di Dio in questo momento storico e così servire meglio la Chiesa. Il nostro lavoro di riflessione, di studio e di confronto, in un clima di ricerca e di discernimento, non ha altro scopo se non quello di tentare di discernere la volontà di Dio per noi oggi, davanti alla grande domanda su come possiamo essere autentici consacrati oggi e su come possiamo essere quei Salesiani che Don Bosco stesso vorrebbe che fossimo per i giovani di oggi e di quelli che verranno domani”.

Ed ha invitato a concentrarsi sulla missione: “Dare l’assoluto primato alla missione salesiana con i giovani di oggi, e tra loro dando la priorità ai più bisognosi, ai più poveri e abbandonati. Una predilezione per gli adolescenti e i giovani di oggi che in un certo senso sono, senza dubbio, differenti da quelli di dieci anni fa; come differenti sono i contesti sociali ed educativi nei quali vivono e che per tale ragione condizionano oggettivamente la nostra missione. Sappiamo bene che parlando di questa predilezione per i giovani ci stiamo riferendo a qualcosa di essenziale e di costitutivo della nostra identità carismatica”.

Ha chiuso la relazione chiedendo attenzione al profilo del salesiano di oggi: “Ciò che ci viene chiesto e che ci sia aspetta da noi Salesiani sarà possibile solo se saremo in grado, come ho detto nel mio commento alla Strenna che ho offerto alla Famiglia Salesiana, di essere come don Bosco, con i giovani e per i giovani”.

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