Preghiera a San Michele Arcangelo e alla Madre di Dio

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Oggi 23 febbraio 2020, ultima domenica prima della Quaresima. ho partecipato, insieme alla mia compagna Valentina, alla Santa Messa nella Chiesa di San Gennaro Vescovo e Martire in Ottaviano. Eravamo seduti sotto la statua di San Michele Arcangelo (foto di copertina) accanto al presbiterio e alla nostra sinistra avevamo un quadro della Madre di Dio.

Preghiera a San Michele Arcangelo

Gloriosissimo Principe della Milizia Celeste, Arcangelo San Michele, difendeteci in questa ardente battaglia contro tutte le potenze delle tenebre e la loro spirituale malizia.
Venite in soccorso degli uomini creati da Dio a sua immagine e somiglianza e riscattati a gran prezzo dalla tirannia del demonio. Combattete oggi le battaglie del Signore con tutta l’armata degli Angeli beati, come già avete combattuto contro il principe dell’orgoglio lucifero ed i suoi angeli apostati; e questi ultimi non potettero trionfare e ormai non v’è più posto per essi nei cieli. Ma è caduto questo grande dragone, questo antico serpente che si chiama lo spirito del mondo, che tende trappole a tutti. Sì, è caduto sulla terra ed i suoi angeli sono stati respinti con lui.
Ora ecco che, questo antico nemico, questo vecchio omicida, si erge di nuovo con una rinnovata rabbia. Trasfiguratosi in angelo di luce, egli nascostamente invase e circuì la terra con tutta l’orda degli spiriti maligni, per distruggere in essa il nome di Dio e del suo Cristo e per manovrare e rubarvi le anime destinate alla corona della gloria eterna, per trascinarle nell’eterna morte.
Il veleno delle sue perversioni, come un immenso fiume d’immondizia, cola da questo dragone malefico e si trasfonde in uomini di mente e spirito depravato e dal cuore corrotto; egli versa su di loro il suo spirito di menzogna, di empietà e di bestemmia ed invia loro il mortifero alito di lussuria, di tutti i vizi e di tutte le iniquità.
La Chiesa, questa Sposa dell’Agnello Immacolato, è ubriacata da nemici scaltrissimi che la colmano di amarezze e che posano le loro sacrileghe mani su tutte le sue cose più desiderabili. Laddove c’è la sede del beatissimo Pietro posta a cattedra di verità per illuminare i popoli, lì hanno stabilito il trono abominevole della loro empietà, affinché colpendo il pastore, si disperda il gregge.
Pertanto, o mai sconfitto Duce, venite incontro al popolo di Dio contro questa irruzione di perversità spirituali e sconfiggetele. Voi siete venerato dalla Santa Chiesa quale suo custode e patrono; voi, glorioso difensore contro le nefaste potestà terrene e infernali; a Voi il Signore ha affidato le anime che un giorno occuperanno le sedi celesti. Pregate, dunque, il Dio della pace a tenere schiacciato satana sotto i nostri piedi, affinché non possa continuare a tenere schiavi gli uomini e a danneggiare la Chiesa.
Presentate all’Altissimo, con le Vostre, le nostre preghiere, perché scendano presto su di noi le Sue Divine Misericordie e Voi possiate incatenare il dragone, il serpente antico satana ed incatenarlo negli abissi. Solo così non sedurrà più le anime.

Lippo Memmi, Madonna dei raccomandati, 1320 circa, Duomo di Orvieto.

Sub tuum praesidium

Sub tuum praesidium confugimus, sancta Dei Genetrix. Nostras deprecationes ne despicias in necessitatibus, sed a periculis cunctis libera nos semper, Virgo gloriosa et benedicta.

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.

* * *

Il 13 ottobre 1884, al termine della celebrazione della Santa Messa, Papa Leone XIII ha avuto una visione nella quale il Maligno minacciava la Chiesa. Il Santo Padre udì una voce dal timbro gutturale e profondo che diceva: “Posso distruggere la tua Chiesa: per far questo ho bisogno di più tempo e di più potere”. Udì anche una voce più aggraziata che domandava: “Quanto tempo? Quanto potere?”. La voce gutturale rispose: “Dai settantacinque ai cento anni e un più grande potere su coloro che si consegnano al mio servizio”. La voce gentile replicò: “Hai il tempo…”.
Profondamente turbato, Papa Leone XIII composto la Preghiera a San Michele Arcangelo (in forma estesa, riportato sopra), raccomandando che fosse recitata al termine di ogni Santa Messa, oltre ad inserirla nella raccolta degli esorcismi.
Nel 1886 la Preghiera a San Michele in forma abbreviata fu inserita insieme alle Preci leonine, da recitare al termine delle messe non cantate:

Sancte Michaël Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium. Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque, Princeps militiae caelestis, Satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute in infernum detrude. Amen.

San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia contro le malvagità e le insidie del diavolo, sii nostro aiuto. Ti preghiamo supplici: che il Signore lo comandi. E Tu, Principe della milizia celeste con la potenza che ti viene da Dio, ricaccia nell’inferno satana e gli altri spiriti maligni, che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime. Amen.

La preghiera continuò ad essere recitata fino al 26 settembre 1964, quando, con la riforma liturgica nata del Concilio Vaticano II, l’istruzione “Inter oecumenici” n.48, § j, decretò: “…le preghiere leoniane sono soppresse”. Fu la prima di cinque documenti di speciale importanza, ciascuno dei quali numerati in un’unica serie come delle “Istruzioni per la retta Applicazione della Costituzione sulla sacra Liturgia del Concilio Vaticano II”, emanate dalla Sacra Congregazione dei Riti e dal “Consilium”. La Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacrosanctum Concilium fu approvata il 4 dicembre 1963 dai Padre del Concilio Vaticano II.

Diversi vescovi nel mondo hanno chiesto la reintroduzione della Preghiera a San Michele alla fine di ogni Santa Messa.

Per quanto riguarda il “Sub tuum praesidium” – da recitare insieme alla Preghiera a San Michele Arcangelo – è il più antico tropàrion (nella musica bizantina e nella liturgia orientale, composizione poetico/musicale per uso liturgico) dedicato alla Madre di Dio, che proviene dalla liturgia copta del tempo di natale, risalente al III secolo. Quindi, viene dall’Egitto, il luogo che – secondo i Vangeli – ospitò la sacra Famiglia. Ancora oggi viene usato in tutte le principali liturgie cristiane. Questo tropàrion lascia intravedere la consuetudine, da parte della comunità cristiana, di rivolgersi direttamente alla Madre di Dio, invocando il suo aiuto nelle ore difficili. Il senso di collettività presente in questa preghiera è espresso nel “libera nos” (liberaci). Visto il difficile periodo che la Chiesa tutta sta vivendo, è importante che questa collettività si pone sotto il “praesidium” di Maria.

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