Da Bari una proposta di pace per il Mediterraneo

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Mentre cresce l’attesa per la visita di papa Francesco a Bari i vescovi hanno chiesto di mettere al bando gli armamenti: “Occorre che la politica combatta le cause delle migrazioni e si impegni per la pace, la dignità umana, la libertà religiosa. Tutti abbiano il diritto di rimanere nel proprio Paese… Se l’Unione europea non fa niente, la Chiesa deve farsi voce profetica e diventare la coscienza dell’Europa”.

Ed hanno chiesto anche un rapporto più ‘intenso’ tra Occidente ed Oriente per una nuova evangelizzazione, come ha sottolineato il vicario di Anatolia mons. Paolo Bizzeti: “Qui la richiesta di avvicinarsi al messaggio di Gesù va al di là di ciò che possiamo immaginare”. Questo può succedere perchè l’evangelizzazione passa anche attraverso la carità: un’esperienza quotidiana che accomuna l’Egitto, la Siria, l’Iraq e molti altri contesti.

E  per realizzare questo la CEI, attraverso Caritas Italiana, ha lanciato una ‘opera segno’: un progetto che si realizzerà con il supporto operativo dell’Associazione Rondine Cittadella della Pace.

Rondine è un’organizzazione che si impegna per la riduzione dei conflitti armati nel mondo e per la trasformazione creativa del conflitto in ogni contesto. L’esperienza nasce, tra la fine degli anni ’80 e la fine degli anni ’90, in un borgo medievale toscano a pochi chilometri da Arezzo, dove si strutturano i principali progetti per l’educazione e la formazione. 

Considerando l’area rivierasca del Mediterraneo Caritas Italiana ha individuato, per il progetto che farà da ‘opera segno’ dell’incontro di Bari, quattro macro regioni su cui concentrare gli interventi: i Balcani; la penisola Turca; il Medio-Oriente; il Nord Africa. In questi contesti sono state individuate come interlocutori le Chiese locali di Bosnia, Turchia, Siria, Libano, Terra Santa (Patriarcato di Gerusalemme) e Nord Africa (Conferenza episcopale CERNA).

L’Associazione Rondine, in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano (Centro di Ateneo per gli studi e le ricerche sulla famiglia) e con la supervisione della CEI, saranno gli attuatori del progetto.

I protagonisti saranno 12 giovani (due per ciascuno dei contesti) e la loro formazione; non una semplice borsa di studio ma un vero percorso, che coinvolgerà coppie di giovani rappresentativi dei gruppi sociali antitetici, e pertanto più bisognosi di riconciliazione.

Il progetto, che durerà due anni e partirà a marzo del 2020, si comporrà di quattro fasi, da realizzarsi nei paesi di origine, in Italia (da settembre 2020 a giugno 2021) presso l’Associazione Rondine e presso l’università di Siena (all’interno della cornice scientifica della ricerca-azione individuata dall’Università Cattolica) e l’ultima fase di nuovo nei paesi di provenienza dei giovani, dove verranno seguiti in un percorso di ricaduta e sostenibilità progettuale a livello locale.

La giornata è stata aperta dalla celebrazione eucaristica, presieduta nella cattedrale della città per la festa della dedicazione della Cattedra di san Pietro dal card. Leonardo Sandri, prefetto della congregazione per le Chiese Orientali, il quale ha ricordato il legame tra Oriente ed Occidente:

“Una festa che lega attraverso la tradizione liturgica due sponde del Mediterraneo: la cattedra di Pietro ad Antiochia, nell’odierna Turchia ma della cui sede sono titolari alcuni dei Patriarchi qui presenti, e la cattedra di Pietro a Roma, entrambe ora ricondotte in unico giorno festivo”.

Il porporato ha ricordato la cura che il ‘pastore’ deve avere nei confronti delle ‘pecore’: “Nel mezzo di questa inclusione sta l’esortazione ai presbiteri e al loro modo di vivere il ministero: la comunità che è affidata alla cura pastorale, non ottenuta con un progetto umano di potere o conquista, in una dimensione che libera il cuore dal rischio di svolgere il servizio controvoglia o per cercare un interesse e tornaconto personale, o ancor peggio trattando gli altri e le cose di Dio da padroni.

Il cuore del pastore che tiene  il riferimento al Signore è invece caratterizzato da una generosità d’animo, da un esercitare il  ministero di guida per piacere a Dio, e ponendosi in questo modo come modelli del gregge, proprio perchè si guarda costantemente al vero modello, Gesù, il Cristo”.

Il sacerdote è colui che si mette al servizio: “L’esercizio del primato del Successore di Pietro sarà sempre indice puntato verso il Volto e la presenza di Gesù, che cammina con noi tutti i giorni sino alla fine del mondo. Se la cattedra di Gesù, il Servo del Signore annunciato dai canti del profeta Isaia, è stata quella di colui che si mette in ginocchio per lavare i piedi e si innalza poi per consegnarsi alla croce, anche la cattedra di Pietro non potrà essere diversa: non essere padrone della vita e della fede degli altri, ma porsi a servizio del loro incontro con l’unico Salvatore della storia”.

Ed ha concluso ribadendo che l’incontro apre una nuova luce sul Mediterraneo: “I pastori che si incontrano, insieme al Successore di Pietro, portano con sè i dolori e le angosce, le gioie e le speranze delle comunità e dei popoli da cui provengono: insieme ai problemi, essi riaccendono la luce della fede, della speranza e della carità. Essa risplende persino nelle notti più oscure, come luce gentile e insieme come colonna di fuoco che guida anche oggi i redenti al porto sicuro che la Parola di Dio ci indica”.

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