Dopo aggressioni mafiose, le sedi Agesci #piubellediprima

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La mafia torna a colpire e lo fa partendo dalle sedi dell’Agesci in Sicilia: nei mesi di dicembre e gennaio si sono contati quattro attacchi vandalici in luoghi simbolo dell’impegno contro il crimine organizzato.

Incendi, danni agli interni, infissi divelti: gli atti di violenza, al vaglio della magistratura, manifestano la totale assenza di senso civico, nonché il livore di alcuni individui che vogliono ristabilire quel sistema di male, messo in crisi dai martiri della giustizia, come don Pino Puglisi, don Giuseppe Diana, i magistrati Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e Rosario Livatino.

Marsala, Ramacca, Mineo, Belpasso sono città nelle quali la presenza degli scout contribuisce a costruire una cittadinanza consapevole, una formazione umana e cristiana ai ragazzi e ai giovani, secondo lo spirito combattivo e tenace di Baden Powell.

È l’identità scout che contraddice apertamente il malaffare, il velo di omertà, la compiacenza o, peggio, la connivenza che stanno alla base di Cosa Nostra.

Non solo, la sede di Ramacca, nel catanese, è uno dei beni confiscati ai clan, messo dallo Stato nella disponibilità dell’Agesci per lo svolgimento delle proprie attività, pertanto, è un segno della cocente sconfitta della mafia davanti allo Stato e alla cittadinanza.

Non si tratta, dunque, di una manifestazione di superiorità, bensì di un sussulto spaventato di un corpo morente: i colpevoli hanno paura di un’associazione che dona ai giovani non potere, non fama, neppure sballo, ma una coscienza e una speranza.

Le storiche parole di Paolo Borsellino il 20 giugno 1992, pronunciate proprio in occasione della fiaccolata dell’Agesci in memoria di Giovanni Falcone, danno il senso dell’impegno degli scout in Sicilia:

“La lotta alla mafia (primo problema morale da risolvere nella nostra terra, bellissima e disgraziata) non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, anche religioso, che coinvolgesse tutti, che tutti abituasse a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e, quindi, della complicità”.

Questo mandato, ricevuto da un testimone che ha pagato con la vita la propria coerenza, forse non potrà cancellare i segni del vandalismo, ma sicuramente sarà il motivo perché tutti cooperino a rendere le sedi #piubellediprima, come suggerisce l’hashtag che dà il nome alla campagna di sensibilizzazione e solidarietà, cui è annesso un fondo per il ripristino degli immobili.

Il primo segnale è stato lanciato, i riflettori sono puntati sulla Sicilia: tocca ora a noi far sì che la luce non si spenga e che le tenebre si diradino.

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