Mons. Nosiglia chiede il bene dei bambini

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“Con la nascita di ciascuno viene al mondo qualcosa di nuovo nella sua unicità, di totalmente nuovo, ed è sempre un nuovo inizio”: partiamo da questa frase di Hannah Arendt per cercare di capire cosa sta succedendo nella regione Piemonte con il disegno di legge regionale, intitolato ‘AllontanamentoZero’, dell’assessore regionale Chiara Caucino, avvocato esperta di minori, che vorrebbe ridurre del 60% gli allontanamenti di minori nella Regione, tramite un sostegno economico alle famiglie, suscitando una forte discussione.

Di questo sistema di affidi si inizia a parlare ad agosto ed a novembre scorso è presentato il disegno di legge regionale, che contiene criteri molto più severi da seguire nella decisione di allontanare un bambino dalla propria famiglia d’origine: si potranno sondare altre strade solo successivamente all’attuazione di un ‘Progetto educativo famigliare’ realizzato per  la crescita armonica del minore nella propria famiglia, come ha spiegato l’assessore: “Nella nostra regione c’è troppa facilità negli allontanamenti dei minori, ne abbiamo in numero superiore rispetto alla media nazionale. Dobbiamo essere più cauti e allontanare i bambini solo se ci sono situazioni di reale pericolo”.

La regione Piemonte aiuterà le famiglie con un sussidio economico per superare i casi difficili riscontrati, destinando circa € 9.000.000 per quest’anno, € 12.000.000 per il 2021 e a regime una quota non inferiore al 40% delle risorse del sistema integrato dei servizi sociali e delle politiche familiari, recuperati grazie ai minori allontanamenti dalle famiglie di origine.

Le cifre dicono che in Piemonte, secondo i dati riferiti al 2017, ci sono circa 60.000 minori seguiti dai servizi, di cui 1.397 sono in affidamento e altri 1.113 sono nelle strutture; di questi ultimi, 343 sono MNSA; infine 2.500 circa sono fuori dalla loro famiglia. Inoltre a fine 2018 i minori allontanati dalla famiglia di origine erano 2597: di questi, 1050 in comunità (800 italiani e 250 stranieri non accompagnati) e gli altri in affido.

A questa proposta, nelle settimane scorse, si è costituito il comitato si è costituito a Torino il comitato ‘Zero allontanamento zero’, a cui ha aderito anche il Cnca con l’obiettivo di chiedere il ritiro della legge e l’apertura di un tavolo di confronto:

“Non è negando che esistono nuclei familiari in difficoltà che si tutelano i minori. Ogni bambino ha diritto a vivere in una famiglia adeguata a uno sviluppo affettivamente sano ma il superamento di difficoltà importanti come problemi psichiatrici, dipendenze e abusi, non si risolvono in tempi brevi… L’affido familiare è concepito per non allontanare: significa dare a chi nasce in una condizione difficile una risorsa umana e sociale aggiuntiva e non certo ‘strappare i bambini’”.

Dentro a questo quadro e con una ‘massima’ latina (‘Maxima debetur puero reverentia’: ai bambini va portato il massimo rispetto) è intervenuto l’arcivescovo di Torino ed amministratore apostolico di Susa, mons. Cesare Nosiglia, ricordando che il mondo cattolico è sempre ‘in prima linea’ nell’accoglienza dei minori, e che si sta studiando con le associazioni cattoliche e l’Ufficio Famiglia il testo della legge:

“Invito pertanto a moderare i toni degli interventi e a perseguire un sereno confronto che ascolti i soggetti in causa che sono appunto sia le famiglie di origine e sia quelle affidatarie, i bambini stessi e quanti si occupano per il loro servizio anche sociale di salvaguardarne la persona e il futuro”.

L’arcivescovo, piuttosto, ha chiesto di occuparsi dei diritti dei bambini: “I bambini sono il più grande tesoro per una società e non possono diventare motivo di scontro per nessuno. Ci si occupi piuttosto dei loro «diritti»: alla vita, a una famiglia accogliente e sicura, a una scuola per l’infanzia gratuita per le famiglie numerose e a un sostegno per quelle povere; a educatori che sappiano esercitare una vera e profonda umanità”.

Però ha specificato che la Chiesa non interviene mai in un dibattito ‘politico’ per semplice schieramento: “Il mio compito è ricordare, a chi sembra averlo volutamente dimenticato, che l’unica priorità intorno a questa legge è il bene dei bambini. Un bene che si tutela e si promuove attraverso percorsi legislativi adeguati e attraverso una complessiva ‘cultura dell’infanzia’ che, appunto, sia capace di astenersi dall’usare i bambini come braccio armato per imporre un’altra puntata del solito show mediatico”.

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