Papa Francesco: il mite è discepolo di Cristo

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Nell’aula ‘Paolo VI’ papa Francesco ha continuato le catechesi sulle beatitudini, affrontando la terza del Vangelo di Matteo, ‘Beati i miti perché avranno in eredità la terra’, attraverso la spiegazione del termine ‘mite’:

 “Il termine ‘mite’, qui utilizzato vuol dire letteralmente dolce, mansueto, gentile, privo di violenza. La mitezza si manifesta nei momenti di conflitto, si vede da come si reagisce ad una situazione ostile. Chiunque potrebbe sembrare mite quando tutto è tranquillo, ma come reagisce ‘sotto pressione’, se viene attaccato, offeso, aggredito?”

A questa domanda il papa ha risposto, spiegando che il termine ‘mite’ nella Bibbia ha il significato di un ‘non’ possesso: “E la mitezza di Gesù si vede fortemente nella sua Passione. Nella Scrittura la parola ‘mite’ indica anche colui che non ha proprietà terriere; e dunque ci colpisce il fatto che la terza beatitudine dica proprio che i miti ‘avranno in eredità la terra’.

In realtà, questa beatitudine cita il Salmo 37, che abbiamo ascoltato all’inizio della catechesi. Anche lì si mettono in relazione la mitezza e il possesso della terra. Queste due cose, a pensarci bene, sembrano incompatibili. Infatti il possesso della terra è l’ambito tipico del conflitto: si combatte spesso per un territorio, per ottenere l’egemonia su una certa zona. Nelle guerre il più forte prevale e conquista altre terre”.

Quindi ha esaminato il verbo ‘ereditare’: “Ma guardiamo bene il verbo usato per indicare il possesso dei miti: essi non conquistano la terra; non dice ‘beati i miti perché conquisteranno la terra’. La ‘ereditano’. Beati i miti perché ‘erediteranno’ la terra. Nelle Scritture il verbo ‘ereditare’ ha un senso ancor più grande.

Il Popolo di Dio chiama ‘eredità’ proprio la terra di Israele che è la Terra della Promessa. Quella terra è una promessa e un dono per il popolo di Dio, e diventa segno di qualcosa di molto più grande di un semplice territorio. C’è una ‘terra’ (permettete il gioco di parole) che è il Cielo, cioè la terra verso cui noi camminiamo: i nuovi cieli e la nuova terra verso cui noi andiamo”.

Però il papa ha messo in guardia a non confondere la mitezza per codardia: “Allora il mite è colui che ‘eredita’ il più sublime dei territori. Non è un codardo, un ‘fiacco’ che si trova una morale di ripiego per restare fuori dai problemi. Tutt’altro! E’ una persona che ha ricevuto un’eredità e non la vuole disperdere”.

Ed elenca alcuni aggettivi, che si adattano al mite: “Il mite non è un accomodante ma è il discepolo di Cristo che ha imparato a difendere ben altra terra. Lui difende la sua pace, difende il suo rapporto con Dio, difende i suoi doni, i doni di Dio, custodendo la misericordia, la fraternità, la fiducia, la speranza. Perché le persone miti sono persone misericordiose, fraterne, fiduciose e persone con speranza”.

Perciò il mite è l’opposto dell’iroso: “Qui dobbiamo accennare al peccato dell’ira, un moto violento di cui tutti conosciamo l’impulso. Chi non si è arrabbiato qualche volta? Tutti. Dobbiamo rovesciare la beatitudine e farci una domanda: quante cose abbiamo distrutto con l’ira? Quante cose abbiamo perso?

Un momento di collera può distruggere tante cose; si perde il controllo e non si valuta ciò che veramente è importante, e si può rovinare il rapporto con un fratello, talvolta senza rimedio. Per l’ira, tanti fratelli non si parlano più, si allontanano l’uno dall’altro. E’ il contrario della mitezza. La mitezza raduna, l’ira separa”.

Infine, ha concluso la catechesi, spiegando il significato di eredità, che è molto diversa da quella mondana: “La mitezza è conquista di tante cose. La mitezza è capace di vincere il cuore, salvare le amicizie e tanto altro, perché le persone si adirano ma poi si calmano, ci ripensano e tornano sui loro passi, e così si può ricostruire con la mitezza.

Non c’è terra più bella del cuore altrui, non c’è territorio più bello da guadagnare della pace ritrovata con un fratello. E quella è la terra da ereditare con la mitezza!”

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