Santa Falsità, Patrona della Giornata mondiale dei sepolcri imbiancati, prega per chi è forte per finta e finto per forza

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Nell’antica Grecia l’ipocrita era un attore. Il problema è nato quando è sceso dal palco, continuando a recitare il suo ruolo. “Nessuno può, per un periodo che non sia brevissimo, indossare una faccia da mostrare a se stesso e un’altra da mostrare a tutti gli altri, senza alla fine trovarsi nella condizione di non capire più quale possa essere la vera” (Nathaniel Hawthorne). “Tutti noi indossiamo una maschera, e arriva il momento in cui non siamo in grado di rimuoverla senza rimuovere alcuni lembi della nostra pelle” (André Berthiaume).

In una società delle apparenze, pur di risultare i migliori, in cui non si rispetta la dignità propria e altrui, si finisce per calpestare chiunque, per impoverire sempre di più le menti, i cuori e le anime, servi utili della tirannide. “Io nacqui a debellar tre mali estremi: tirannide, sofismi, ipocrisia” (Tommaso Campanella).

“La gente falsa non parla, insinua.
La gente falsa non conversa, spettegola.
La gente falsa non elogia, adula.
La gente falsa non desidera, brama.
La agente falsa non chiede, esige.
La gente falsa non sorride, mostra i denti.
La gente falsa è povera di spirito, poiché non cammina, striscia nella vita, sabotando la felicità altrui.
La gente falsa ignora la bellezza e la nobiltà d’animo perché non ama, e così finisce per non vivere, esiste appena
(Anonimo).

“La vita è un vaso invisibile
e tu sei ciò che vi getti dentro.
Getta invidia, insoddisfazione, cattiveria
e traboccherà ansia.
Getta gentilezza, empatia e amore
e traboccherà serenità”
(Fabrizio Caramagna).

“Che strana cosa.
Dopo aver reso le nostre maschere perfette
a furia di finzioni e travestimenti e false identità,
passiamo le nostre vite a cercare
qualcuno che non ci prenda in giro”

(Fabrizio Caramagna).

“Primeggiate
nella vostra vacuità
fantasmi putrescenti
tinteggiati di vernice
che copre il fetore
della vostra ipocrisia.
Meschinità
sono le vostre azioni.
Il tempo distruggerà
la vostra impalcatura
d’ignominia
e anche i topi di fogna
vi sfuggiranno”
(Lorenzo Tosco, “Sepolcri imbiancati”).

”Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti” (Luigi Pirandello).

Una settimana fa ho dedicato la parola del giorno a “bigotto” (Essere bigotto, non volendo pensare. Peggio di così si muore, bigottamente). La parola del giorno per oggi ne è un proseguo, trattandosi di “sepolcri imbiancati”. Si tratta di un’espressione figurata – ripresa da una famosa invettiva di Gesù, rivolta agli scribi e ai farisei – con la quale si fa riferimento a persone false, ipocrite“serpenti, razza di vipere” li chiama Gesù -, gente cattiva e malvagia che nascondono comportamenti disonesti o comunque riprovevoli, con una parvenza di rettitudine irreprensibile. “Abbiamo due tipi di morale fianco a fianco: una che predichiamo, ma non pratichiamo, e un’altra che pratichiamo, ma di rado predichiamo” (Bertrand Russell). Quindi, un “sepolcro imbiancato” è una persona che ostenta una esagerata integrità morale, nascondendo nel contempo comportamenti moralmente inconfessabili perché inaccettabili. “Per me odioso, come le porte dell’Ade, è l’uomo che occulta una cosa nel suo seno e ne dice un’altra” (Omero).

“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. Ebbene, colmate la misura dei vostri padri! Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna?” (Mt 23,15.27-33).

Queste parole di Gesù erano perfettamente comprensibile ai suoi ascoltatori, perché fanno riferimento alle tradizioni religiose di quei tempi, che imponevano, in certe circostanze, di non toccare i sepolcri in quanto considerati impuri. Quindi, allo scopo di renderli più visibili e ridurre il rischio di calpestarli involontariamente, essi venivano imbiancati con la calce.
Il Signore non ne fa un mistero: non sopporto proprio l’ipocrisia, la falsità, la finzione – essere falsi, finti, mascherati – che considera molto peggio del peccato, ben peggio dell’indifferenza. Anche se sono maschere devote, anche se rendono belli davanti agli altri, il Signore non sopporta le persone false.

“L’uomo è un animale che finge, e non è mai tanto se stesso come quando recita” (William Hazlitt). “Gli specchi sono di solito utilizzati per verificare se la maschera è ancora in ordine” (Jacques Wirion). ”Ogni falsità è una maschera, e per quanto la maschera sia ben fatta, si arriva sempre, con un po’ di attenzione, a distinguerla dal volto” (Alexandre Dumas).
L’ipocrita si fa riconoscere facilmente, ha una maschera sull’anima e al mattino non sorride, perché ha ancora troppo sonno per mentire con efficacia. La gente fa scena e così si dimostra scema, rendendo facile il riconoscimento.
Tutti, a nostro modo, siamo stati “non veri” in alcuni momenti della nostra vita: a volte per educazione, a volte per paura e istinto di sopravvivenza, a volte per un sentimento di smarrimento, a volte perché non sappiamo cosa dire. Fingere di essere quello che non si è, è un modo per nascondere se stesso e non sempre consapevolmente. Ma poi ci sono quelli “autenticamente false” – come esiste la “vera verità” esiste anche la “vera falsità” -, quelli che mettono in atto la loro ipocrisia, la loro finzione. “Noi siamo ciò che fingiamo di essere – scrisse Kurt Vonnegut -, quindi dobbiamo essere attenti a ciò che fingiamo di essere”.

“Io scappo dalle canzoni false
e dai giorni grigi,
dai sensi unici e dalle strade trafficate,
dal vuoto delle parole,
dalle emozioni contraffatte.
E tu da che cosa scappi?”

(Fabrizio Caramagna).

Tutta la vita su questa terra è un camminare verso l’autenticità, combattere la falsità e la finzione. Talvolta questo è doloroso, ma è indispensabile scoprire e riconoscere i propri limiti, non limitarsi all’esteriorità, consapevoli di essere peccatori e bisognosi di conversione. Il Signore preferisce un peccatore consapevole ad un sepolcro imbiancato, bello fuori e putrido dentro.

Le parole di Gesù sui sepolcri imbiancati raccontate da Matteo, si comprendono perfettamente, se si prosegue con quanto raccontato da Luca: “Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo” (Lc 11,44). La condizione spirituale di sepolcro imbiancato si aggrava di una seconda – sconcertante – verità. Scribi e farisei, cioè ministri della luce, della verità, della sapienza, della purezza e della santità del Signore, diventano contaminatori del Popolo di Dio. Il contatto con le guide ipocrite non solo non migliora il Popolo di Dio, ma lo contamina. Trasmette la stessa immoralità e putridume che è la loro stessa natura. Da essi si deve stare lontano, come dai sepolcri, per non contaminarsi. Essendo però sepolcri invisibili, il Popolo di Dio diventa immondo e neanche se ne accorge. L’invisibile contaminazione riesce ad allontanare il Popolo lontano dal suo Signore e il Maligno non deve neanche uscire dai suoi gironi infernali. Distrugge le anime più un ministro della luce diventato servo del Maligno dentro la Chiesa, con la Fede in stato comatosa, che non una moltitudine di non credenti che aggrediscono dal di fuori la Fede e la Chiesa del Signore.

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